CANCELLARE - "CeMiOfs Informa" su "Squilla Francescana"

E' ormai consuetudine di "Squilla Francescana" aver pubblicato per i suoi lettori tutti i numeri del notiziario regionale dei delegati e volontari del Centro Missionario (CeMiOfs) rendendo la nostra fraternità tra quelle che forse sono state meglio informate sullo spirito e le opere di questo costituendo settore dell'Ofs d'Italia. Esso si occupa specialmente di coordinare e animare le iniziative relative alla Missionarietà, al Volontariato e del settore Giustizia-Pace e Salvaguardia del creato. Accanto al notiziario cartaceo è stato realizzato anche un Blog per i volontari e delegati del CeMiOfs di cui riproniamo il Link:

CEMIOFS INFORMA LAZIO
 clicca

Un elemento molto importante per la necessità sempre più sentita e necessaria - per un rilancio dell'Ordine Francescano Secolare - è quello che le fraternità si conoscano sempre più tra loro e coordino iniziative comuni. Ciò sta avvenendo ed è certamente uno degli elementi più positivi del processo di unificazione delle varie componenti che costituiscono l'Ofs quale storicamente legato alle varie famiglie del I Ordine. Nella nostra regione, si è proceduto in questa direzione dividendo le Fraternità in "Zone", ognuna affidata ad un Consigliere regionale che provvede a convocare assemblee tra Ministri e/o Delegati per ottimizzare il passaggio delle informazioni tra il Consiglio regionale stesso e i Consigli locali, favorire la reciproca conoscenza tra i Consigli locali più vicini tra loro favorendo iniziative di carattere comune. 
Accanto a quest'opera e con lo stesso spirito di condivisione partecipativa si è venuto strutturando in questi ultimi anni anche il Ce.Mi.Ofs della nostra regione. Ogni Fraternità designa, infatti, un proprio rappresentante che ha il compito di farsi tra trait-d'union tra il CeMi regionale e la fraternità  per l'animazione missionaria. Se questi Delegati sono strutturalmente necessari al buon funzionamento del Centro Missionario, non da meno importante è l'opera che sta venendo da molti Volontari che stanno proponendo o si stanno inserendo negli ambiti delle varie iniziative che si stanno proponendo. Delegati e Volontari si riuniscono una volta al mese presso la sede dell'Ofs regionale nel Convento di San Lorenzo fuori le mura.

PROSSIMO INCONTRO 
DELEGATI E VOLONTARI CEMIOFS
5 GIUGNO - ORE 9,30-13
info: a Marco 3477721328

 ALLEGATO


La via della bellezza per incontrare Dio

CATECHESI DI BENEDETTO XVI

Lo splendore dell'architettura romanica e gotica, propria dell'età in cui visse San Francesco, testimonia che "la via pulchritudinis, la via della bellezza, è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi a Dio". Lo ha detto Benedetto XVI nella catechesi svolta di mercoledì 18 novembre, nell'Aula Paolo VI, pocxhi giorni prima dell'incontro con gli artisti (a quarant'anni da quello celebre di PaoliVI). Con gli interventi su San Francesco, S. Antonio e San Bonaventura, il Papa ci ha offerto quest'anno molti spunti di riflessione utili a noi francescani, che il nostro notiziario SQUILLA sta riproponendo sulle sue pagine. Per il prossimo numero, in concomitanza della sua festa, verrà pubblicata la catechesi su Sant'Antonio da Padova. 

Cari fratelli e sorelle!

Nelle catechesi delle scorse settimane ho presentato alcuni aspetti della teologia medievale. Ma la fede cristiana, profondamente radicata negli uomini e nelle donne di quei secoli, non diede origine soltanto a capolavori della letteratura teologica, del pensiero e della fede. Essa ispirò anche una delle creazioni artistiche più elevate della civiltà universale: le cattedrali, vera gloria del Medioevo cristiano. Infatti, per circa tre secoli, a partire dal principio del secolo XI si assistette in Europa a un fervore artistico straordinario. Un antico cronista descrive così l'entusiasmo e la laboriosità di quel tempo: "Accadde che in tutto il mondo, ma specialmente in Italia e nelle Gallie, si incominciasse a ricostruire le chiese, sebbene molte, per essere ancora in buone condizioni, non avessero bisogno di tale restaurazione. Era come una gara tra un popolo e l'altro; si sarebbe creduto che il mondo, scuotendosi di dosso i vecchi cenci, volesse rivestirsi dappertutto della bianca veste di nuove chiese. Insomma, quasi tutte le chiese cattedrali, un gran numero di chiese monastiche, e perfino oratori di villaggio, furono allora restaurati dai fedeli" (Rodolfo il Glabro, Historiarum 3, 4).


CONTINUA

Arte ed esperienza spirituale

di Lucetta Scaraffia

La bella catechesi del 18 novembre con cui Benedetto XVI ha introdotto il tema dell'arte come preparazione dell'incontro con gli artisti non solo ha il profondo significato di segnalare la via della bellezza come via principe per il cammino spirituale, ma è anche una innovativa proposta culturale. La sua ricostruzione delle funzioni e del significato dell'architettura romanica e gotica, inserite nella cultura del tempo, indica infatti una direzione di lettura delle opere d'arte oggi poco praticata.

Una proposta positiva e nuova di fronte alla crisi dell'arte - quella che Hegel aveva pronosticato come conseguenza inevitabile della soggettivizzazione e della secolarizzazione - e di fronte a una società in cui le immagini, benché sempre più diffuse e potenti, sono deprivate di significato. "L'immagine è il puro simulacro di se stessa", ha scritto Jean Baudrillard: cioè non porta più alcun riferimento a realtà e verità. Per questo, "quando tutte le immagini simulano soltanto, come se non ci fosse più una realtà senza di esse, crolla la differenza stessa fra icone e idoli": a notarlo, con grande lucidità, è Hans Belting, storico dell'arte ma soprattutto studioso di antropologia dell'immagine.

Di questa crisi è responsabile anche la cultura critica, cioè il modo in cui le opere d'arte vengono studiate e interpretate: un modo cioè esclusivamente filologico ed estetico, attraverso un'interpretazione formale che tende a cancellarne lo spessore storico, e fa dell'arte il settore più secolarizzato della nostra cultura. All'opera d'arte vengono riconosciuti infatti solo il valore estetico, lo stile e l'appartenenza a un movimento, al massimo l'inserimento in un contesto storico e sociale. Siamo di fronte a un processo di secolarizzazione dell'arte sacra confermato anche dallo spostamento di molte opere dal loro luogo naturale, quello per cui erano state eseguite - e cioè chiese o monasteri o ambienti privati - ai musei. Questi sono così diventati il rifugio di immagini che hanno perso il loro posto nel mondo, e il tipo di lettura che delle immagini stesse fa la storia dell'arte non aiuta certo a capire quale fosse la loro funzione, comprensibile solo nel luogo per cui erano state concepite.

A questo rifiuto di riconoscere che l'arte sacra è nata per offrire una vera e propria esperienza spirituale ha contribuito, oltre alla secolarizzazione della società, la convinzione - di matrice protestante - che quanto più una religione è sviluppata spiritualmente, tanto meno ha bisogno di oggetti materiali che veicolino il raggiungimento di Dio; negando la realtà, e cioè che fin dall'inizio della storia documentata gli esseri umani hanno investito del divino alcuni oggetti materiali, come se questa fosse l'unica via per coglierlo.

Oggi alcuni studiosi stanno cercando di leggere le opere d'arte in un modo analogo a quello proposto da Benedetto XVI: David Freedberg, che ha tentato di ricostruire i significati che, nel corso dei secoli, l'immaginazione popolare ha attribuito a certe rappresentazioni, quasi tutte di arte sacra, e soprattutto Belting, che sostiene che c'è il tempo dell'immagine (fino alla Riforma), poi il tempo dell'arte (il tempo moderno), e oggi la fine della storia dell'arte, dal momento che si è perduto ogni interesse per il suo significato, per la funzione per la quale era stata creata.

Ma bisogna aggiungere che molti altri studiosi - tranne importanti eccezioni fra cui, in primis, Timothy Verdon, che in Italia anima l'iniziativa Imago Veritatis. L'arte come esperienza spirituale - pensano che non abbia alcun interesse scoprire i significati teologici di un'opera, né tanto meno l'uso che ne veniva fatto, soprattutto se si tratta di un uso devozionale, come se questo non avesse rapporto con la fattura artistica, lo stile, la creatività dell'artista. Come se non avesse alcuna importanza l'evidente convinzione che la contemplazione conduce dapprima all'imitazione e in seguito all'elevazione dello spirito: convinzione che ha guidato non solo tanti artisti, ma anche i loro committenti e ha determinato l'atteggiamento di coloro che sono entrati in contatto con queste immagini.

Questa perdita delle funzioni tradizionali giunge a offuscarne non solo l'effetto spirituale, ma anche quello sociale, come osserva Régis Debray: "L'immagine è più contagiosa, più vitale dello scritto. Ma, al di là delle sue virtù riconosciute nella propagazione delle sacralità, che ne farebbero, al limite, soltanto un espediente ricreativo, mnemotecnico e didattico, essa ha il dono capitale di saldare la comunità credente. Per identificazione dei membri all'Imago centrale del gruppo".

Fonte: L'Osservatore Romano - 22 novembre 2009

Il "Gotico francescano"

I germi dell'archittettura gotica sono visibili in alcune costruzioni normanne già al fine del XII secolo, ma l’edificio che per primo applicò il nuovo stile fu la cattedrale di Saint Denis, nell’Île de France costruita a partire dal 1130. Da questa data lo stile gotico si diffuse prima in Francia e poi in tutta Europa, soppiantando progressivamente lo stile romanico.
In Italia, il gotico trovò applicazioni molto limitate, dove l’arco acuto fu utilizzato non con le sue consequenzialità di logica strutturale, ma più come elemento di decorazione alla moda.
Ne nacque un’architettura ibrida, più attenta agli effetti di decorazione plastica e pittorica che non alle invenzioni strutturali.
Un fenomeno di diffusione del gotico fu anche lo sviluppo degli ordini monastici, che si ebbe nel basso medio evo.Precedentemente, da Cluny, in Francia, già l’ordine cluniacense aveva diffuso la concezione architettonica romanica. Successivamente l’ordine cistercense, che ebbe un rapido sviluppo prima in Francia e poi in Europa a partire dal 1100, adottò uno stile gotico semplice ed essenziale.
Gli unici esempi che ci rimangono in Italia di queste chiese gotico - cistercense sono le abbazie di Fossanova e Casamari nel Lazio.
Ma un altro ordine monastico, l’ordine francescano, divenne in Italia mezzo di diffusione di uno stile gotico alquanto originale. Il gotico francescano, infatti, adottò nuovamente la copertura a capriate lignee, invece delle volte a crociera costolonate.Tale scelta fu originata dalla precisa volontà di proporre un’architettura «povera», in linea con i concetti di povertà materiale su cui si è sempre fondato l’insegnamento francescano. Esempio di questa architettura è la chiesa di Santa Croce a Firenze.

(fonte: Opensite).

Assisi . I COLORI DI GIOTTO





Di fronte ai capolavori della basilica di Assisi 
nell'ottavo centenario dell'approvazione della Regola francescana



Le straordinarie
accelerazioni del genio


In occasione dell'ottavo centenario dell'approvazione della Regola di san Francesco, l'11 aprile s'inaugura, presso la basilica di San Francesco ad Assisi e al Palazzo del Monte Frumentario, la mostra "I colori di Giotto. La basilica di Assisi tra restauro e restituzione virtuale" curata da Giuseppe Basile. Nell'occasione - e fino al 5 settembre - si apre ai visitatori il cantiere di restauro dei dipinti murali di Giotto nella Cappella di San Nicola della Basilica inferiore. Pubblichiamo un testo del direttore dei Musei Vaticani, che è anche il presidente del Comitato scientifico della manifestazione.







di Antonio Paolucci

Questo anno 2010 segna l'ottavo centenario dalla approvazione della Regola Francescana. Da Assisi è nato il grande incendio che ha investito l'intera cristianità dalla Scozia alla Sicilia, dal Portogallo ai Balcani e alla Terra Santa. Non basterebbe una intera biblioteca per contenere tutto quello che è stato scritto, in otto secoli, su san Francesco, sui suoi discepoli, sulla diffusione dell'ordine in tutte le sue varianti (i conventuali, gli osservanti, i cappuccini), sulla infinita gemmazione di sapienza e di bellezza che l'insegnamento del maestro ha prodotto ai quattro angoli del mondo in ottocento anni. Nella teologia, nella filosofia, nella poesia, nella musica, nell'architettura, nelle arti figurative.
Tutto è nato ad Assisi. Da Assisi l'imago Francisci si è diffusa nel mondo cristiano, lo ha abitato e lo ha fecondato. Alla base della fortuna planetaria che ha accompagnato fino a oggi le opere e i giorni del santo, ci sono gli affreschi nella Chiesa Superiore di Assisi. Da lì bisogna partire per intendere quel fenomeno grandiosamente epico che è stato il francescanesimo.
Ed ecco la mostra che, voluta dal sindaco Claudio Ricci e dal custode del Sacro Convento, Giuseppe Piemontese, curata da Giuseppe Basile è stata inaugurata in Assisi il 10 aprile per rimanere aperta fino al 5 settembre. Le sedi espositive sono la basilica stessa e il Palazzo del Monte Frumentario. Il titolo "I colori di Giotto tra restauro e restituzione virtuale" fa intendere bene l'obiettivo dell'iniziativa; una iniziativa che sta in bilico fra una filologia storico artistica squisitamente raffinata e il dispiego delle più sofisticate tecnologie digitali ad alta definizione. Da ciò le ragioni del suo fascino.
Chi, nei prossimi giorni, si recherà ad Assisi potrà vedere da vicino e dal vero i colori di Giotto salendo sui ponteggi della Cappella di San Nicola, nella Basilica Inferiore.
Attualmente è in corso il restauro guidato da Sergio Fusetti e sarà questa l'occasione per capire fino a che punto è lecito sostenere (come io credo) l'autografia del maestro toscano in questo settore del san Francesco.
Nel trecentesco Palazzo detto del "Monte Frumentario", di recente restaurato, le storie della Basilica Superiore vengono virtualmente riproposte come "dovevano essere". Grazie all'impiego di tecniche fotomeccaniche, digitali e di intervento pittorico manuale, sotto la direzione di Giuseppe Basile coordinatore di una equipe dell'Istituto centrale del restauro, e di Fabio Fernetti, gli affreschi - in scala comprensibilmente ridotta rispetto agli originali - saranno resi visibili nel loro aspetto "originario". Al netto quindi delle mutazioni materiche e degli interventi di restauro che li hanno fatalmente coinvolti nei più di sette secoli della loro esistenza.
La restituzione virtuale è di eccellente livello e ci invita a riflettere su quella che è stata definita la "questione omerica" dei nostri studi. La presenza cioè di Giotto nel cantiere di Assisi. L'ormai antico dilemma:  "Giotto non Giotto?" non ha avuto fino a ora una risposta certa, risolutiva e da tutti condivisa. Ci sono studiosi, prevalentemente di oltre Oceano, che non credono che l'autore delle Storie francescane sia il Giotto di cui parla Dante nell'undecimo del Purgatorio:  "Credette Cimabue nella pintura / tenere lo campo ed ora ha Giotto il grido / si che la fama di colui è oscura".
Gli storici italiani, con la sola cospicua eccezione di Federico Zeri, pensano invece (io fra gli altri) che l'autore delle Storie Francescane sia lo stesso, che, una manciata di anni più tardi, affrescherà per Enrico degli Scrovegni la Cappella dell'Arena a Padova. Il problema non è tanto il vuoto documentario e l'ambiguità delle fonti più antiche (Vasari) sul ciclo di Assisi a fronte delle certezze antiche e inoppugnabili che possediamo sugli affreschi di Padova. Il problema è un altro. Il problema è la grande differenza, non di stile ma di evoluzione e maturità dello stile, che siamo costretti a riscontrare fra l'una e l'altra impresa. Passare dalle Storie Francescane della Basilica Superiore - scatole prospettiche dove tutto è secco ed essenziale - alla maniera dolce e fusa di Padova, alle scene veterotestamentarie ed evangeliche che sembrano già un anticipo sul Beato Angelico e su Piero della Francesca, è oggettivamente arduo. Assomiglia a una scalata acrobatica di sesto grado superiore.
Eppure per chi, come me, crede nella autografia di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi, l'impasse si supera solo se si tiene conto dei tempi del genio che conoscono accelerazioni vertiginose. Il Giotto di Padova è già presente in Assisi nel dominio dello spazio, nella scoperta della verità di natura, nella efficacia drammatica e potentemente didascalica delle sceneggiature. Subito dopo arriva la Cappella degli Scrovegni, cioè l'incipit del Rinascimento. Per cui, come diceva Berenson, Masaccio altro non è che Giotto "rinato" (born again). A ben guardare non diversa è stata la traiettoria velocissima di Dante Alighieri dalle prime composizioni "dolcestilnoviste" alla Cavalcanti e alla Guinicelli, al canto dei lussuriosi nell'Inferno. Per cui quel verso messo in bocca a Francesca ("la bocca mi baciò tutto tremante") è già Baudelaire, è già la poesia moderna.

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2010)




Giotto visto da vicino (anche in 3d)


Tra i vantaggi dell'età alcuni giornalisti non più giovanissimi annoverano il privilegio di essere saliti sui ponteggi della Cappella Sistina per vedere da vicino gli affreschi di Michelangelo durante il restauro del Giudizio universale avviato nel 1990. Fortuna sfacciata, ma opportunità non irripetibile.
Tra una quindicina d'anni saranno gli ultraquarantenni di oggi a ricordare ai giovani malcapitati colleghi un'esperienza simile. Tutto questo è reso possibile in generale dalla quantità enorme di capolavori assoluti da restaurare presenti in Italia, e nello specifico dall'iniziativa avviata nell'ottavo centenario dell'approvazione della Regola di san Francesco, dalla città di Assisi e dalla Comunità francescana conventuale del Sacro Convento, che promuovono un evento dedicato a Giotto e agli affreschi della Basilica di San Francesco.
Il progetto comprende innanzitutto il restauro dei dipinti murali di Giotto nella Cappella di San Nicola nella Basilica inferiore, ultimo atto di una importante attività di restauro e di studio durata anni. Questa parte dell'iniziativa è pensata come un cantiere aperto. Al maturo orgoglio di quanti ebbero la ventura di ammirare Michelangelo da vicino, si potrà da oggi affiancare l'immeritato vanto, che tra vent'anni si tramuterà in fierezza, di quelli che saliranno sulle impalcature per vedere da vicino la pennellata del grande pittore. Un "Giotto visto da vicino", per parafrasare una formula coniata dal cardinale Carlo Confalonieri nel suo libro su Pio XI e poi utilizzata a più riprese. Un Giotto la cui presenza, documentata nel 1309, lascia ancora aperti alcuni interrogativi tra gli studiosi.
Dopo avere ammirato "i colori di Giotto", dalla Cappella di San Nicola i visitatori potranno salire nella Basilica Superiore per ammirare le Storie francescane e da qui raggiungere, a pochi passi, il trecentesco Palazzo del Monte Frumentario, anch'esso da poco restaurato, per approfondire la conoscenza di quelle ventotto scene che compongono uno dei cicli pittorici più importanti della storia dell'arte.
In quegli ambienti sarà infatti allestita una mostra "virtuale" su "Giotto com'era", che offrirà ai visitatori la possibilità di conoscere l'aspetto originale delle storie di san Francesco della Basilica Superiore. Ma se l'intervento sui dipinti di San Nicola è un esempio di "recupero fisico" di un'opera d'arte, gli allestimenti che saranno realizzati al Monte Frumentario costituiscono il primo esempio in assoluto di un "recupero virtuale" di un ciclo pittorico, condotto alla luce di ricognizioni specialistiche dell'opera.
In particolare l'affresco dedicato alla conferma della Regola da parte di Innocenzo iii, scelto come immagine guida dell'evento, sarà riproposto in scala reale e in tre dimensioni. "Entrando", una persona per volta, nell'affresco si potrà assistere a una sorta di drammatizzazione:  i personaggi si animano e dialogano, con Innocenzo iii che accoglie Francesco e i suoi discepoli. Un'applicazione di realtà virtuale, ideata e coordinata dal Consiglio nazionale delle ricerche, che consente ai visitatori di agire all'interno con la scena in modo semplice e naturale, con il solo movimento del corpo. (marcello filotei)

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2010)

II sogno di Francesco in 3D


Grazie al CNR, con una ricostruzione in 3D, è ora possibile entrare virtualmente in una scena delle storie francescane affrescate da Giotto. Il pubblico viene coinvolto in un’esperienza multisensoriale, aumentando l’impatto emotivo della scena riprodotta. "I colori di Giotto" è stato organizzato sotto la cura di Giuseppe Basile nell'ambito delle celebrazioni dell'ottavo centenario della fondazione dell'Ordine francescano.

 Sito della Mostra


Attenzione: dopo poco più di un minuto c'è il parlato



IL SOGNO DI GIOTTO


Pier Paolo Pasolini
DECAMERON
"Il sogno di Giotto" 
.

Mensa del Povero Sant'Antonio

si parteee ...



Ma le foto  
                           dell'inaugurazione
le trovi QUI
sito dell'OFM

IL PANE SANT’ANTONIO CONTINUA A LIEVITARE !
… E AMPLIA IL SUO SERVIZIO AI POVERI

Ambulatorio medico - Centro d’ascolto Ampliamento della sala mensa - Servizio docce - Ristrutturazione dei servizi igenici - Sistemazione della cucina - Realizzazione di spogliatoi - Nuovo Magazzino vestiario e magazzino viveri 


Reprint 2007
dal blog
"INSIEME PER 
LE TERRE DI MEZZO"

Alla mensa S. Antonio
il piatto forte è l’accoglienza

cronache di un incontro

L’atmosfera è calda, solare, amichevole come il viso di fra’ Antonino. La visita guidata alla mensa S. Antonio delle Opere Antoniane è la prima iniziativa del progetto “Insieme per la notte”: oggi alle 15.30 la mensa ha aperto le porte ad un gruppo di volontari e cittadini di tutte le età.
I partecipanti in cerchio nella sala da pranzo hanno ascoltato la storia della mensa, presente a Roma dalla fine dell’800. Più di un secolo di storia che ha visto sfilare tanti poveri diversi, fotografando i mutamenti sociali della crescita italiana: dal 1895 le prime distribuzioni di pane ai disoccupati, alle vedove, passando per gli emigranti del Sud durante il boom economico, fino ad oggi in cui la mensa accoglie i nuovi flussi migratori e le più recenti povertà italiane. La sala è vuota durante la visita, eppure volti, voci e storie di vita lunghe un secolo sembrano trovare eco fra le sue pareti.
Ma è la filosofia che anima questo luogo, che crea un’atmosfera particolare: ogni giorno qui fino a 350 persone possono sedersi e trovare cibo e accoglienza. Non importa la religione, non importano i documenti, non importa se fuori ci si guadagna da vivere rubando o prostituendosi, qui c’è un posto per tutti, l’unica richiesta è il rispetto per gli altri. Ed è un posto vero per chi è abituato a non avere identità, perché c’è l’attenzione a non dare carne di maiale ai mussulmani, o di manzo agli induisti, ma soprattutto perché quello che non manca mai è un sorriso che ti accoglie.
Per scelta, nessuna sovvenzione per la mensa. Per scelta, perché non c’è obbligo di tessere o documenti per gli ospiti. E il cibo? Ci pensa la Provvidenza e i suoi amici che fanno donazioni.
E poi i progetti: l’allargamento della sala da pranzo, il raddoppio dei servizi igienici, la creazione di un servizio docce, tanto e tanto ancora, mentre il gruppo passa fra i vestiti accatastati, attraverso il magazzino, il corridoio, le sale.
Infine, la sorpresa: the e biscotti per tutti. E si inizia a parlare, a conoscersi, a scambiarsi opinioni e il sorriso di fra’Antonino sembra diventare contagioso. E’ proprio vero: qui, alla mensa S. Antonio, è l’accoglienza la vera specialità della casa!



5 giugno - Conferenza Ce.Mi.Ofs / "Francesco ... noi e l'elemosina" Incontro con il prof. Marco Bartoli


In occasione del prossimo incontro del CemiOFS, proseguono gli appuntamenti formativi sui temi di Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato

SABATO  5 GIUGNO  
ore 9.30 San Lorenzo Fuori Le Mura

avremo con noi il prof. MARCO BARTOLI, esperto di studi francescani e medievali, docente alla Lumsa e all'Antonianum. Ha lavorato alla nuova edizione delle Fonti Francescane. è anche uno dei fondatori della Comunità di Sant'Egidio. Ci offrirà una riflessione con ampio spazio alla condivisione.
L'incontro sarà anche occasione della presentazione del suo libro "Pater Pauperum" - Francesco, Assisi e l'elemosina, delle Edizioni Messaggero S.Antonio.
Il testo parte dalla provocazione del sindaco di Assisi di avrer proibito nella città del Santo il chiedere l'elemosina. La riflessione si amplierà a riflettere sul senso della povertà francescana.
Data la bella opportunità di avere con noi oltre ai nostri delegati, ci terremmo davvero alla vostra presenza come ministri e quacun'altro delle vostre fraternità.

Vi prego di confermare per mail o telefono la vostra partecipazione.

Vi aspettiamo!
Maria Grazia Di Tullio e Maria Neve
Consigliere Ofs Lazio - delegate Ce.Mi.Ofs


Pater pauperum - Francesco, Assisi e l'elemosina
di Marco Bartoli

Edizioni Messaggero
Padova
Prezzo 15,00 €


IN ALLEGATO UN ARTICOLO 
DA AVVENIRE DEL 15 MAGGIO (CLICCA)
La Comunità di Sant'Egidio è nata a Roma nel 1968, per iniziativa di un giovane, allora meno che ventenne, Andrea Riccardi. Iniziò riunendo un gruppo di liceali, come era lui stesso, per ascoltare e mettere in pratica il Vangelo. La prima comunità cristiana degli Atti degli Apostoli e Francesco d'Assisi sono stati i primi punti di riferimento.
Il piccolo gruppo iniziò subito ad andare nella periferia romana, tra le baracche che in quegli anni cingevano Roma e dove vivevano molti poveri, e cominciò un doposcuola pomeridiano (la “Scuola popolare”, oggi “Scuole della pace” in tante parti del mondo) per i bambini.
Da allora la comunità è molto cresciuta, e oggi è diffusa in più di 70 paesi di 4 continenti. Anche il numero dei membri della comunità è in crescita costante. Oggi sono circa 50.000, ma è assai difficile calcolare il numero di quanti in modo diverso sono raggiunti dalle diverse attività di servizio della comunità, come pure di quanti collaborano in maniera stabile e significativa proprio al servizio ai più poveri e alle altre attività svolte da Sant'Egidio senza farne parte in senso stretto.
Presentazione tratta
dal sito della Comunità

COMUNITA' DI SANT'EGIDIO 
clicca qui 

Sorella Acqua ... "bene comune"

Il Centro
Missionario
dell'Ofs
invita a prendere
in considerazione
di firmare per
i referendum


di Ce.Mi.Ofs Informa

La Kekaritomene




Ave, o Maria

Salutiamo ripetutamente, insistentemente Maria: “Piena di Grazia”. Questo appellativo non è tanto un titolo, quanto un nome! Il nome vero di Maria, dal momento che il testo evangelico originale lo fa usare dall’angelo al posto del nome Maria, nel salutare la Vergine, sostituendolo con una sola parola greca: Kekaritomene (cfr Lc 1,28). Maria è essenzialmente la “Piena di Grazia”, “plasmata dallo Spirito Santo, creatura nuova” (cfr L G 56) tutta santa, inserita in pieno nella Famiglia Trinitaria: “Figlia del Padre, Madre del Figlio, Sposa dello Spirito Santo”
Biancamaria Perfetti, ofs


Mensa di Sant'Antonio





CI SEI ANCHE TU?

Viene richiesta: - accoglienza dell'altro, essendo una mensa aperta a tutti; - disponibilità al servizio; - spirito di sacrificio per un impegno costante e continuativo. Farai parte dell'Onluss delle Opere Antoniane.
 Il lavoro richiesto consiste nell'accoglienza o nel servizio d'ordine, nella pulizia in sala pranzo, nella distribuzione dei pasti, nel lavaggio piatti o nella sistemazione del magazzino vestiario. La Mensa si trova in via Matteo Boiardo n. 21 (a due passi da San Giovanni), raggiungibile con la Metro A (fermata Manzoni) o con gli autobus 571, 3, 16, 85, 850, 87, 81, 714 e il tram n.3. 
Per contatti: fra' Antonino - scrivendo alla mail opereantoniane@yahoo.it
 

Volontari 
al via!
Finalmente! Riparte la Mensa di S. Antonio dopo un lungo periodo di lavori di ristrutturazion e dei locali. Cucina rimessa a nuovo, sala ampliata e con nuova strigliatura e bagni raddoppiati, questo è il primo consuntivo delle novità. Ma, l’intervento è stato anche di carattere strutturale, ovvero, inerente alla statica dell’edificio.
Le novità non sono finite, perché le Opere Antoniane, che hanno lasciato i vecchi locali – ora occupate dalla Pontificia Accademia Mariana Internationalis – si sono allargate e rinnovate negli uffici, con le docce e locali per l’immagazzinamento viveri e vestiario.
  
La Mensa ripartirà, intanto, “a scartamento ridotto” nei giorni di lunedì e martedì – venerdì e sabato. In seguito, pian piano, verrà a coprire l’intera settimana.

Nuovi servizi – e modalità di volontariato – si andranno aggiungendo alla tradizionale disponibilità per la Mensa:

- per l’assistenza alle docce, cui i bisognosi potranno accedere in giorni diversi tra uomini e donne;
- per i magazzini e il funzionamento del Centro;
- per l’affiancamento ai medici che si metteranno a disposizione per il funzionamento dell’ambulatorio.

Quest’ultima è la novità più di rilevo. I bisognosi verranno visitati solo per appuntamento e un medico sarà l’unico responsabile del settore. La nostra Rosita Taddeini ha donato l’arredamento e si è messa a disposizione quale medico pediatra.

Seconda novità di rilievo è che i volontari, in ottemperanza alle norme vigenti, dovranno essere garantiti dall’appartenenza ad una associazione Onluss (ovvero, senza scopo di lucro e per fini sociali) che comprenderà anche la copertura assicurativa. Si tratterà di versare una piccola cifra per l’iscrizione all’Associazione.
Strettamente correlato a quest’aspetto è la richiesta ai volontari, nel momento di prendersi l’impegno, di farsene carico coscienziosamente, garantendo una sostanziale continuità della propria opera.  (ms)

 Nella foto: Fra'Antonino Clemenza, direttore delle Opere Antoniane