La parrocchia di S. Lorenzo f.m. - intervista a P. Frumenzio


Lo scorso 30 novembre in chiusura dell’anno giubilare laurenziano Papa Benedetto XVI visitò la Basilica di San Lorenzo fuori le mura in occasione della chiusura dell’anno Lauretiano. Fu l’occasione per Squilla di pubblicare un intervista all’Assitente regionale cappuccini Padre Frumenzio rilasciata a Romasette, settimanale della Diocesi di Roma.




Papa  benedicente;
alle sue spalle,
il parrocco di San Lorenzo Fra Bruno.

L'ATTENZIONE PER I POVERI E GLI EMARGINATI 
E LA PASTORALE DEI DEFUNTI,
AL CENTRO DELLE ATTIVITÀ DELLA BASILICA: RITRATTO DI UNA PARROCCHIA “A SERVIZIO” DELLA CITTÀ

È una dimensione quasi irreale quella che si respira entrando nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
La città immediatamente si allontana: i marmi e i mosaici parlano di un tempo lontano, il ritmo lento dei frati, che da oltre 150 anni sono in questa chiesa, rimanda a una vita libera da affanni materiali, mentre la vicinanza del cimitero costringe a fare i conti con la fragilità della vita.
«È stato Pio IX, nel 1855, ad affidarci questo convento, con il compito specifico di servire il camposanto – spiega padre Frumenzio De Donato, viceparroco della chiesa e assistente regionale dell’Ordine Francescano Secolare –. Un compito delicato e una responsabilità nei confronti di Gesù Cristo e di tutto il popolo di Dio, che, specie nel momento del commiato, attende una parola di fede e di speranza».
La storia della basilica, parrocchia dal 1709, affonda le radici nei primordi della storia cristiana. È il 258 dopo Cristo – giusto 1750 anni or sono – quando Lorenzo, diacono e amministratore dei beni della Chiesa, rifiuta di consegnare alle autorità le ricchezze destinate ai poveri, e per questo viene messo a morte su una graticola per ordine dell’imperatore Valeriano. Sepolto nell’Agro Verano, dove era un cimitero cristiano risalente alla prima metà del II secolo, sulla sua tomba Costantino fece costruire, nel 330, una chiesa che lungo i secoli è stata ampliata e resa sempre più solenne.
L’insegnamento di Lorenzo, però, non è mai venuto meno, e sempre i poveri hanno trovato le porte di quella basilica aperte. «Nel ricordo di molti parrocchiani sono rimasti i giorni seguenti al bombardamento del 19 luglio 1943 – ricorda padre Frumenzio –, quando i frati, guidati dal parroco di allora, fra Nicola, cucinavano ogni giorno migliaia di pasti per gli sfollati del quartiere». Oggi il territorio della parrocchia è praticamente ridotto al piazzale antistante la basilica, e le famiglie non sono più di una quarantina. Molti collaboratori arrivano da fuori quartiere, come Massimiliano Camparelli, il direttore della Cappella Musicale Laurenziana. «Ho conosciuto la basilica frequentando il liceo del quartiere – racconta –. Subito mi ha colpito l’ospitalità di questi frati, che riescono a far sentire ogni persona a casa propria. È quella fiducia e quella disponibilità che mi fanno tornare qui, quasi ogni giorno, da più di 25 anni».
Disponibilità propria anche di padre Frumenzio, che dai tempi del suo ministero a San Felice da Cantalice, anima un Centro di ascolto per persone in difficoltà. Il suo telefono non è mai staccato. A ogni ora del giorno e della notte risponde per venire in aiuto di anziani soli, uomini e donne in preda alla depressione, famiglie in difficoltà, stranieri in cerca di lavoro. «Col III Municipio – spiega – vorremmo mettere in piedi un centro sociale dove accogliere degnamente quanti hanno bisogno di aiuto, fosse solo per una doccia o un pasto caldo. Ogni giorno viene gente a domandare qualcosa, e da soli non ce la facciamo a rispondere ai bisogni di tutti».
L’attività principale della basilica rimane, comunque, la pastorale dei defunti. «Ogni mese celebriamo, almeno, 30 funerali. Si tratta di una pastorale molto delicata e importante. Facilmente entriamo in contatto con persone che frequentano la chiesa di rado, per questo la nostra parola non deve mai essere banale, ma dobbiamo sforzarci, ogni volta, di toccare il cuore degli uomini».
Papa Benedetto XVI chiuderà con una solenne cerimonia, le celebrazioni per i 1750 anni dal martirio di San Lorenzo. «Per chiudere in bellezza attendiamo la parola del Santo Padre – termina il religioso –. Con ansia aspettiamo quello che vorrà dirci il Papa per riprendere con rinnovata fiducia il nostro cammino, che ci auguriamo sia sempre sulla scia di quel Santo, diacono e martire».

di Massimo Angeli
Romasette - 16 settembre 2008