CORSO FORMAZIONE O.F.S. 2011-2012


Corso di Formazione O.F.S. Lazio

FRATERNITA’ IN COMUNIONE
Alla ricerca di senso tra limiti e possibilità



E’ un itinerario triennale di sei incontri l’anno, e siamo al secondo anno, per poter …

- … approfondire e incarnare nella quotidianità la relazione, la comunione e la scelta, come strutture dell’essere e dell’agire della persona …

-  attraverso il riconoscimento delle potenzialità che abitano in noi e nei fratelli …

- …. e crescere nella progettualità comune rafforzando la scelta personale e aprendosi alla dimensione fraterna e sociale secondo gli strumenti propri della persona e del messaggio evangelico.


L’iscrizione al corso avviene attraverso la sottoscrizione di una quota annuale di 50 euro da versare in apertura dei lavori, il 12 novembre 2011, dalle 8,30 alle 9.
Ai frequentanti verrà rilasciato un attestato annuale di partecipazione.


PROGRAMMA 2011-2012


12 novembre (h 8,30-13,00)
L?ASPETTO UMANO: STRUTTURA ANTROPOLOGICA DELL'UOMO

IN QUANTO ESSERE UMANO.

14 gennaio (h 9,00 – 13,00)
L’ASPETTO TEOLOGICO. IL DIO TRINO,
RELAZIONE AD INTRA E AD EXTRA

11 febbraio
LA SPIRITUALITA’ FRANCESCANA.
FRANCESCO E CHIARA E LA RELAZIONE CON DIO

10 marzo
LA VITA PERSONALE. ILRAPPORTO CON DIO: LA PREGHIERA

14 aprile
LA VITA DI FRATERNITA’, LE NOSTRE RELAZIONI, LE DINAMICHE,
I LIMITI, GLI ERRORI

12 maggio
LA VITA SOCIALE E LA MISSIONE, LA RESPONSABILITA'

LA GIUSTIZIA SOCIALE, L'ANNUNCIO DI VERITA'

SANTA CAMILLA BATTISTA VARANO. linee biografiche

Ad un anno dalla canonizzazione di Santa Camilla Battista Varano pubblichiamo un breve ritratto a firma di Cesare Catarinozzi e pubblicato su Squilla Francescana in occasione del lieto evento.


Figlia illegittima di Giulio Cesare Da Varano signore di Camerino, Camilla nacque il 9 aprile 1458 e crebbe a corte sotto lo sguardo di Giovanna Malatesta sposa del “magnifico signore”.
Molte notizie della sua vita le ha descritte lei stessa in una lunga lettera autobiografica (conosciuta come vita spirituale) diretta al francescano Domenico da Leonessa che indirettamente aveva fatto iniziare il suo cammino interiore quando, predicando a Camerino il venerdì santo del 1466 o 1468 e descrivendo la Passione di Gesù, colpì la fantasia della bambina che poco tempo dopo fece voto di piangere almeno una lacrima ogni venerdì sulla Passione di Cristo, secondo l’esortazione del predicatore.
Però quanto dapprima sembrava un gioco, le costò sempre più fatica, perché la ragazza, educata in lettere antiche e moderne, confesserà che si sentiva più incline al canto, alla danza e agli svaghi che a devozione e pie letture e la vista di persone consacrate la irritava. Solo la sua indomita volontà supplì l’entusiasmo perduto per la preghiera del venerdì:
“Beata quella creatura che per nessuna tentazione tralascia il bene incominciato!”.
  Sui diciotto anni d’età cominciò a sentire interiormente l’invito a farsi suora, ciò le ripugnava perché “non si sentiva il cuore libero da alcune passioni, di cui deve essere totalmente libero chi veramente vuol servire Dio”.
Nonostante il contrasto, perseverò nella preghiera da cui ritraeva “una certa tranquillità e pace”; la resistenza all’invito divino cessò un venerdì e, dopo un forte conflitto psico-fisico da farla abbondantemente sudare, la ventunenne Camilla decise di offrire la vita a Cristo, il quale iniziò subito a ricolmarla di straordinarie esperienze mistiche. Ma iniziò l’opposizione paterna durata due anni e mezzo e fatta di lusinghe, minacce, prigione. Il 14 novembre 1481 poté entrare nel monastero delle Sorelle Povere di santa Chiara a Urbino, assumendo il nome si suor Battista. Durante il noviziato appuntò le parole udite da Cristo fino allora, nel corso di visioni, riscrivendole nel 1491: è l’opera I ricordi di Gesù.

Per disposizione dei superiori, con otto consorelle lasciò Urbino per il nuovo monastero di Camerino che lei volle fondato sulla Regola di santa Chiara senza attenuanti. Nell’anno di permanenza al monastero di Urbino il Signore le aveva rivelato le sofferenze provate nel cuore durante la passione, che diventarono l’argomento principe della meditazione di Camilla Battista.   Poco prima dell’agosto 1488 lei ebbe un’insistente ispirazione a mettere sulla carta quelle rivelazioni e Cristo stesso le suggerì l’artificio dell’anonimato. Così suor Battista finge di averne sentito parlare da una suora di Urbino. I dolori mentali di Gesù nella sua Passione è la più nota opera della santa che scrive:
      “essendo Gesù persona divina, l’amore del suo cuore era infinito, di conseguenza non ebbero limiti anche i suoi dolori interiori (mentali), raggiungendo il culmine nell’agonia dei Getzemani, perciò dice: “come chi si accontenta di una goccia di miele all’esterno di un vaso non sa quanto è racchiuso all’interno, così chi meditando si ferma al dolore fisico del Signore non l’infinita sofferenza che Egli provò nel cuore”.
Poco tempo dopo Camilla Battista provò un altro genere di sofferenze. Nel 1502 Cesare Borgia detto il Valentino, figlio di papa Alessandro VI, aveva iniziato a spodestare i signorotti del territorio pontificio per renderlo tutto direttamente soggetto al governo pontificio. 
A Camerino Giulio Cesare da Varano preparò la difesa insieme ai figli Venanzio, Annibale e Pirro, dopo aver inviato a Venezia il figlio minore Giovanni Maria con la madre e il tesoro di stato per salvare la dinastia e aver fatto partire l’amata Camilla con una consorella alla volta di Fermo. Non accolta, Camilla Battista proseguì per il regni di Napoli e ad Atri fu ospitata da Isabella Piccolomini moglie del duca Matteo Acquaviva Aragona. 
Intanto il 21 luglio a Camerino Giulio Cesare e figli furono fatti prigionieri e il 9 ottobre trucidati il primo nella fortezza di Pergola e gli altri nella torre di Cattolica. 
Ferita nei sentimenti naturali, lei trovò rifugio nel Cuore del suo amatissimo Sposo. 
Dopo la morte di Alessandro VI (18 settembre 1503), Giovanni Maria da Varano restaurava la signoria a Camerino non senza vendette sui nemici, vi tornò anche la sorella che di tutte le dolorose vicende mai disse una parola di riprovazione.

Coltivò pure un amore alla più alta povertà personale e comunitaria. Sempre aperta verso ogni necessità altrui, da Giulio II fu inviata a fondare il monastero delle Clarisse di Fermo (1505-1506); per circa dieci mesi (1521-1522) si fermò nella città di Sanseverino Marche dove, secondo una fondata ipotesi, si adoperò per plasmare la nuova comunità di Clarisse; scrisse lettere per incoraggiare o consigliare monache e laici o per intercedere in favore di due camerti condannati a morte.

Una sua consorella attesta che suor Battista era “talmente assorta dallo zelo delle anime che si sentiva ardere e non aveva altra consolazione né altro pasto se non questo e quando parlava della salvezza delle anime sembrava che languisse”, inoltre afferma che suor Battista “spesso ardeva talmente per il desideriorio di rinnovamento della Chiesa da non poter dormire o mangiare né ascoltare che le parlava, in modo che alle volte per questo si amma lava gravemente”: era il tempo in cui la Chiesa di Cristo manifestava un rilassamento di costumi che nel 1517 aveva indotto Martin Lutero al distacco dalla Chiesa romana. 

Verso il 1521, su richiesta di un religioso, scrisse l’opera La purità del cuore, sublime itinerario di perfezione che ci comunica la sua straordinaria esperienza di vita. Vi leggiamo tra l’altro:  “I guardiani della città sono i prelati che hanno il dovere della cura delle anime, che sono la bella città di Dio. Questi prelati indiscreti sono si guardiani delle mura cerimoniali ma non delle mura dei buoni e santi costumi. Guai a tali prelati che dissipano il gregge del Signore!”, ma la conclusione fa di Camilla Battista un’illuminata amante della Chiesa della quale brama la “renovazione”suggerendone il mezzo:  
“Dio, con somma e stabile provvidenza, lascia che avvengano queste cose che non tocca a noi poveri uomini giudicare. Non per questo dobbiamo smettere di onorare tali prelati, anzi dobbiamo frequentemente pregare per loro e l’orazione per loro tornerà a beneficio proprio”.
Camilla Battista, che aveva ardentemente desiderato di morire per essere con Cristo, fu accolta nella gloria di Dio il 31 maggio 1524 durante un’epidemia di peste. Riconosciuto da Gregorio XVI nel 1843 il culto ininterrotto a lei attribuito, nel 1891 Leone XIII approvò gli atti del processo che, in vista della canonizzazione, si era svolto presso la Curia Arcivescovile di Camerino e nel 1893 approvò i suoi scritti. Benedetto XVI l’ha canonizzata il 17 ottobre 2010.

Cesare Catarinozzi, ofs


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