LE CARAMELLE DU ABDELLA'. corrispondenza dall' Eritrea di Rosa Antonucci


Ogni anno Abdellà, unico musulmano a servizio nell’ospedale (come assistente sanitario nonchè mio interprete), porta a tutti i colleghi le caramelle di Id-al-Fitr, a festeggiare insieme il rinnovato impegno di seguire Dio nella pace e nell’amore per l’altro”.

Le caramelle di Abdellà

Il digiuno, la preghiera, la carità
tre atti al centro del Ramadan


L’ultimo giorno dell’anno secondo il calendario G’z, ancora usato dalla Chiesa Copta,  è coinciso quest’anno con la festa islamica di “Id-al-Fitr”, che segna la conclusione del mese di - Romodan (secondo la dizione eritrea), ossia di digiuno in memoria del dono del Corano da parte di Dio al profeta Mohammed.
Per 11 mesi l’anno i fedeli si dedicheranno alle loro attività, ma 1 mese sarà consacrato ad Allah Dio, come prescritto.

Come nella tradizione ebraica prima e cristiana poi, il digiuno deve essere accompagnato da una maggiore costanza nella preghiera, dall’astensione da ogni male e da una particolare sollecitudine verso i poveri.

Il digiuno – Diversamente dal nostro digiuno, nel mese di Romodan non è prescritta alcuna astensione da un particolare tipo di cibo, ma il fedele deve astenersi da tutti i cibi durante tutta la giornata, dall’alba al tramonto, indipendentemente dalla sua attività lavorativa. Poichè l’inizio del Romodan viene stabilito ogni anno dalle autorità religiose in base ai cicli lunari, non cade sempre nello stesso periodo dell’anno; d’altra parte il sorgere e il tramonto del sole avvengono in momenti diversi nei vari Stati di religione islamica, per cui in ogni regione viene indicata l’ora esatta di inizio e fine del digiuno quotidiano; tuttavia, lì dove la mancanza di orologi o di mezzi di comunicazione impediscono alla piccola comunità o al singolo di seguire le indicazioni nazionali, esiste una regola generale per sancire l’inizio del digiuno quotidiano che si basa sulla capacità di distinguere alla luce naturale un filo bianco da uno nero. Alla sera dopo il tramonto del sole e dopo la preghiera, il fedele potrà mangiare liberamente.




La preghiera – Durante tutto l’anno, il musulmano è tenuto a pregare almeno cinque volte al  giorno, ad orari stabiliti. A questa preghiera, che nel mese di Romodan deve essere più fervente e costante, si aggiunge una più frequente recita della corona (simile al nostro rosario) in cui si ripetono come una preghiera del cuore le invocazioni “Subhan-Allah” (Dio è potente) “Al-hamdulilah” (Dio sia ringraziato) “Allah-hu-akber” (Dio è grande), e la preghiera notturna in moschea, cui partecipano tutti, anche le donne e i bambini. Gli ultimi 10 giorni del mese di digiuno, si prega tutta la notte.

Carità verso i bisognosi – Il digiuno e la preghiera deve accompagnarsi ad un cambiamento dello stile di vita che faccia posto alla condivisione con i bisognosi. In particolare l’ultimo giorno del digiuno, ogni famiglia prepara dei beni di prima necessità o l’equivalente in denaro, calcolato per ogni membro della famiglia, inclusi i bambini, e li dona ad una famiglia povera, perchè anche questa possa festeggiare degnamente l’Id-al-Fitr.

La comunità – Oltre l’appuntamento serale in moschea, dove è possibile, per la preghiera e gli insegnamenti dell’imam, almeno una volta durante il
mese di digiuno, tutti gli abitanti del villaggio si riuniscono per consumare insieme il pasto serale.
La famiglia – La preghiera durante il mese di digiuno è soprattutto personale o celebrata all’interno della famiglia. L’ultimo giorno poi, come simbolo di rinnovamento e di festa, il capofamiglia regala dei vestiti nuovi a tutti che saranno indossati per la celebrazione conclusiva del digiuno in moschea.
E a noi?
Rosa Antonucci, ofs