Encarnación del Pozo Ministra Generale OFS: LETTERA PER IL VII CENTENARIO DELLA MORTE DELLA BEATA ANGELA DA FOLIGNO, TERZIARIA FRANCESCANA

CIOFS 
LETTERA PER IL VII CENTENARIO
DELLA MORTE DELLA BEATA ANGELA DA FOLIGNO, 
TERZIARIA FRANCESCANA

A tutte le sorelle e i fratelli della Famiglia francescana,
e specialmente alle sorelle e ai fratelli del Terzo Ordine Francescano,Secolare e Regolare

"CHE NESSUNO PORTI LA SCUSA 
DI NON AVERE E NON POTER TROVARE 
LA DIVINA GRAZIA, 
POICHÉ DIO LA DÀ A TUTTI QUELLI 
CHE LA CERCANO E LA DESIDERANO”

Il 4 gennaio 2009 si apre il settimo Centenario della morte della Beata Angela da Foligno , terziaria francescana, definita da Pio XII «la più grande mistica francescana». Per vivere questa ricorrenza con maggiore partecipazione ci faremo guidare dalla preghiera composta per lei dal Papa Giovanni Paolo II, che le si rivolse con queste parole: “Illuminata dalla predicazione della Parola, purificata dal Sacramento della Penitenza, tu sei diventata fulgido esempio di virtù evangeliche, maestra sapiente di discernimento cristiano, guida sicura nel cammino della perfezione”.

ANGELA DA FOLIGNO
ESEMPIO DI VIRTÙ EVANGELICHE.
di Encarnación del Pozo
Ministra Generale OFS

La nostra Angela non appartiene alla schiera privilegiata di quelle anime che, fin dall’infanzia o dalla prima giovinezza, hanno sentito con forza la vocazione alla santità, impegnan-dosi subito in una vita sintonizzata sul Vangelo e sostenuta da un profondo spirito di preghiera. Angela è una con-vertita, una penitente nel senso letterale della parola. Lei stessa ne parla diffusamente nei suoi scritti, dai quali emerge il ritratto di una donna la cui vita giovanile è stata profondamente segnata dall’esperienza del peccato e da un’alienante lontananza da Dio. Anche la sua conversione non fu dovuta a un evento fulminante, ma si sviluppò lungo un cammino travagliato e doloroso, durato ben sette anni e descritto nei “trenta passi” del Memoriale dettato da Angela stessa a frate Arnaldo, suo confessore e direttore spirituale.

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Sotto l’influsso di alcuni eventi drammatici verificatisi nella sua città, della efficace predicazione dei frati minori e di altri religiosi, dell’esempio trainante dei primi “fratelli e sorelle della penitenza”, ella comincia ad avvertire una sorta di insofferenza e di disgusto per la sua vita vuota e dissi-pata. Intraprende un cammino tutto in salita, perché quanto è viva la consapevolezza del suo stato di peccato tanto è grande la vergogna nel confessarlo. Angela riesce a supe-rarla solo dopo aver invocato l’aiuto di S. Francesco. Viene esaudita e da quella confessione piena e liberatrice prende inizio il rinnovamento interiore e il capovolgimento radicale della sua vita. E’ il 1285 e Angela aveva già 37 anni.
Era ricca. Aveva un marito, dei figli, e una madre che l’aveva sempre assecondata (o forse spinta) nella sua vita frivola e dispersiva. Tutto questo rappresenta un ostacolo non facile da superare per adottare un nuovo stile di vita. Ma nel Vangelo Gesù ha affermato che, dinanzi alla chia-mata di Dio, gli altri doveri ed affetti debbono cedere: soltanto Dio può chiedere all’uomo un affetto esclusivo. Perciò gli ostacoli, che in famiglia si fanno sempre più aspri, non valgono a distogliere dai suoi propositi Angela, che invoca da Dio l’aiuto per poter vivere solo per Lui e osservare la perpetua castità. Il Signore le risponde in modo misterioso e sorprendente: “In quel periodo, morì mia madre, che era per me un grande impedimento, e dopo, in brevissimo tempo, morirono mio marito e tutti i miei figli”. Angela intese queste separazioni come la realizzazione di un preciso disegno di Dio nei suoi riguardi. Ma non per questo è stato minore lo strazio. Lei stessa ha detto che la morte dei figli la ha fatta soffrire come se le avessero strappato le viscere e questa espressione fa giustizia di strambe interpretazioni di certa agiografia, che presentava Angela come la donna che aveva pregato la morte dei propri figli per essere libera di realizzare la propria vocazione alla sequela di Cristo.
Rimasta sola, le è possibile distaccarsi anche dai beni materiali, ricordando il consiglio evangelico: “Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt. 19,21). Il Signore l’aiuta a superare le ultime esitazioni e resistenze e le dona la fermezza indispensabile per rinunciare a tutte le sue proprietà, finanche un podere e una villa che le erano particolarmente cari e che aveva tenuti per ultimi. Come Francesco e i suoi primi compagni, distribuisce ai poveri della città l’intero ricavato della vendita dei suoi beni.
Libera dai legami familiari e dai beni terreni, Angela può spiccare il volo verso mete più alte, come figlia legittima del Padre celeste: “Sono figli legittimi quelli che si studiano di conformarsi in tutte le cose al loro Maestro, sottoposto per loro alla Passione, cioè nella povertà, nel dolore e nel disprezzo, le quali tre cose sii certo che sono il fondamento e il compimento di ogni perfezione”(Quarta lettera).
Accanto allo sforzo di affinamento spirituale Angela si esercita in quello che, con un linguaggio attuale, chiameremmo il “servizio agli ultimi”. Lo testimoniano gli episodi collegati al servizio che Angela e la sua fedele compagna prestavano nell’ospedale dei lebbrosi: quando Angela vendette anche il velo che portava in testa per acquistare dei pesci da offrire come pasto agli infermi, e l’altro episodio, ancora più famoso, del lavacro di quei malati nell’acqua che poi Angela e la compagna hanno bevuto provandone “tanta soave tranquillità come se si fossero da poco comunicate”. E’ un gesto che alla nostra sensibilità moderna appare a dir poco ripugnante e assurdo, ma che si affianca a quello di Francesco che mangia nella stessa ciotola nella quale un lebbroso aveva intinto il moncherino purulento.

Maestra di discernimento cristiano.

Rimasta sola, e finalmente a suo agio nel crescente anelito e amore alla povertà e alla perfezione evangelica, si potrebbe pensare che Angela viva serenamente la sua nuova vita. Ma non è stato così. L’impatto con i passi del penitenza le fu estremamente arduo e doloroso. Nella luce nuova, si scopre sempre più responsabile del male com-messo. Il ricordo delle sue manchevolezze torna ad afflig-gerla con martellante insistenza, soprattutto contemplando la Croce; sente di essere rea della morte di Cristo e degna dell’inferno. Ma ogni volta chiede al cielo chiarezza e soluzione dei suoi dubbi e Dio stesso la rianima e la illumina. Finalmente, sei anni dopo la sua conversione, Angela si sente pronta a vivere pienamente l’ideale di S. Francesco e, compiuto l’anno di prova, nell’estate del 1291 viene ammessa alla Professione nel Terz’Ordine Francescano.
Nello stesso anno, approssimandosi la festa del Serafico Padre si recò ad Assisi per quel pellegrinaggio che resterà celebre nella storia della Beata. Strada facendo, e durante tutto il soggiorno assisano, ricevette il dono altissimo di sperimentare in sé la presenza della SS. Trinità. Questo singolare fenomeno di grazia si verificò mentre meditava, tutta assorta, la preghiera che aveva rivolto a Dio tramite S. Francesco: poter sentire vivamente Cristo, poter osservare perfettamente la Regola professata, poter morire da vera povera. Quando lo straordinario evento mistico cessò, ella si abbandonò a una scena di autentica disperazione, con grida e parole incomprensibili, che turbarono e quasi scandalizzarono i presenti. C’era fra questi anche fr. Arnaldo, che in un primo momento vietò ad Angela di farsi mai più vedere in Assisi, ma poi cercò di capire meglio cosa fosse accaduto e, convintosi che si trattava di grandiose esperienze mistiche, cominciò a mettere per iscritto quanto Angela gli riferiva. Nacque così l’Autobiografia spirituale della Beata Angela, o Memoriale di fr. Arnaldo.
L’ascesa di Angela proseguì fra un alternarsi ininterrotto di sofferenze, visioni e preghiere estatiche, dubbi atroci e sospetti di tranelli del demonio, penitenze, digiuni, prove fisiche e morali a non finire. In tutto questo travaglio, Angela non si ferma nella sua ricerca e, in una Lettera ai discepoli, dichiara: “Cosa conta ogni rivelazione, ogni visione, ogni sentimento, ogni dolcezza? Cosa conta ogni sapienza, ogni elevazione, ogni contemplazione, se l’uomo non ha la vera conoscenza di Dio e di sé?” (Seconda Lettera).

Guida nel cammino della perfezione.

In un secolo di grandi conflitti civili, politici e religiosi, Angela esercita sul suo ambiente un’influenza vasta e profonda, e intorno a lei si forma una numerosa schiera di anime, fra le quali troviamo anche un personaggio di spicco quale fr. Ubertino da Casale. A tutti, come guida esperta di perfezione, impartisce i suoi ispirati consigli. La sua opera moderatrice e saggia si rivela anche nel dibattito arroventato sull’osservanza della povertà tra i francescani. La “Poverella di Foligno” sapeva far opera di conciliazione e persuasione, dominando da maestra le tendenze svianti: severa con i falsi “religiosi” non meno che con i “lassisti”, richiamava tutti all’autentica spiritualità del Vangelo, per la quale non si è veramente poveri se non si è umili.
Si attribuisce ad Angela la fondazione e la direzione di un vero “cenacolo” religioso, ma non meno notevoli sono le istruzioni che Angela dava per corrispondenza a tanti che le inviavano domande e suppliche per avere un aiuto, una parola di chiarimento, di sprone, di conforto nei loro problemi, difficoltà, dubbi, incertezze. Nei loro confronti, Angela ha vissuto pienamente la maternità spirituale. Lei stessa dichiara: ”Dio mi ha dato altri figli al posto di quelli che ho perduto”. Francesco, suo maestro e modello, nel Testamento parla dei “fratelli” che Dio gli ha donato. Per Angela, come espressione della sua femminilità, il dono di Dio sono i “figli” spirituali. E le espressioni con cui si rivolge loro nelle sue lettere sono di toccante tenerezza: “O carissimi dell’anima mia – miei intimi – miei carissimi…”. E sempre: “figlio carissimo”, “figliolini miei”… A questi figli dell’anima sua Angela fa parte della sua esperienza spirituale esortandoli, ammonendoli, sostenendoli, incoraggiandoli in un cammino di perfezione spirituale che lei stessa stava percorrendo per giungere alla “pienezza del Dio increato”.
Vivendo ogni giorno di preghiera, la Beata Angela ne è sicura maestra. L’addita come mezzo imprescindibile per l’acquisto del “divin lume” e della salvezza: “Senza luce divina nessun uomo si salva…Se tu vuoi incominciare ad aver quel lume, prega…; se vuoi aumentare in te tal lume, prega; se vuoi la fede, prega; se vuoi la speranza, prega; se vuoi la carità, prega; se vuoi la povertà, prega; se vuoi l’obbedienza vera, prega; se vuoi la castità, prega…; se vuoi una qualunque virtù, prega. E prega in questo modo: leggendo nel libro della Vita, cioè nella vita del Dio e uomo, Gesù Cristo” (Instructio II, righe 229 ss.).
Angela è, dunque, pienamente madre: madre dei figli nati dal suo grembo e precocemente perduti; madre dei diseredati, per i quali ha venduto ogni suo bene terreno; madre dei figli spirituali, che le rimangono accanto fino all’ultimo.

La morte di Angela

E’ toccante la lettera-testamento, densa di pensieri e di valore intramontabile! Conosciuta, per divina rivelazione, la sua prossima fine, si apre ai discepoli che lascerà orfani, lasciando loro, con materno affetto, un’ ultima raccomandazione: “Figli miei, fate ogni sforzo per avere amore nei riguardi di ogni uomo…Fate di tutto per avere un tale amore che non è più della terra, ma del cielo”.
Altrettanto commovente e altamente edificante il suo “transito” al cielo. I discepoli accorrono riverenti al capezzale della Beata agonizzante a Foligno, per ascoltarne gli estremi moniti e riceverne la benedizione. Benedice “di tutto cuore…presenti e assenti” e prega con le parole di Cristo in croce. Era il 4 gennaio 1309. Con questa lettera, indirizzata a tutti i francescani e in particolare agli appartenenti al Terzo Ordine Francescano, secolare e regolare, abbiamo inteso rievocare brevemente la figura della Beata, per approfondire la conoscenza della sua vicenda umana e spirituale, nell’auspicio che i membri della Famiglia Francescana accolgano il suo invito a vivere la dimensione mistico-spirituale di unione ineffabile dell’anima con Dio per mezzo dell’amore.

Roma, 1 novembre 2008
Festivita di tutti i Santi
Encarnación del Pozo
Ministra Generale OFS

Tu, l'Incomprensibile, che ti fai capire da tutti; Tu, l'Increato, che ti sei fatto creatura; Tu, l'Inconcepibile, che entri nella mente di tutti; Tu, l'eterno Spirito, che ti fai toccare dalle mani degli uomini!
Dio, fammi degna di gettare uno sguardo nella profondità di questo profondissimo amore che hai voluto mettere in comune con noi nella tua Incarnazione.