Buona Pasqua !

Neve a Roma



Oh margherite che imbiancate
ogni prato della città.
Oh mandorli in fiore
che imbiancate strade e campi
dell’Italia, nostra terra.
Doni del cuore voi teorizzate
si che il cuore gioia serra
per questa neve di primavera
e ogni senso dell’uomo infiammate
perché siete nuova vita,
non ingannevole chimera.
Al cuore in tumulto donate attesa
per la nuova felicità che la Pasqua arreca
per l’esaltazione e il trionfo della Verità.

Rosita Taddeini

Gioca in casa: destina il tuo 5X1000 alle OPERE ANTONIANE!

Colori dall'Eritrea

Rosa Antonucci è tornata in Eritrea e della sua esperienza riproponiamo una testimonianza. Vi è tornata chiamata a svolgere nuovamente il suo servizio di medico a Digsa, dove già era stata. A lei sono state dedicate due pagine che hanno roproposto un articolo sull' AMI, l’associazione missionaria internazionale di cui fa parte e un reportage sulla sua esperienza.   
Rosa ci ha lasciato un calendario dell’AMI,che mese per mese ci porta in fraternità i caldi colori di genti e paesi dell’altipiano tigrino. E il ricordo di questa sorella e amica.


Ecco una  foto che ci ha voluto lasciare per questo Blog. 


21 marzo 2010 - Giornata Missionaria Francescana


Il 21 marzo è tornato P. Giovanni Pucci dei Frati Minori del Lazio per la Giornata delle Missioni Francescane. Ha ricevuto l’aiuto dei terziari presenti in basilica, ma è auspicabile trovare ancora momenti di più stretta collaborazione tra la Fraternità e le missioni francescane del Primo Ordine.

In fase d'avvio la nuova Mensa di S. Antonio!

Finalmente! Riparte la Mensa di S. Antonio dopo un lungo periodo di lavori di ristrutturazione dei locali. Cucina rimessa a nuovo, sala ampliata e con una nuova strigliatura e bagni raddoppiati, questo è il primo consuntivo delle novità. Ma, l'intervento è stato anche di carattere strutturale, ovvero, inerente la statica dell'edificio.
Le novità non sono finite, perché le Opere Antoniane, che hanno lasciato i vecchi locali - ora occupate dalla Pontificia Accademia Mariana Internationalis - si sono allargate e rinnovate negli uffici, con le docce e
locali per l'immagazzinamento viveri e vestiario. Questi si trovano proprio nella parte opposta del chiostro in corrispondenza della Fraternità.
Fr Antonino Clemenza, responsabile delle Opere Antoniane, ha richiamato tutti noi vecchi volontari della Mensa per un momento di confronto, terminato - occorre dirlo - con la degustazione di dolci della più raffinata pasticceria siciliana. E' stato davvero l'incontro di un gruppo di persone che nonostrante gli anni - ebbene si! - di chiusura si sono ritrovate tra loro come si fossero viste "ieri". Un legame che va oltre la contingenza del tempo.
Alcuni per motivi di età, malattia, trasferimento e nuovi impegni non presteranno più servizio e per questo è necessario trovare nuovi volontari.
La Mensa ripartirà, intanto, "a scartamento ridotto" nei giorni di lunedì e martedì - venerdì e sabato. In seguito, pian piano, verrà a coprire l'intera settimana. 

Nuovi servizi - e modalità di volontariato - si andranno aggiungendo alla tradizionale disponibilità per la Mensa:
- per l'assistenza alle docce, cui i bisognosi potranno accedere in giorni diversi tra uomini e donne;
- per i magazzini e il funzionamento del Centro;
- per l'affiancamento ai medici che si metteranno a disposizione per il funzionamento dell'ambulatorio.

L'assistenza medica è tra le novità più di rilevo. I bisognosi verranno visitati solo per appuntamento e un medico sarà l'unico responsabile del settore. La nostra Rosita Taddeini ha donato l'arredamento e si è messa a disposizione quale medico pediatra.
Seconda novità di rilievo è che i volontari, in ottemperanza alle norme vigenti, dovranno essere garantiti dall'appartenenza ad una associazione Onluss (ovvero, senza scopo di lucro e per fini sociali) grazie alla quale vi sarà anche la copertura assicurativa.
Strettamente correlato a quest'aspetto è la richiesta ai volontari, nel momento di prendersi l'impegno, di farsene carico coscienziosamente, garantendo una sostanziale continuità della propria opera.
Marco Stocchi

Legende popolari: Il petto rosso d'Evaristo

Evaristo era un passerotto come tanti altri. Viveva in un bel nido tra le tegole del Tempio di Gerusalemme e ogni mattina si appollaiava fra le travi di cedro del Portico di Salomone per ascoltare Gesù. In quei giorni la città era piena di gente, perché si avvicinava la Pasqua: c'era gran folla anche tra gli uccellini ed Evaristo ogni mattina, al sorgere del sole, volava in picchiata a prendersi il posto in prima fila per poter sentire bene gli insegnamenti del Redentore.
Un venerdì, però, gli uccellini aspettarono tutta la mattinata invano. Un po' alla volta gli altri se ne tornarono ai loro nidi. Evaristo era preoccupato: «Com'è strano! Di solito è sempre così puntuale! Sarà successo qualcosa?». Poco dopo mezzogiorno decise di andare a cercarlo. Quando giunse nei pressi del Golgota ebbe una terribile sorpresa: Gesù era stato crocifisso. La folla che fino il giorno prima lo acclamava come Messia, ora lo scherniva e insultava. Il suo Corpo era tutto piagato e sul suo capo era stata posta una corona di spine.
Evaristo si accorse subito che una di quelle spine gli causava un particolare dolore e decise di togliergliela. Al volo raggiunse il suo Signore, prese la spina con il becco e con tutte le sue forze cercò di staccarla. Dopo vari tentativi ci riuscì, ma appena si fu allontanato un po' si accorse di essersi ferito: una piccola spina gli era penetrata nel cuore e gli faceva tanto male. «E' dolorosa, ma non è niente rispetto a quello che soffre Gesù!».
Il tempo passava e quella spina diventava ogni momento più insopportabile. Il fervore iniziale era finito e la generosità veniva soffocata dal dolore. Evaristo si avvicinò alla Madre di Gesù per lamentarsi ed essere liberato da quella spina: «O Signora! Guardatemi come soffro! Nessuno soffre come me e non ce la faccio più!».
L'immacolata lo guardò con mestizia e, senza dir niente, con la mano gli mostrò il suo bel Cuore Immacolato: non una sola spina, ma l'intera corona lo attanagliava, facendolo sanguinare copiosamente.
Evaristo rimase profondamente confuso: lui si era lamentato così tanto per una piccola spina, mentre la Regina stava offrendo, in silenzio e con amore, al Padre il suo immenso dolore. «Oh! Scusatemi! Non voglio più essere liberato dalla mia spina, ma la voglio offrire insieme a Voi!».
Non appena ebbe detto queste parole la spina incominciò a dissolversi, lasciando sul petto una bella impronta rossa come il Sangue del Redentore e della Corredentrice. Da allora Evaristo e i suoi discendenti mostrano, con commozione e gratitudine, il loro petto rosso che ricorda a tutti quelli che lo vedono i dolori immensi di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria.

NEL SUO SANGUE LA NOSTRA SALVEZZA

di Antonio Fasolo, Ofs

“Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, Io volgerò la faccia e lo eliminerò dal suo popolo. Poiché la vita della carne è nel sangue» (Es. 17,10-16).

La cultura ebraica e giudaica antica aveva orrore del contatto con il sangue, materia, secondo il rigido codice di santità del Levitico, in grado di contaminare anche la cosa più pura.
Certamente per questo, quando nella Sinagoga di Cafarnao Gesù afferma: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell`uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell`ultimo giorno... ». suscita lo scandalo dei discepoli e molti decidono di abbandonarlo.
Tuttavia è necessario dire che vi erano pure dei casi in cui questo contatto non contaminava, anzi era apportatore di purezza e santità: ad esempio in tutte le cerimonie che si tenevano nel Tempio di Gerusalemme. Tutti i riti si svolgevano toccando il sangue della vittima sacrificata, e anche il nuovo sacerdote che entrava nella cerchia degli uomini consacrati a Dio veniva asperso con questo sangue.
Tale convinzione era presente pure in forma evidente nei rituali della comunità essena di Qumran con la quale sembra ormai certo che Gesù avesse avuto importanti contatti. Nella grotta II di Qumran è stato ritrovato un manoscritto noto come Rotolo del Tempio il quale descrive alcuni rituali molto importanti di questa comunità, fra cui la cerimonia con la quale veniva consacrato un nuovo sacerdote.
Se, insomma, il sangue non era di un tipo qualunque, ma quello della vittima gradita a Dio, perfetta e senza macchia, il fatto di toccarlo non solo non contaminava ma diventava una prerogativa assolutamente speciale, riservata ai soli sacerdoti.
Il sangue" della vittima immolata era il mezzo con cui era stato stretto il Patto dell' Alleanza: vincolava gli uomini al rispetto del Patto, ma vincolava anche Dio e la sua potenza immane, incontrollabile, terrificante. Possedeva un valore sacro eccezionale, ma era anche estremamente pericoloso.
La consacrazione sacerdotale donava agli uomini una specie di protezione superiore, ed essi erano i soli in grado di manipolarlo senza danno.


Ora, nelle Lettere di san Paolo (scritte dal 50 al 60 circa d.C.) Gesù è visto molte volte come la «vittima» gradita a Dio che viene sacrificata a beneficio del popolo, e questo fatto (presente anche nei vangeli) è rimasto come punto fondamentale della tradizione cristiana.
La teologia di san Paolo è fondata sull'idea che il sacrificio volontario di Gesù abbia provocato la salvezza di tutto il genere umano: il sangue versato per molti, come si legge nel Vangelo di Matteo.
Nella Prima Lettera di Pietro Gesù è celebrato come Agnello di Dio, vittima perfetta e senza macchia, e in particolare la Lettera agli Ebrei (attribuita da vari studiosi agli allievi di san Paolo) è un inno al valore del sangue di Cristo come veicolo per la vita eterna degli uomini.
Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l`eredità eterna che è stata promessa. … Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue dell`alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono (Eb. 9,15-28).
Al momento non sappiamo se questa idea fosse presente già nella neonata chiesa cristiana all'indomani della crocifissione e se san Paolo ebbe rapporti ad esempio con la sindone ritrovata da Pietro e Giovanni nel sepolcro: il lenzuolo funebre viene citato in tutti e quattro i vangeli canonici, di cui Marco che si stima il più antico risale agli anni 60 d.C. circa, ma per avere altri riferimenti bisogna attendere la stesura dei due testi noti come Vangelo di Pietro e Vangelo degli Ebrei, scritti in Oriente rispettivamente verso il 130 e il 150 d.C..
Non abbiamo per ora alcuna prova concreta che un oggetto come il telo di Torino fosse in possesso dei primi cristiani, ma su un fatto non ci sono dubbi: essi già al tempo di Paolo pensavano che il sangue di Gesù li avesse salvati per sempre dalla morte. Perciò toccare un oggetto come ad esempio la Sindone che era letteralmente inzuppata di sangue (molto di più di quanto oggi si possa notare a causa del passare dei secoli e del conseguente perdita di sostanza ematica dal lenzuolo funebre) era considerata un privilegio senza pari, una prerogativa dei soli sacerdoti così come essi avevano imparato dalla loro cultura d’origine.
Secondo studi recentissimi citati dalla storica Barbara Frale nel suo ultimo libro dedicato appunto alla Sindone, questa preziosa reliquia ovvero La Reliquia per eccellenza, era stata tessuta con lino di qualità superiore alla norma e secondo una tecnica che veniva utilizzata solo per i paramenti sacri in uso al Sommo Sacerdote, o per i veli e tendaggi del Tempio di Gerusalemme.
Il giorno dell'Espiazione era il rito più solenne del culto ebraico, la cerimonia con la qua1e i peccati di tutto il popolo d'Israele venivano lavati via con il sangue degli agnelli perfetti offerti come vittime in sacrificio. Stava a
ricordare il Patto dell'Alleanza che un tempo Mosè aveva stabilito fra Dio e il suo popolo

Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: 
«Ecco il sangue dell`alleanza, 
che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». ( Es. 24,8 )

Se la studiosa ha ragione, il fatto che qualcuno volle procurarsi una stoffa del genere per la sepoltura di questo personaggio ha un valore storico non trascurabile.
Se è vero che il tessuto della sindone veniva da un rotolo di quelli riservati al sommo sacerdote per le vesti dello Yom Kippur, allora i giudei che seppellirono Gesù lo vedevano in qualche modo come una specie di sommo sacerdote, e la sua morte aveva a che fare con il sacrificio solenne che liberava Israele dai peccati per mezzo del sangue, appunto quello che si teneva nel Giorno dell'Espiazione. Queste persone gli posero addosso un tessuto che era prerogativa del sommo sacerdote.
Gli esegeti ritengono che la prima visione di Gesù come sacerdote sia piuttosto tarda perché nelle fonti scritte come sono arrivate a noi compare per la prima volta nella Lettera agli Ebrei: questo testo contiene una teologia così evoluta e articolata che generalmente si tende a pensarlo composto dopo la distruzione di Gerusalemme dell'anno 70, dunque circa due generazioni dopo la morte di Gesù.
È sempre nello stesso contesto che Gesù - il Cristo viene messo in rapporto con la figura misteriosa di Melchisedek..
Il senso fondamentale di questo scritto è che Gesù aveva compiuto una volta per tutte il sacrificio perfetto per mezzo della sua morte volontaria, e avendo scelto di offrire il suo sangue per redimere i peccati dell'umanità aveva completamente rinnovato il senso dello Yom Kippur / il rito dell'Espiazione: grazie al suo sacrificio si era dunque fatto sommo sacerdote di un culto nuovo, nel quale era insieme altare - vittima e sacerdote.


Foto tratte dal film "Passion" di Mel Gibson

Sanguis Christi


“Il Sangue ci toglie ogni dubbio, se mai ci venisse, che Dio voglia altro che il nostro bene. Col Sangue suo lavò la faccia dell’anima nostra … il Sangue ricoperse la nostra nudità perché ci rivestì di grazia; nel caldo del Sangue egli distrusse il ghiaccio del nostro cuore e riscaldò la tiepidezza dell’uomo”.

 “Nel Sangue fu dissipata la tenebra e la luce ci inondò… Che dunque ci occorre? Ci occorre il Sangue. Nel Sangue di Cristo troveremo la speranza ferma che ci toglierà ogni timore servile … Egli ci diede il Verbo, e il Verbo ci diede la Vita, e col suo Sangue ci fece un bagno perché potessimo lavare la lebbra delle nostre iniquità”.
Santa Caterina da Siena

“Il Sangue di Cristo è la salvezza delle anime, oro inestimabile è il Sangue di Cristo… 
ci arricchisce di una bellezza incredibile”.
San Giovanni Crisostomo

“Se infinito è il valore del Sangue dell’Uomo-Dio ed infinita è stata la carità che lo spinse ad effonderlo fin dal giorno ottavo della sua nascita [con la circoncisione, ndr] e poi con sovrabbondanza nell’agonia dell’orto, nella flagellazione e coronazione di spine, nella salita al Calvario e nella Crocifissione, e infine dalla ampia ferita del costato, a simbolo di quello stesso Sangue divino che scorre in tutti i Sacramenti della Chiesa, è non solo conveniente ma sommamente doveroso che ad esso siano tributati omaggi di adorazione e di amorosa riconoscenza”.
Giovanni XXIII,
Lettera Apostolica Indea Primis, 30 6 1960

“Ogni volta che nella Messa sono pronunziate le parole della consacrazione e il Corpo e il Sangue del Signore tornano presenti nell’atto del sacrificio, è pure presente il trionfo dell’amore sull’odio e della santità sul peccato”.
Giovanni Paolo II,
udienza generale del 1° giugno 1983

San Francesco

Lamento ai piedi della croce - di Rosita Taddeini





Vorrei essere
Un sorso d’acqua
Per colmare
La Tua sete fremente

Vorrei essere
Un panno freddo
Per frenare
La tua febbre ardente

Vorrei essere
Una mano amica
Da offrire
Alla tua solitudine sconfinata

Vorrei essere
Un cuore amante
Per lenire
La tua pena esasperata

Vorrei dare un sorriso ai tuoi occhi
Serrati dal pianto, dal dolore
Asciugarti con l’animo le lacrime
Per distruggere la tristezza del Tuo cuore.

Vorrei porgere le mie braccia
E coprirti a mo di manto
Per difenderTi dal gelo della morte
Sanare ogni piaga per incanto.

Ma sulle spalle ho un fardello di colpe
Nelle mani miseria e povertà,
solo il cuore è ricolmo di gratitudine
e vuole donarti ogni volontà.

Tu a tutti hai donato
Tutti hai perdonato
Tu, tutti hai amato
Posso con Te essere inchiodato?

L’anima così sarà paga
Se unisco la mia alla Tua vita.
Amor con amor si paga
Solo per Te e in Te riavrò la vita.



§- Rosita Taddeini, ofs §


Settimana di preghiera per l'unità dei critiani 2010



Ottavario a S. Maria in Lata


OTTAVARIO DI PREGHIERA
PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

Una piccola rappresentanza della nostra Fraternità ha partecipato all’ottavario di preghiera che da oltre trent’anni viene ospitato nella basilica di Santa Maria in Via Lata e sono promossi dal Centro eucaristico ecumenico delle suore Figlie della Chiesa in collaborazione con il Centro di cultura mariana. Della nostra fraternità hanno partecipato Antonia Parisi, Antonio Ligotti, Marco Stocchi e infine Maria Rosaria Cavuoti.

in alto: foto della veglia ecumenica in Rito Etiopico

31 Gennaio - Giornata di preghiera per l'unità dei cristiani


INCONTRO DELLA FRATERNITA' CON IL PASTORE ERIC NOFFKE
DELLA COMUNITA’ METODISTA DI VIA XX SETTEMBRE IN ROMA

Guido Fiorani, Cesare Catarinozzi e Marco Stocchi si sono recati presso la sala di via Cossa del Tempio Valdese di p.zza Cavour per un incontro organizzativo della Giornata di preghiera per l'unità dei cristiani che si terrà in Fraternità il 31 gennaio. Hanno potuto così partecipare ad un incontro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) sul tema "Pluralità e fraternità". Cesare Catarinozzi ha relazionato per la rivista ecumenica ECO i punti salienti di quest’incontro (vedi articolo) cui partecipava anche il Pastore Italo Benedetti ospite della Fraternità lo scorso anno.
E’ stato con l’ausilio di Stefano Ercoli del SAE che si è giunti a concordare l’incontro di preghiera e reciproca conoscenza con le realtà cristiane di Roma di quest’anno.
Dopo l'incontro con il Pastore valdese Antonio Adamo (2008), con il Pastore battista Italo Benedetti (2009) si è fissato per il prossimo incontro del 2010 un appuntamento con il Pastore Eric Noffke, della comunità metodista di via XX Settembre.

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI 2010 - Voi sarete testimoni di tutto ciò" (Luca 24, 48)



Maria Maddalena, Pietro o i due di Emmaus 
non renderanno una testimonianza nello stesso modo, 
ma sarà la vittoria di Gesù sulla morte che tutti comunque porranno al cuore della propria testimonianza. L’incontro personale con il Risorto ha cambiato radicalmente le loro vite e dall’unicità di tale incontro nasce per ciascuno di loro un solo imperativo: 
“Voi sarete testimoni di tutto ciò”.
Le loro storie accentueranno aspetti diversi, talora anche con qualche incontruenza fra loro e la fedeltà che Cristo richiede, ma tutti si prodigheranno per annunciare l’evangelo.

Incontro con il Pastore metodista Eric Noffke

Seguendo una tradizione ormai consolidata, come ha sottolineato il ministro Guido Fiorani, la fraternità francescana di S. Antonio in Roma ha dato vita, a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ad un incontro ecumenico. L’ospite di turno è stato il pastore metodista Eric Noffke.
Marco Stocchi ha introdotto l’incontro, alla luce del testo di “Voi sarete testimoni di tutto ciò”, ricordando come il tema della preghiera per l’unità dei cristiani del 2010 si colleghi al ricordo della Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo del 1910, che viene riconosciuta come l’inizio ufficiale del movimento ecumenico moderno. A quella conferenza presero parte diversi rami del protestantesimo e dell’anglicanesimo, cui si unì anche un ortodosso. Sono passati cento anni e la necessità dell’ecumenismo è più viva che mai, per testimoniare insieme l’evangelo Marco Stocchi ha anche ricordato l’enciclica “Ut unum sint” di Giovanni Paolo II.
Il pastore Eric Noffke ha spiegato come il metodismo sia nato in Inghilterra nel 1700: il nome metodismo, dato al movimento fondato da John Wesley, (nella foto), suo fratello Charles e Whitefield, fu dovuto proprio al “metodo” con cui essi e i suoi seguaci studiavano la Parola di Dio: incontri di preghiera, incontri di studio biblico. Un movimento di risveglio, dove c’è sempre più l’attenzione per una ricerca personale, di un incontro personale con Dio.
John Wesley una sera, leggendo la lettera ai Romani, passò da una percezione razionale della giustificazione per fede ad una percezione più intensa, ha sentito scaldarsi il cuore e trasformarsi la sua esistenza. Questo diverrà l’elemento centrale del metodismo: la ricerca della parola di Dio, che cambia l’esistenza.
Con la rivoluzione industriale e l’afflusso della popolazione nelle città si creano quartieri-dormitorio, con le peggiori piaghe: alcolismo, violenza domestica, famiglie distrutte… i pastori metodisti, ancora legati alla Chiesa Anglicana, in questa situazione predicano per le strade e per le piazze e chiamano la gente alla conversione, con i risultati notevoli, inoltre costruiscono scuole, ospedali ecc.
Oggi l’anno di lavoro del Partito Laburista in Inghilterra si celebra in una chiesa metodista, perché i primi sindacati inglesi (Trade Unions) nascono appunto da queste predicazioni. I quadri delle Chiese Anglicane erano allora costituiti da aristocrazia e alta borghesia, che vedevano con molto disprezzo il lavoro tra questa “gentaglia”. Così il metodismo si staccò gradualmente dall’anglicanesimo. Cominciano a predicare anche persone, che non sono pastori della Chiesa, tra cui anche alcune donne, prima attestazione del pastorato femminile.
Sorse il nodo della predestinazione, Johns e Charles Wesley credevano nella salvezza offerta a tutti, che l’uomo è libero di accettare o rifiutare. Ma esiste anche una Chiesa metodista di ispirazione calvinista. Il metodismo fu introdotto poi negli Stati Uniti e fu il grande protagonista del risveglio americano.
Il dibattito è stato molto vivace ed articolato, in particolare sul tema della predestinazione di origine calvinista. Maria Rosaria Cavuoti ha osservato come nel vangelo abbiamo la visione allegorica della fine del mondo, quando saremo giudicati sulla carità. Terribile la concezione di un Dio giudice? No, perché come ha rilevato Maria Rosaria, Dio bussa alla porta e l’uomo è libero di aprire o meno.
La Chiesa Metodista in Italia è strettamente legata a quella Valdese: insieme contano circa 30.000 membri e si riuniscono annualmente nel Sinodo.
Al termine dell’incontro si è pregato intensamente insieme, chiedendo al Signore il dono dell’unità.
Cesare Catarinozzi, ofs

Guida internet

generici:
Chi sono i metodisti con un semplice schema 
Sito del Censur

titolati e istituzionali:

Cosa di meglio? Metodisti.it
Link ufficiale dell'Unione delle chiese valdesi e metodiste 

I nostri ospiti sul loro sito dei  Metodisti  di RomaSito e guida a conoscere le comunità evageliche di Roma  Romaevangelica

Focus: Cattolici e Metodisti


Il nome "metodista" nel senso letterale del termine: gente che ha metodo, "metodica", 
fu dato intorno al 1730 ad un gruppo di giovani protestanti inglesi 
che si riunivano per studiare la Bibbia 
e impegnarsi a vivere una vita cristiana molto regolata.
Nasce dunque all'interno della Riforma.

Da un punto di vista cattolico, il Metodismo contiene o comprende se non tutti, molti degli elementi o beni della Chiesa. Secondo l'Enciclica di Papa Giovanni Paolo II Ut unum sint (n. 11), e sulla base del Decreto sull'Ecumenismo, nella misura in cui tali elementio beni si trovano nelle Chiese membro del Consiglio Metodista Mondiale, l'unica Chiesa di Cristo è effettivamente presente in esse. 

I metodisti, da parte loro, tendono ad una definizione inclusiva della Chiesa, e pertanto sulla base della fede trinitaria comune, essi riconoscono che la Chiesa cattolica è una vera Chiesa ed uno strumento di grazia per la salvezza. I metodisti ritengono che la loro tradizione wesleyana possieda elementi dai quali la Chiesa cattolica può trarre beneficio, e considerano valido il concetto enunciato da Giovanni Paolo II nel n. 28 dell'Enciclica Ut unum sint che il dialogo comporta uno "scambio di doni".

da dx: pastore Eric, Guido, Marco e Cesare

 collegamento approfondimenti ecumenici:

  • Il cammino metodista - Profilo dottrinale - Atteggiamento ecumenico in Internetica
  • rapporto del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità tra i cristiani

Cristo risorto


O Cristo risorto,
Che hai camminato con i due pellegrini di Emmaus,
accompagna anche noi nel nostro percorso di fede.
Donaci la compassione di ascoltare le storie di quanti incontriamo nel nostro cammino;
donaci la pazienza di spiegare anche ciò che potrebbe sembrare ovvio, e il coraggio di renderci anche vulnerabili,
affinché gli altri possano incontrare te in noi,
e noi possiamo riscoprire te in loro. Amen.

(Lindsey Sanderson)

dal sussidio per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2010

COME PREGANO I METODISTI

Al nostro culto si può venire liberamente: siamo sempre felici di condividere insieme ad ospiti la gioia dell'evangelo!
Entrate, dunque, senza problemi anche se il culto dovesse essere già iniziato; se volete seguire i canti, prendete un innario dal tavolino oppure dagli appositi scaffali … Non abbiamo problemi ad avere ospiti; anzi, ci fa piacere.

Lo svolgimento del culto.

La liturgia è composta dalle seguenti parti: l’invocazione della presenza del Signore, con una breve lettura biblica, una preghiera e un canto; la confessione di peccato, con una lettura che invita a confessare il proprio peccato personalmente di fronte al Signore, quindi una preghiera, prima silenziosa e personale, quindi fatta dal pastore ad alta voce.
Segue un inno di confessione. Ora viene annunciato, sulla base di un passo biblico, il perdono di Dio, e dunque si canta un altro inno, questa volta di lode e ringraziamento al Signore.
A questo punto vengono le letture, in genere due, una dall’Antico e una dal Nuovo Testamento. Un’altra preghiera e un inno, poi il sermone, che per noi protestanti è il cuore del culto: l’annuncio e l’ascolto della parola di Dio.
Seguiranno un altro inno, le comunicazioni sulla vita della chiesa, la raccolta delle offerte e una preghiera di intercessione (che la comunità riunita fa per chi non è presente) che si chiude col Padre Nostro e un altro inno. Chiude il culto la benedizione finale.

Generalmente ogni due mesi si celebra anche la Santa Cena, detta anche comunione, con il pane e il vino secondo l’istituzione di Gesù. Essa è aperta a tutti coloro che vi vogliono partecipare con consapevolezza, fede e ringraziamento per questo dono di Dio. A questo punto il culto è finito. Vi ringraziamo di aver partecipato con noi a questo momento e speriamo di rivedervi ancora altre volte!

Il luogo di culto

Noterete che nella nostra chiesa non ci sono statue o oggetti sacri, per rispettare il comandamento di Deuteronomio 5:8 Non farti scultura, immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sopra la terra. Non vi è l’altare, perché il sacrificio di Cristo è stato compiuto una sola volta sulla croce ed è irripetibile. Non c’è il tabernacolo, perché il pane ed il vino non sono materialmente il corpo e il sangue di Cristo, ma lo sono solo simbolicamente e la presenza di Cristo nella sua Santa Cena è spirituale e non corporale.
Non ci sono sacerdoti, perché non c’è una categoria di persone che esclusivamente possono annunciare il perdono in Cristo:- questo è un compito affidato a tutti i credenti.
La nostra chiesa è, molto semplicemente, il luogo in cui una comunità di fratelli e di sorelle s’incontrano per ascoltare la parola di Dio, per vivere nello Spirito il suo annuncio, per cercare la sua guida e per cantare le sue lodi: dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Matteo 18:20).
Per noi, dunque, non esiste un “luogo sacro”, dove la presenza di Dio sia più forte che altrove, Qualunque luogo dove sia predicata rettamente la sua Parola diventa sacro per la presenza del suo Spirito, tale resta solamente tanto quanto la predicazione va avanti.

- dal sito della Chiesa Metodista di via XX Settembre -

Il passerotto beige



 


C’era una volta un passerottobeige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e di punti interrogativi. Era ancora nell’uovo e si tormentava: “Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cascherò dal nido? I miei genitori provvederanno a nutrirmi?”. 
Fugò questi timori, ma altri lo assalirono, mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo: “Le mie ali mi reggeranno? Mi spiaccicherò al suolo…Chi mi riporterà quassù?”.
Naturalmente imparò a volare, ma cominciò a pigolare. “Troverò una compagna? Potrò costruire un nido?”. Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava: “Le uova saranno protette? Potrebbe cadere un fulmine sull’albero e incenerire tutta la mia famiglia… E se verrà il falco e divorerà i miei piccoli? Riuscirò a nutrirli?”. Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava: “Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?”. 
Poi, un giorno, sotto l’albero si fermò il Maestro. Additò il passerotto ai discepoli e disse: “Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai… eppure il Padre vostro che è in cielo li nutre!”. Il passerotto beige e marrone improvvisamente si accorse che aveva avuto tutto… e non se n’era accorto.

(Bruno Ferrero – in 365 piccole storie per l’anima – LDC)

Preghiera per il Capitolo elettivo nazionale OFS 2010

Dal 24 al 27 giugno 2010 si celebrerà in Assisi, il terzo Capitolo elettivo nazionale unitario dell'Ordine Francescano Secolare d'Italia. Il tempo che ci separa da questo appuntamento così importante, è un periodo privilegiato da vivere nella preghiera e nell'ascolto della volontà del Padre. 
Glorioso e nostro Signore,
ti presentiamo quest’Ordine nuovo,
rinato dal fuoco che genera amore.

Io, piccola fiamma, ti prego con tutti i suoi figli per chi li governa e ne ha cura e li nutre di fede nel nome del Serafico Padre.
Signore, noi tutti, siamo chiamati a vivere con gioia ed intenso fervore, questo Capitolo: momento solenne di vita fraterna; momento prezioso di grazie per noi.
In ogni luogo del mondo che ci vede impegnati, fermiamo il nostro pensiero.
Con slancio ed unica voce eleviamo un canto di lode e uniamo le mani, segno di fraterna letizia.
Signore, aiutaci a dire di  SI, senza timori, quando ci chiedi di prestare servizio ai fratelli.
Signore dacci la forza e il coraggio di esserci, quando ci chiami.
Signore, vogliamo donarti con tutti i fratelli, le attese, le speranze, la ricchezza della povertà, l’appartenenza al nostro Ordine.
E vogliamo deporre ai tuoi piedi le nostre debolezze, le mancanze, le assenze colpevoli ed i lunghi silenzi dell’anima.
Signore, noi tutti insieme, siamo quella parte di un corpo che, nella Tua Chiesa, vive l’ardente amore di Francesco e Chiara.
Noi li vogliamo seguire sulla difficile strada del Tuo Vangelo: Uomini e donne che non hanno paura di dire  di  SI.
Uomini e donne  che danno speranza a chi soffre, che sanno  donarsi  a chi chiede, che vanno nel mondo a parlare di Te.
Signore, illumina la mente di chi  nel Capitolo, dovrà esprimere i voti; dona saggezza e limpida fede a coloro che saranno prescelti.
Dona loro purezza di cuore, dedizione completa al servizio, umiltà d’ascolto e tutto l’ardore, nell’attesa  della promessa di un posto prescelto che, nel Tuo amore, Francesco ha ottenuto  per noi.

Amen