HO VOGLIA DI TE … Piccolo vademecum per accostarsi alla Santa Comunione e al Natale, meno indegnamente possibile.

HO VOGLIA DI TE …

Piccolo vademecum per accostarsi alla Santa Comunione e al Natale, 
meno indegnamente possibile.

Si dice che i bambini, nella loro innocenza, siano i soggetti più ricettivi alla grazia di Dio. Per questo, nel Santo Vangelo Gesù afferma: ”Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”.
Non ci si stupisce, quindi, che la Madonna stessa, per diffondere molte grazie sulla terra, o affidare particolari rivelazioni, si sia quasi sempre servita di loro, e che taluni bambini abbiano persino raggiunto la perfezione della Carità (ratificata dal giudizio della Chiesa) senza aver necessariamente raggiunto l’età adulta,la cosiddetta età della ragione!.
Questo è pure il motivo per cui la Chiesa Cattolica si rivolge con affetto e carità particolari nei loro confronti ( per il tramite dei genitori che li hanno battezzati ) perché essi siano adeguatamente e sapientemente iniziati ai sacri misteri della fede.
Antonio Fasolo, ofs


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La preparazione a ricevere per la prima volta il sacramento dell’Eucarestia è infatti e giustamente considerata questione della massima importanza. Ahimè, fu forse grazie alla particolare cura con cui io mi preparai alla prima comunione che quel giorno fatale non lasciò in me alcuna memorabile sensazione?
Non saprei dirlo. Ricordo solo di alcuni infantili e sconsiderati timori che mi afflissero per un certo periodo di tempo e che riguardavano solo l’aspetto formale del sacramento. Lo stesso, per quel che ne so, accadde pure ai miei coetanei.
Oggi spero che a mia figlia vada meglio, considerando i metodi catechetici più sensibili e moderni che pare si usino. Da parte mia ci lavoro sopra e spero che gli educatori facciano pure del loro meglio.

E’ forse per questo che ho sempre invidiato le esperienze dei Santi a cominciare da quelle impressionanti parole di S. Teresina che certamente ricorderete : “Ah, come fu dolce il primo bacio di Gesù all'anima mia! Fu un bacio d'amore, mi sentivo amata, e dicevo anche: «Vi amo, mi dò a Voi per sempre ». Non ci furono domande, non lotte, non sacrifici; da lungo tempo Gesù e la povera piccola Teresa si erano guardati e si erano capiti!
E che dire di San Francesco? :”Niente infatti abbiamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali fummo creati e redenti da morte a vita” (FF.207). E, ancora: “Perciò vi scongiuro tutti, o fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l'amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potrete, tutto il rispetto e tutta l'adorazione al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo ...” (FF.217).
Di S. Chiara, e sue figlie nel processo di canonizzazione fanno a gara nel ricordare la sua grande fede e la commozione mista a timore nell'accostarsi alla mensa eucaristica. «E disse che essa madonna Chiara spesse volte se confessava, e con grande devozione e tremore pigliava spesso lo santo sacramento del corpo del nostro Signore Jesu Cristo, in tanto che, quando essa lo pigliava tutta tremava» (Proc 2, Il : 2954); «specialmente effundeva molte lacrime quando receveva il corpo del nostro Signore Jesu Cristo» (Pro c 3,7:2973). Non dimentichiamo poi il nostro S. Antonio che fece inginocchiare una mula davanti all’ostia consacrata!

E poi una schiera innumerevole di altri santi e mistici, così tanti che sarebbe impossibile ricordarli tutti in così poco spazio ma permettetemi di citare Angela da Foligno, terziaria francescana la cui spiritualità è tanto ricca quanto poco conosciuta nelle nostre fraternità alle quali dovrebbe essere invece tanto familiare: l'incontro di Angela con Gesù eucaristia era cominciato male. Senza essersi confessata bene, aveva preteso di accostarsi alla mensa eucaristica: «Si era accostata - così riferisce Arnaldo, suo confessore - molte volte alla comunione avendo dei peccati nell'anima, poiché la vergogna le impediva di fare una completa confessione».

Soltanto con l'intervento di San Francesco, da lei pregato, riesce a fare una vera confessione e ad accostarsi degnamente al banchetto eucaristico, dopo trentasette anni di lontananza da Dio e dalla comunione. Questo dramma iniziale resterà nella coscienza di Angela come un monito per la sua vita e come insegnamento ai suoi discepoli: «Ogni uomo deve avvicinarsi a un tale e così grande bene, a una simile mensa con grande rispetto, con ogni purezza e con grande timore e con grande amore» (Istr. XXXII, 171-173)....”.

Durante l'elevazione, ascolta la voce della Vergine Madre che le dice: «Figlia mia dolce, cara al mio figlio e a me; il figlio mio è venuto in te. Ora che hai ricevuto la sua benedizione... è giusto che anch'io ti dia la mia benedizione. Metti il tuo impegno ad amarmi, poiché sei molto amata» (IV, 301-312). E una gioia senza fine invade l'anima di Angela non appena il sacerdote eleva il corpo di Cristo. “«L'ostia mi si dilata in bocca e non ha sapore di carne né di pane come noi li conosciamo ; ha sì sapore di carne, ma un sapore speciale, dolcissimo che non saprei paragonare a nessuna cosa di questo mondo... E quando discende nel mio corpo mi provoca un senso di altissimo piacere, che si riesce a notare anche dall'esterno, perché mi metto a tremare con forti brividi...» (VII, 242-256).

 Quattro cose occorre sempre tenere a mente ogniqualvolta ci si accosta all’Eucaristia dice Angela: "ricordarsi da chi si va, chi va, come si va e perché si va" (!!!).

Della Beata Angela da Foligno
quest'anno abbiamo celebrato il Centenario

Torniamo adesso ai giorni nostri tempi. Tra poco celebreremo nella liturgia della Chiesa il S. Natale di Gesù Cristo. Che c’entra direte voi? Il fatto è che tra Natale ed Eucaristia c’è invece un’attinenza stupefacente. Perché il bambino adagiato nella mangiatoia è senza alcun dubbio figura di quel Gesù Crocifisso che si consegna nelle mani degli uomini per essere da loro spezzato, frantumato, ingoiato come cibo per la vita eterna! Non è forse questo che succede nella mirabile visione della Betlemme francescana di Greccio al momento della consacrazione dell’Ostia? “Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno...” (FF. 470).

Precisamente ciò che Francesco voleva “vedere“ era la massima povertà e l’estrema umiliazione del Figlio di Dio nato a Betlemme e, insieme , il legame tra la venuta di Gesù nel presepe betlemitico e quella sacramentale sull’altare eucaristico. E’ questa sicuramente l’interpretazione più appropriata del Natale di Greccio, con il suo duplice aspetto scenico-pedagogico, spontaneo e tradizionale, fresco e sorprendente, simboleggiato nel suo valore storico (nascita) e sacramentale (eucaristia) con la mangiatoia-altare.

La visione di Giovanni Velita, al quale apparve il Bambino Gesù quasi svegliato dal sonno e come risuscitato da Francesco, acquista così il suo senso più vero, quello indicato da Francesco stesso nella 1 Am (16-21:144): «Vedete, ogni giorno il Figlio di Dio si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sopra l'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi Apostoli apparve in vera carne, così ora si mostra a noi nel pane consacrato; e come essi con lo sguardo fisico vedevano solo la sua carne, ma, contemplandolo con gli occhi della fede, credevano che egli era Dio, così anche noi con gli occhi del corpo, vediamo e fermamente crediamo che il suo santissimo corpo e sangue sono vivi e veri». (Dizionario Francescano, p. 1215).

L'abbinamento Betlemme-Greccio, mangiatoia-altare, esisteva già nella liturgia natalizia e anche nella tradizione letteraria ecclesiastica. Percorrendo infatti il tesoro degli scritti ecclesiastici, che ci rimangono dai secoli passati, si resta meravigliati nel riscontrare ripetutamente l'accenno al legame tra Betlemme e l'altare eucaristico. Come a Betlemme, così sull'altare, Gesù scende tra gli uomini. A Betlemme i pastori portavano i doni, all'altare i fedeli portano le offerte.. . Aelredo di Rielvaux (abate cistercense del secolo XII) scrive: «Il presepio in Betlemme, l'altare in chiesa, Non abbiamo nessun segno grande ed evidente della natività di Cristo, quanto il corpo e il sangue di lui, che consumiamo quotidianamente al santo altare. E quello che una volta nacque dalla Vergine, lo vediamo quo¬tidianamente immolato per noi. Perciò fratelli, accorriamo presto al presepio del Signore.. ».

Seguendo lo stesso invito, fratelli, anche noi andiamo con gioia incontro al Signore che viene ogni giorno sull’Altare e che ancora una volta la liturgia ci presenta quest’anno in occasione del Santo Natale, e facciamolo dopo esserci devotamente purificati nella confessione. Se non abbiamo questo desiderio, come possiamo pensare di amare veramente Gesù? Esclama giustamente Sant’Agostino: ”Ma che, razza d’ amore è il nostro per Cristo , se temiamo che egli venga? E non ce ne vergogniamo, fratelli? Noi l'amiamo ed abbiamo paura che venga? Ma l'amiamo davvero? O non amiamo, per caso, i nostri peccati, più di Cristo? “.

Antonio Fasolo, ofs