A. Fasolo - Il Crocefisso di San Damiano

In occasione dell'incontro di venerdì prossimo si ripropone per l'occasione una meditazione di Antonio Fasolo comparsa su Squilla Francescana nel numero di Squilla Francescana di un anno fa.



GUARDALO, MEDITA E CONTEMPLA

Camminavo una mattina di tanti anni fa, mano nella mano, io e mia madre, lungo una strada di campagna, il sole già forte e gagliardo, all’inizio dell’estate. Davanti ad una casa un gruppo di giovanotti allora più grandi di me , urlavano sprezzanti e inveivano e maledicevano altri coetanei rivali. “ Vedi quelli ? “, mi disse lei stringendomi più forte la mano, “ non sanno neppure farsi il segno della Croce “.
Oh io no, pensai, io lo conosco bene quel gesto. Ed ora pure, dopo molto tempo, come il fariseo presuntuoso, ringrazio Dio d’avermi fatto cristiano, non come quelli che non conoscono...che non sanno... Nel corso degli anni sono pure migliorato. Ora il segno della croce lo traccio con mano sicura, con gesto collaudato e preciso, spesse volte accompagnato da un inchino. La croce la bacio pure, è appesa sulle mura della mia casa , sul rosario che porto
in tasca, al collo, in auto, in ufficio. Va tutto bene... solo una cosa mi manca. Quella croce dovrei forse amarla.
Non è forse vero che quando la sofferenza ci colpisce ci affrettiamo ad iniziare preghiere, novene, sacrifici, pellegrinaggi, chiamiamo a raccolta tutti i santi del paradiso, invochiamo pietà, intercessione, misericordia e salvezza. Non ci sfiora neppure per un attimo il pensiero che quella croce che sembra schiacciarci, forse ci sorregge, che sarebbe meglio abbracciarla per amore, perché è l’unica via che ci salva? Parole dure, folli, scandalose. Provate a dirle, a gridarle al mondo, all’amico, al collega che non crede, vi riderà in faccia e sarete considerati illusi, idioti o peggio ancora un pericolo per il genere umano.
San Francesco di cui da poco abbiamo celebrato e ricordato l’impressione delle stimmate, fu un santo singolarmente e profondamente segnato dal segno della croce, sia spiritualmente che fisicamente nella sua carne.
Le armi che aveva sognato da giovane erano contrassegnate con la croce di Cristo. Davanti all’immagine del crocifisso a S. Damiano percepì i primi segni della sua vocazione e poi alla terza apertura del libro dei Vangeli davanti al suo primo compagno Bernardo, lesse “Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” ( Mt. 16,24 )
Poi due anni prima di morire, sulla Verna, l’incontro decisivo con la passione di Cristo: Chiara non fu da meno: “Mira, o nobilissima regina, il tuo sposo, il più bello tra i figli degli uomini, divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso, e in tutto il corpo ripetutamente flagellato e morente tra i più struggenti dolori sulla croce. Guardalo medita e contempla e brama di imitarlo” ( FF.2879 ).
Dice pure S. Bonaventura e qui siamo chiamati in causa pure noi che di S. Francesco ci diciamo seguaci: “Egli infatti ricevette dal cielo la missione di chiamare gli uomini a conversione e penitenza e di imprimere con il segno della croce, e con un abito penitenziale fatto in forma di croce, il segno Tau sulla fronte di coloro che gemono e piangono e ritornano al Dio vivente”.
Che S. Francesco e la Santa Vergine ci aiutino ad amare la croce di Cristo ed anche la nostra croce personale, consapevoli che questa non è strumento di tortura ma di salvezza. Il maestro divino c’insegni a tenere alto il vessillo della croce, lui che risana i cuori affranti e fascia le nostre ferite.
“ Noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio”. ( 1 Cor. 1,23-24 ). 
* Antonio Fasolo, ofs