CRISTIANESIMO E ISLAM NELLA VITA QUOTIDIANA VII Giornata ecumenica del dialogo cristiamo islamico, il 28 ottobre, nello Spirito di Assisi

 
Da quest’anno la Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico si celebra il 27 ottobre, a ricordare quel giorno del 1986 che vide riunirsi ad Assisi molti rappresentanti delle religioni mondiali a pregare per la pace. Fino l’anno scorso si era tenuta nell’ultimo venerdì del mese di Ramadan e questo a partire da quel primo venerdì 14 dicembre Anno Domini 2001 - anno 1422 dall’Egira, in cui Giovanni Paolo II chiese a tutti, donne e uomini di buona volontà (in piena guerra d’Afghanistan!) di condividere il digiuno di Ramadan.

Brunetto Salvarani. Uno degli animatori dell’iniziativa, in una Lettera scritta per la Giornata 2008, ci ricorda che si trattò “di un messaggio altissimo, inviato a soli tre mesi dall’11 settembre dell’attacco alle Twin Towers: cosicché alla strategia della guerra, la strategia pontificia proseguiva quella pedagogia dei gesti con cui Giovanni Paolo II aveva scelto di porsi di fronte alle fedi altre, sin dai primi tempi del papato. Da allora, l’ultimo venerdì di Ramadan è divenuto, per molti cristiani di diverse confessioni e musulmani in Italia, la ricorrenza simbolica in cui ritrovarsi, per rilanciare l’urgenza del dialogo”.

“Da qualche tempo – infatti, poi amaramente rileva come - sono drasticamente diminuite le occasioni d’incontro, alcuni laboratori teologici ben avviati sono stati chiusi e persino la terminologia adottata (termini quali dialogo ed ecumenismo) si è fatta sospetta a diverse orecchie, in quanto percepita come pericolosamente prossima a relativismo e sincretismo. C’è scoramento diffuso, stanchezza, disillusione.

In controtendenza - andrà citato - il processo in atto cominciato un anno fa (13 ottobre 2007) attorno alla Lettera dei 138 saggi musulmani, inviata ai responsabili delle chiese cristiane, che potrebbe costituire un importante fattore di novità. Nel complesso, tuttavia, si può affermare che sta rischiando seriamente di sfilacciarsi la rete di buone pratiche d’incontri fraterni, conoscenze, amicizie tra le due realtà religiose che, paradossalmente soprattutto dopo il dramma delle Twin Towers, avevano trovato impulso un po’ dappertutto nel nostro Paese”.

L’accorato appello di Brunetto Salvarani contiene alcune ricette concrete per ravvivare la situazione, ma in definitiva “il dialogo interreligioso potrà fiorire nell’ambito del riconoscimento che vi sono coinvolti non le religioni (entità astratte) bensì donne e uomini in carne e ossa, con storie, vissuti, sofferenze, peculiari e irripetibili. Non sembri banale, o scontato: quanti errori sono stati compiuti, e continuano a farsi, per una lettura tutta ideologica e metafisica dell’altro! Gli esempi si potrebbero sprecare... andrebbero perciò costruiti momenti di fraternità, in ambienti che favoriscano il contatto effettivo. Operare insieme in qualche settore specifico, affrontando problemi sociali o discriminazioni palesi, aiuterebbe poi a rendere più convincente un rapporto interreligioso. Diffondere esperienze, buone pratiche e testimonianze dirette, agevolerà di certo questo percorso”.

Marco Stocchi, ofs


 
Cristiani e Musulmani
nella Vita Quotidiana

L’apertura della Chiesa Cattolica al dialogo con i credenti di altre religioni fu preparata da Papa Giovanni (Enciclica Pacem in Terris, 1963) e da Paolo VI (Enciclica Ecclesiam Suam 1964). Questa seconda descrive il rapporto tra la Chiesa e gli uomini con l’immagine dei tre cerchi concentrici: all’esterno si trovano tutti gli uomini, atei compresi, nel secondo cerchio le religioni monoteiste e le altre religioni, nel cerchio interno i cristiani non cattolici. La Chiesa non può separarsi dagli uomini, ma deve ricercare il dialogo con tutti.

Il cardinale Martini si è occupato in modo particolare dei rapporti tra cristiani e musulmani, in particolare del dialogo nella vita quotidiana, che vede fianco a fianco gli uni e gli altri: nello stesso edificio, nello stesso quartiere, nella stessa scuola, nello stesso lavoro, nelle strutture socio-assistenziali. È proprio in questi luoghi abituali che si possono tessere rapporti di cordialità e di solidarietà nei problemi della vita, dell’emigrazione, delle culture e delle religioni. Questo dialogo di base è il più importante per favorire la collaborazione. Dalla reciproca conoscenza nascono occasioni per consolidare l’accoglienza e l’amicizia. Ad esempio si possono scambiare gli auguri in occasioni di festività religiose o della famiglia. Occorrerà che i cristiani conoscano le feste dei musulmani e viceversa. Oppure si può partecipare ai momenti di dolore, come la malattia e il lutto, con una parola di conforto, la recita di una preghiera. La scuola può essere un punto importante d’incontro; le riunioni tra genitori devono diventare occasioni per conoscersi, comunicare, aprire le proprie case.

Negli ultimi anni si è notata una presenza di giovani musulmani nelle parrocchie, spesso per chiedere assistenza: vestiti, un aiuto per le pratiche burocratiche, un lavoro. In occasioni delle feste religiose importanti delle due comunità, si possono fare gesti di condivisione, spiegare il senso della festa: ciò può giovare ad entrambe le comunità per conoscersi e stimarsi.

Questo dialogo di base può essere a volte più importante dei tanti trattati di teologia.

Cesare Catarinozzi, ofs 
 
Bibliografia: Augusto Tino Negri “I cristiani e l’islam in Italia”