ROMA A PRIMAVERA

                   L’aere s’agita lieve
                    alla brezza primaverile,
   solleva delicatamente
un bianco vortice di petali,
che danzando, incipriano
il grigio asfalto delle strade
.
Le acacie vestono a nuovo la città
e le pieghe delle vesti ondeggiano
perché le piccolissime, candide foglie
vibrano, percosse da un nuovo vigor di vita.

Il sole gioca silenzioso, intanto,
fra le gemme degli alberi maestosi
dei lunghi viali di Roma antica,
accarezza dei giardini il verde manto,
scherza fra i pilastri dei ponti famosi.

Veramente la primavera è nostra amica,
strappa prepotente al cuore
un canto di gioia e ringraziamento
per tutti questi doni d’amore,
se pur nella fugace visione di un momento.

                                                                  
                                                         Rosita Taddeini, ofs

COME UNO SQUILLO DI TROMBA....


Tutta la storia del Cristianesimo si riassume in due eventi : Cristo morì, poi risorse. E’ su questo che si basa la nostra fede. La contraddizione massima che l’uomo da sempre sperimenta – quella tra la vita e la morte – è stata superata. Ora la contraddizione più radicale non è tra il vivere e morire , ma tra il vivere “ per il Signore “ e il vivere per se stessi”. Vivere per se tessi è il nuovo nome della morte.

Forse soltanto quando giungeremo in Paradiso comprenderemo in pieno il dramma in cui l’uomo è precipitato dopo il peccato originale. L a morte che spezza la vita, i sogni, gli affetti, che falcia la speranza e ci rende schiavi, terrorizzati ed incapaci d’amare, moralmente decomposti come un giorno lo saremo fisicamente. La risposta di Dio  è la resurrezione di Cristo, garanzia della nostra. Può una madre dimenticare il suo bambino, così da non commuoversi per il figlio  delle sue viscere? ( Is. 49,15). E’ il Signore stesso che ripete ora alla sua Chiesa “ Io ero morto, ma ora vivo per sempre ed ho potere sopra la morte e sopra gli inferi” ( Ap. 1,18 ) A coloro che soffrono nell’anima e nel corpo, anziani, ammalati che si sentono inutili e di peso per la società e guardano forse con invidia dal loro letto, il mondo dei sani, ricordiamo come si è comportato Dio, ricordiamo la sua kenosi in una stalla, la vita umile e nascosta dell’operaio, la morte violenta riservata ai criminali.

Dio per salvarci dalla morte ha inventato il suo annientamento. Agli uomini ed alla stessa Chiesa, tentata spesso di scoraggiamento e di “ tiepidezza “, bisognosa di ritrovare il suo fervore d’un tempo, occorre far giungere come uno squillo di tromba il grido pasquale “ Enìchesen – ha vinto!” E’ ora che si realizzi nella vita di ciascuno di noi quell’essere battezzati nella sua morte, è ora che qualcosa del vecchio uomo ci crolli addosso, si stacchi da noi e rimanga sepolto per sempre nella passione di Cristo. Basta col tempo trascorso a giustificare  noi stessi e incolpare gli altri. Basta con le polemiche inutili tra credenti stessi e cattolici. Buona parte dei mali  e dell’infelicità che affliggono le famiglie, la società e la Chiesa, dipendono dal fatto che ognuno giudica  e mette sotto accusa gli altri, anziché accusare e giudicare se stesso. Pensiamo che siano gli altri a dover cambiare ma non pensiamo mai seriamente a cambiare noi stessi. E’ questa la sola rivoluzione che può rendere il mondo migliore. E non pensiamo di avere tanto tempo a disposizione…

La notte prima che crollasse, in Friuli, la diga del Vajont, il 9 ottobre 1963, provocando quell'immane sciagura, furono uditi degli scricchiolii provenire da quella parte, senza che nessuno vi facesse caso.
Ebbene, qualcosa del genere sta avvenendo intorno a noi, se lo sappiamo ascoltare. Questo mondo che ci siamo co­struiti, impastandolo d’ingiustizia e di disinvolta ribellione ai comandamenti di Dio, scricchiola. C'è odore di bruciato nell'aria. Se fosse ancora in vita, Giovanni Battista gride­rebbe: «La scure è alla radice, la scure è alla radice. Ravve­detevi!» (cf Mt 3, lO).
Il mondo stesso non credente avverte confusamente que­sta minaccia che è nell'aria, ma reagisce in maniera del tut­to diversa: costruendo rifugi antiatomici! Ci sono nazioni che investono in ciò una parte notevole del loro bilancio. Co­me se con ciò si risolvesse il problema! Anche noi credenti siamo alla ricerca di un rifugio antiatomico, ma il nostro ve­ro rifugio antiatomico, la nostra "arca di Noè", è proprio questo: il pentimento dei peccati. Infatti nulla e nessuno po­trà far paura a chi ha posto il suo cuore sulla salda roccia che è Dio. 
Egli canta con il salmista:

  • «Dio è per noi rifugio e forza,aiuto sempre vicino nelle angosce.
    Perciò non temiamo se trema la terra,
    se crollano i monti nel fondo del mare».    
    (Sal 46, 1 s)

  • Al mondo scatenato che mi minaccia di distruzione, possiamo dire nella fede: «Tu non hai, per farmi del male, la millesima parte della forza che io ho per sopportar­lo!». Perché «tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4, 13). In colui che ha detto: «Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo»