“Ogni anno Abdellà, unico musulmano a servizio
nell’ospedale (come assistente sanitario nonchè mio interprete), porta a tutti
i colleghi le caramelle di Id-al-Fitr, a festeggiare insieme il rinnovato
impegno di seguire Dio nella pace e nell’amore per l’altro”.
Le caramelle di Abdellà
Il digiuno, la
preghiera, la carità
tre atti al centro
del Ramadan
L’ultimo giorno dell’anno secondo il calendario G’z, ancora usato dalla
Chiesa Copta, è coinciso quest’anno con
la festa islamica di “Id-al-Fitr”, che segna la conclusione del mese di - Romodan (secondo la dizione
eritrea), ossia di digiuno in memoria del dono del Corano da parte di Dio al
profeta Mohammed.
Per 11 mesi l’anno i fedeli si dedicheranno alle loro attività, ma 1 mese sarà consacrato ad Allah
Dio, come prescritto.
Come nella tradizione ebraica prima e cristiana poi, il digiuno deve
essere accompagnato da una maggiore costanza nella preghiera, dall’astensione
da ogni male e da una particolare sollecitudine verso i poveri.
Il digiuno –
Diversamente dal nostro digiuno, nel mese di Romodan non è prescritta alcuna
astensione da un particolare tipo di cibo, ma il fedele deve astenersi da tutti
i cibi durante tutta la giornata, dall’alba al tramonto, indipendentemente
dalla sua attività lavorativa. Poichè l’inizio del Romodan viene stabilito ogni
anno dalle autorità religiose in base ai cicli lunari, non cade sempre nello
stesso periodo dell’anno; d’altra parte il sorgere e il tramonto del sole
avvengono in momenti diversi nei vari Stati di religione islamica, per cui in
ogni regione viene indicata l’ora esatta di inizio e fine del digiuno
quotidiano; tuttavia, lì dove la mancanza di orologi o di mezzi di
comunicazione impediscono alla piccola comunità o al singolo di seguire le
indicazioni nazionali, esiste una regola generale per sancire l’inizio del
digiuno quotidiano che si basa sulla capacità di distinguere alla luce naturale
un filo bianco da uno nero. Alla sera dopo il tramonto del sole e dopo la
preghiera, il fedele potrà mangiare liberamente.
La preghiera – Durante
tutto l’anno, il musulmano è tenuto a pregare almeno cinque volte al giorno, ad orari stabiliti. A questa preghiera,
che nel mese di Romodan deve essere più fervente e costante, si aggiunge una
più frequente recita della corona (simile al nostro rosario) in cui si ripetono
come una preghiera del cuore le invocazioni “Subhan-Allah” (Dio è potente)
“Al-hamdulilah” (Dio sia ringraziato) “Allah-hu-akber” (Dio è grande), e la
preghiera notturna in moschea, cui partecipano tutti, anche le donne e i
bambini. Gli ultimi 10 giorni del mese di digiuno, si prega tutta la notte.
Carità verso i bisognosi – Il digiuno e la preghiera deve accompagnarsi ad un cambiamento dello
stile di vita che faccia posto alla condivisione con i bisognosi. In
particolare l’ultimo giorno del digiuno, ogni famiglia prepara dei beni di
prima necessità o l’equivalente in denaro, calcolato per ogni membro della
famiglia, inclusi i bambini, e li dona ad una famiglia povera, perchè anche
questa possa festeggiare degnamente l’Id-al-Fitr.
La comunità – Oltre
l’appuntamento serale in moschea, dove è possibile, per la preghiera e gli
insegnamenti dell’imam, almeno una volta durante il
mese di digiuno, tutti gli abitanti del villaggio si riuniscono per
consumare insieme il pasto serale.
La famiglia – La preghiera durante il mese di digiuno è soprattutto
personale o celebrata all’interno della famiglia. L’ultimo giorno poi, come
simbolo di rinnovamento e di festa, il capofamiglia regala dei vestiti nuovi a
tutti che saranno indossati per la celebrazione conclusiva del digiuno in
moschea.
E a noi?
Rosa
Antonucci, ofs