BENEDETTO XVI E SAN FRANCESCO


Francesco con gli occhi del Papa teologo


La Libreria Editrice Vaticana e L'Unione Conferenze dei Provinciali Francescani d'Italia, ha pubblicato un volume che raccoglie 101 discorsi di Papa Benedetto XVI nei sei anni di Pontificato sul tema del francescanesimo e alcune icone significative del mondo francescano.
Segnaliamo questa significativa iniziativa editoriale perchè sicuri dell'utilità per le nostre fraternità e dell'interesse del pensiero del Papa.
Il volume “BENEDETTO XVI E S. FRANCESCO – Storia, Teologia, Catechiesi, Spiritualità” (a cura di fr Gianfranco Grieco e il coordinamento editoriale di Fr Paolo Fiasconaro) è corredato da una interessante introduzione dell'Autore, il quale mette in luce l'anima francescana di questo Papa che ci aiuta a comprendere la statura carismatica di Francesco e dei suoi figli migliori, a seguirne le orme e la preziosa eredità sempre attuale.
 Il volume è una miniera di intuizioni di Papa Ratzinger sulle figure più autentiche della spiritualità francescana.

Dal sito dell’OFS d’Italia



Assisi - Apertura dell’VIII Centenario della fondazione dell’Ordine delle Sorelle Povere di Santa Chiara



L’apertura dell'VIII Centenario è avvenuta il 16 aprile 2011 con una veglia di preghiera nella Cattedrale di S. Rufino di Assisi, presieduta dal Vescovo di Assisi, S.E. Mons. Domenico Sorrentino. Da lì è partita, poi, una processione che, dopo una statio presso il Protomonastero di santa Chiara, il Monastero di San Quirico e quello di santa Coletta, ha raggiunto la Porziuncola, dove il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori ha accolto i convenuti e ha concluso la veglia di preghiera. Vedi: www.ofm.org


Messaggio del Ministro Regionale Remo Di Pinto
in occasione della Santa Pasqua.

 
E’ stato inviato alle fraternità in occasione della Santa Pasqua l’annuale messaggio del Ministro regionale OFS, che quest’anno prende spunto dall’esperienza di vita nella Fede di due straordinarie donne, Chiara e Maria.
Quest’anno si ricordano gli 800 anni della “chiamata” di Santa Chiara e “fondazione” del Secondo Ordine: la domenica delle Palme del 1211 Chiara lascia la casa paterna per raggiungere Francesco e i frati alla Porziuncola (vedi riquadro in basso). (ms)

 
Fratelli e sorelle carissimi, il Signore ci doni la Sua Pace!

La notte di 800 anni fa, la giovane Chiara usciva definitivamente dalla sua casa, per raggiungere la Porziuncola e incontrare Francesco e i suoi frati, per abbracciare lo stesso ideale evangelico.
Proiettando la memoria di questa felice ricorrenza nel tempo particolare che vivremo di qui in avanti con la “settimana santa” e a seguire con la Santa Pasqua e il suo tempo liturgico, mi colpisce in particolare l’immagine della casa, casa da lasciare, casa che accoglie, casa della fraternità, che struttura il nostro attuale cammino e ci offre due straordinarie compagne di viaggio: Chiara e Maria.
C’è una casa da lasciare, per rispondere a un progetto d’amore: Chiara ha chiuso dietro di se la porta della sua casa natale, lasciando le apparenti sicurezze per affrontare il buio del sentiero che l’ha condotta verso la Porziuncola, un coraggio animato dalla fiducia nell’Amante, che ha scoperto nell’ abbraccio dei fratelli che l’attendevano insieme a Francesco … lì ha sposato il progetto voluto per lei ed ha trovato la sua “casa”.
Anche a noi è richiesto continuamente di lasciare qualcosa di nostro per rispondere ad una chiamata d’amore che espropria e apre all’abbraccio dei fratelli.
Anche a noi è dato di sperimentare le umane angosce della solitudine nel “buio della notte”. Anche a noi è offerto il dono della gioia di una vita nuova che si realizza nell’abbraccio dei fratelli che costituiscono la nostra “casa”.
C’è una casa della fraternità: Dopo la risurrezione di Gesù, insieme a Maria e attorno a lei, la comunità degli apostoli si ritrova e cresce. La casa è lo spazio dove raccogliersi e aprirsi all’altro, per costruire un sogno, per crescere insieme. Si raccolgono, ma non solo per se.
La casa diventa una finestra aperta sul mondo, e sul cielo, il centro da cui partire per la missione sul mondo. Gli apostoli che si riuniscono nella casa di Gerusalemme, come avviene per noi nelle “case” delle nostre Fraternità, costruiscono il linguaggio comune, elaborano comportamenti e scelte.
L’esperienza della casa come “casa comune”, diventa modello per la costruzione di un mondo fatto di fraternità. La Chiesa e una società pacifica, sorgono da questa casa, che offre una nuova visione del mondo e dei rapporti umani.
Attraverso queste tre tappe, auguro a me e a ciascuno di voi di vivere questo tempo di grazia, passando dall’esproprio personale all’accoglienza, per vivere la missione come frutto del dono dell’esperienza di fraternità.

Il messaggio continua poi ricordando come sia

“necessario prestare molta attenzione alla cura di quanti sono ancora nel percorso formativo iniziale, favorendo la loro partecipazione a questo corso, che è mirato alla loro crescita e all’accoglienza nella comune “casa”.

La lettera si chiude ricordando gli appuntamenti i programma e con gli auguri per la Santa Pasqua.

 

la consacrazione di santa Chiara alla Porziuncola è l’episodio ritenuto idealmente come l'origine dell'Ordine delle Clarisse.

Domenica delle Palme 1211 - 2011
VIII Centenario Fondazione dell’Ordine di S. Chiara

Si sono aperte la Domenica delle Palme, le celebrazioni per l’ VIII Centenario della Consacrazione di Santa Chiara, avvenuta nella notte della Domenica delle Palme del 1211, allorché la giovane assisana fuggì dalla casa paterna per raggiungere la piccola chiesa della Porziuncola ad Assisi, dove viveva Francesco con i suoi frati, con il desiderio di seguire il suo ideale evangelico.

Qui, con la tonsura dei capelli, iniziò una vita di penitenza e di consacrazione, condivisa in breve tempo da altre giovani del luogo: un movimento destinato a coinvolgere negli anni e nei secoli, donne di diversi Paesi e Continenti.

Il centenario prevede iniziative liturgiche e manifestazioni di carattere culturale e spirituale. Le celebrazioni avranno altri momenti importanti, come la Festa della Domenica delle Palme del prossimo anno, e si concluderanno nel giorno della festa di S. Chiara l’11 agosto del 2012.

Mentre sentiamo di stare in piena comunione con le sorelle clarisse, e gioire con loro, invitiamo tutti i francescani secolari d’Italia e le fraternità a sostenere e promuovere tutte quelle iniziative che fanno memoria di questo evento, e che anche attingendo alla storia offre un nuovo slancio per rinnovare la volontà di servire la chiesa.
I monasteri delle nostre sorelle offrono un valido contributo per la “formazione alla vita secondo lo Spirito”: alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo, nel silenzio della preghiera e nella rinuncia a ogni bene materiale ci si educa alla libertà e si opera quell’essenziale discernimento che porta a scrutare i “segni dei tempi” per una incisiva testimonianza del Vangelo nell’oggi della storia.


SONO LA TUA CARNE INFERMA....


Non posso fare a meno di notare , specie in questi tempi liturgici “ forti “ come le chiese si riempiano in maniera crescente raggiungendo il culmine nella Solennità. Forse più a Natale che a Pasqua, ma questa è solo una mia opinabile considerazione. Durante i  “tempi ordinari” è facile vedere invece quasi sempre le stesse facce. A volte basta reclinare un’invito per suscitare  meraviglia:  No, oggi non posso, vado a Messa e prima desidero confessarmi. I volti s’irrigidiscono. Lo stupore e l’imbarazzo  lasciano il posto a qualche commento : anch’io sono credente… ma certi preti… e la Chiesa poi!!!! Non ne parliamo, credo in Gesù e basta! 
Evidentemente non tutti gli articoli del Credo sono recepiti con convinzione. Forse tu dici: «Ma come, e l'incoerenza della Chiesa? e gli scandali, perfino di alcuni papi?». Dici questo, però, perché ragioni umanamente, da uomo carnale, e non riesci ad ac­cettare che Dio manifesti la sua potenza e il suo amore at­traverso la debolezza. Non riuscendo a ottenere l'innocenza da te stesso, la pretendi dalla Chiesa, mentre Dio ha deciso di manifestare la sua gloria e la sua onnipotenza proprio attraverso questa terribile debolezza e imperfezione degli uo­mini, compresi gli "uomini di Chiesa", e con essa ha formato la sua sposa, che è meravigliosa proprio perché esalta la sua misericordia. Il Figlio di Dio è venuto in questo mondo e, da buon falegname qual era diventato alla scuola di Giuseppe, ha raccolto i pezzetti di tavole più sgangherati e bi­torzoluti che ha trovato e con essi ha costruito una barca che tiene il mare da duemila anni.
I peccati della Chiesa! Credi tu che Gesù non li conosca meglio di te? Non sapeva egli per chi moriva, dove erano in quel momento i suoi apostoli? Ma egli ha amato questa Chiesa reale, non quella immaginaria e ideale. E’ morto «per renderla santa e immacolata», non perché era santa e immacolata. Cristo ha amato la Chiesa «in speranza»; non solo per quello che "è", ma anche per quello che "sarà": la Gerusalemme celeste «pronta come Sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21, 2). Ma perché, poi, questa nostra Chiesa è così povera e len­ta? Ce lo siamo mai domandato? Don Primo Mazzolari, che non era certo un uomo abituato a lusingare la Chiesa istitu­zionale, ha scritto: «Signore, sono la tua carne inferma; ti peso come croce che pesa, come spalla che non regge. Per non lasciarmi a terra, ti carichi anche del mio fardello e  cammini come puoi. E tra coloro che tu porti c'è qualcuno che ti fa colpa di non camminare secondo le regole e accusa di lentezza anche la tua Chiesa, dimenticando che, carica com'è di scorie umane che non può né vuole buttare a mare (sono i suoi figlioli!), il portare vale più dell'arrivare».
      La Chiesa va lenta, certo. Va lenta nell'evangelizzazione, nel rispondere ai segni dei tempi, nella difesa dei poveri e in tante altre cose. Ma sapete perché va lenta? Perché porta sulle spalle noi che siamo ancora pieni di zavorra di pecca­to. I figli accusano la madre di essere piena di rughe e que­ste rughe, come avviene anche sul piano naturale, sono pro­prio essi che gliele hanno procurate. Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei perché fosse «senza mac­chia», e la Chiesa sarebbe senza macchia, se non avesse noi! La Chiesa avrebbe una ruga in meno, se io avessi commes­so un peccato in meno. A uno dei Riformatori che lo rimpro­verava di rimanere nella Chiesa cattolica, nonostante la sua "corruzione", Erasmo di Rotterdam rispose un giorno: «Sopporto questa Chiesa, in attesa che divenga migliore, dal momento che anch'essa è costretta a sopportare me, in attesa che io divenga migliore».

                                                                                                         Antonio Fasolo, ofs

 Cfr. RANIERO CANTALAMESSA – Noi predichiamo Cristo crocifisso
 Milano 1994





editoriale






Le grandi catastrofi, specie nel mondo globalizzato, impressionano e ci richiamano alla miseria della condizione umana,contrassegnata inesorabilmente dalla sofferenza e dalla morte.
Ogni uomo nasce inchiodato a una croce e su quella muore. Nessuno è mai riuscito a schiodarlo. "A causa del peccato è entrata la morte nel mondo" (S. Paolo). "La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo" (Libro della Sapienza).
Dio infatti aveva creato l'uomo in una condizione felice, esente dalla sofferenza e dalla morte, e predestinato alla gioia del cielo.
Il Padre ha inviato il Figlio "negli inferi della condizione umana" (Benedetto XVI), per liberarci dal male e dalla morte e per ridonarci la vita immortale.
Ora dobbiamo guardare alla nostra condizione umana alla luce di Gesù risorto. Gli uomini sono chiamati per grazia a partecipare allo splendore della sua gloria.
La terra non è più un'immensa tomba senza speranza, ma il luogo della resurrezione dei morti. Dio governa il mondo con infinita sapienza e, se permette un male, ne trae un bene maggiore. Tocca a noi comprendere il messaggio che viene dagli avvenimenti.
Dopo quello che è accaduto in Giappone gli uomini hanno incominciato a riflettere sul pericolo di autodistruzione che incombe sull'umanità. Saranno capaci di evitare la distruzione della terra?

COME UNO SQUILLO DI TROMBA



Tutta la storia del Cristianesimo si riassume in due eventi : Cristo morì, poi risorse. E’ su questo che si basa la nostra fede.
La contraddizione massima che l’uomo da sempre sperimenta – quella tra la vita e la morte – è stata superata. Ora la contraddizione più radicale non è tra il vivere e morire , ma tra il vivere “ per il Signore “ e il vivere per se stessi”. Vivere per se tessi è il nuovo nome della morte.
Forse soltanto quando giungeremo in Paradiso comprenderemo in pieno il dramma in cui l’uomo è precipitato dopo il peccato originale. L a morte che spezza la vita, i sogni, gli affetti, che falcia la speranza e ci rende schiavi, terrorizzati ed incapaci d’amare, moralmente decomposti come un giorno lo saremo fisicamente. La risposta di Dio  è la resurrezione di Cristo, garanzia della nostra. “Può una madre dimenticare il suo bambino, così da non commuoversi per il figlio  delle sue viscere?( Is. 49,15).
 E’ il Signore stesso che ripete ora alla sua Chiesa “ Io ero morto, ma ora vivo per sempre ed ho potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap.1,18). A coloro che soffrono nell’anima e nel corpo, anziani, ammalati che si sentono inutili e di peso per la società e guardano forse con invidia dal loro letto, il mondo dei sani, ricordiamo come si è comportato Dio, ricordiamo la sua kenosi in una stalla, la vita umile e nascosta dell’operaio, la morte violenta riservata ai criminali.
Dio per salvarci dalla morte ha inventato il suo annientamento. Agli uomini ed alla stessa Chiesa, tentata spesso di scoraggiamento e di “tiepidezza “, bisognosa di ritrovare il suo fervore d’un tempo, occorre far giungere come uno squillo di tromba il grido pasquale

“ Enìchesen – ha vinto!”

E’ ora che si realizzi nella vita di ciascuno di noi quell’essere battezzati nella sua morte, è ora che qualcosa del vecchio uomo ci crolli addosso, si stacchi da noi e rimanga sepolto per sempre nella passione di Cristo.
- Basta col tempo trascorso a giustificare  noi stessi e incolpare gli altri. - Basta con le polemiche inutili tra credenti stessi e cattolici. - Buona parte dei mali  e dell’infelicità che affliggono le famiglie, la società e la Chiesa, dipendono dal fatto che ognuno giudica  e mette sotto accusa gli altri, anziché accusare e giudicare se stesso. Pensiamo che siano gli altri a dover cambiare ma non pensiamo mai seriamente a cambiare noi stessi. E’ questa la sola rivoluzione che può rendere il mondo migliore.
E non pensiamo di avere tanto tempo a disposizione …
La notte prima che crollasse, in Friuli, la diga del Vajont, il 9 ottobre 1963, provocando quell'immane sciagura, furono uditi degli scricchiolii provenire da quella parte, senza che nessuno vi facesse caso.
Ebbene, qualcosa del genere sta avvenendo intorno a noi, se lo sappiamo ascoltare. Questo mondo che ci siamo costruiti, impastandolo d’ingiustizia e di disinvolta ribellione ai comandamenti di Dio, scricchiola. C'è odore di bruciato nell'aria. Se fosse ancora in vita, Giovanni Battista griderebbe: «La scure è alla radice, la scure è alla radice. Ravvedetevi!» (cf Mt 3, lO).
Il mondo stesso non credente avverte confusamente questa minaccia che è nell'aria, ma reagisce in maniera del tutto diversa: costruendo rifugi antiatomici! Ci sono nazioni che investono in ciò una parte notevole del loro bilancio. Come se con ciò si risolvesse il problema!
Anche noi credenti siamo alla ricerca di un rifugio antiatomico, ma il nostro vero rifugio antiatomico, la nostra "arca di Noè", è proprio questo: il pentimento dei peccati. Infatti nulla e nessuno potrà far paura a chi ha posto il suo cuore sulla salda roccia che è Dio. Egli canta con il salmista:
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«Dio è per noi rifugio e forza,
aiuto sempre vicino nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se crollano i monti nel fondo del mare». (Sal 46,1 s)

Al mondo scatenato che mi minaccia di distruzione, possiamo dire nella fede: «Tu non hai, per farmi del male, la millesima parte della forza che io ho per sopportarlo!». Perché «tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4, 13). In colui che ha detto: «Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33).

Antonio Fasolo, ofs