2 giugno Santa CAMILLA BATTISTA 
DA VARANO, vergine

Nata a Camerino il 9 aprile 1458 dal principe di quella città, trascorsa la prima giovinezza tra le mondanità, nel 1481 si consacrò al Signore fra le Clarisse di Urbino, guidata dai Francescani dell’Osservanza, specialmente i beati Domenico da Leonessa e Pietro da Mogliano. Rientrata nella sua città nel monastero preparato da suo padre, divenne maestra di spirito soprattutto attraverso gli scritti pregevoli per dottrina mistica e valore letterario. Oltre al monastero di Camerino, avviò all’osservanza della regola di santa Chiara quelli di Fermo e di Sanseverino. Dopo aver conosciuto nella vita tribolazioni fisiche e morali, sperimentò anche un lungo periodo di “notte dello spirito”, quasi a rendere più luminose le esperienze mistiche di cui Dio l’aveva favorita e delle quali si trova cenno negli scritti. Morì a Camerino il 31 maggio 1524. Il suo culto ininterrotto fu riconosciuto da Gregorio XVI nel 1843. Camilla Battista da Varano, colpita sin da bambina da una predica del Venerdì Santo, iniziò a meditare i dolori del Salvatore che furono la via per elevarsi a grandi ideali, fino alla decisione di abbandonare le cose del mondo per essere solo di Cristo (cfr Prima Lettura, Salmo Responsoriale). Condivise le sofferenze del Cuore di Cristo nella preghiera e con particolari riflessioni che ci ha trasmesso nel trattato: “I dolori mentali di Gesù nella sua passione” e che furono il centro della sua spiritualità e il sostegno nelle prove spirituali, fisiche e familiari (cfr Antifona d’ingresso, Colletta). Proprio perché innamorata di Cristo, dal quale ebbe grazie particolari di illuminazioni e visioni che ella stessa descrive, fu aperta alle necessità materiali e spirituali del prossimo che cercò di aiutare con scritti, interventi presso autorità ed elemosinando di casa in casa. Soffrì per le contraddizioni umane e politiche della Chiesa del suo tempo e partecipò con digiuni e lacrime al rinnovamento del Corpo mistico quando si andava consumando la divisione a causa della riforma di Lutero (cfr Vangelo, Orazione sulle offerte, Orazione dopo la Comunione).

ricordiamo che sono ancora disponibili i libretti della Via Crucis con testi tratti
dalle opere della Santa con le illustrazioni del terziario francescano Mario Barberis
realizzati in occasione della canonizzazione - chiedere a marco


beato Giovanni XXIII, terziario francescano



Il Padre Postulatore fr. Giovangiuseppe Califano, ofm ha incontrato il vice-ministro della fraternità Marco Stocchi in merito alla Causa di beatificazione della Serva di Dio Giuseppina Berettoni.
Dopo l'incontro, il Padre postulatore ha fatto avere alla fraternità dei santini di un'altra Causa di cui è reggente, quella del Beatro Giovanni XIII, che come noi fu terziario francescano.

Le immagini del beato Papa Giovanni le  si possono trovare in Fratrenità nello spazio delle riviste e altro materiale da diffondere: in famiglia, tra gli amici, in parrocchia.

intervista a P. Luca De Rosa: link postulazione ofm

 "Dovunque ci volgiamo troviamo sempre questo caro santo, 
 il quale è il riflesso e l'immagine di Nostro Signore Gesù Cristo.
 Noialtri terziari francescani cerchiamo di avvicinarci al suo spirito 
 e vogliamo restarci".
                                                                          Giovanni XXIII

Papa Giovanni XXIII per il 750° ANNIVERSARIO DELL'APPROVAZIONE DELLA REGOLA DEL TERZ'ORDINE FRANCESCANO - O.F.S.



Papa Giovanni in preghiera alla tomba di S. Francesco


                   750° ANNIVERSARIO DELL'APPROVAZIONE DELLA REGOLA FRANCESCANA
 
OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII*
Arcibasilica Lateranense
Giovedì, 16 aprile 1959

 
Questi primi mesi d'inizio del Nostro servizio apostolico di successore di S. Pietro nell'episcopato romano sono segnati dal rincorrersi di alcune date storiche e religiose, che si volgono ad auspicio felice. L'odierno ritrovo di cristiana fraternità di sacerdoti e laici, di varie lingue, in diversa configurazione di abito esteriore, ma con eguale semplicità e vivezza di ricordi e di cuori, è uno dei più caratteristici e più lieti.
Qui al Laterano, nella Basilica «Urbis et Orbis mater et caput», non sono gli Apostoli che stasera ci adunano: ma S. Francesco d'Assisi, l'«homo catholicus et totus apostolicus», che raccoglie i suoi figli da oltre sette secoli intorno a sé.
Dalla grande statua di bronzo della piazza immensa, egli invita a contemplare la magnifica e misteriosa « sedes papalis atque patriarchalis ».

dall'Archivio della Fraternità OFS S.Antonio


Eccolo nel mosaico centrale fulgente in posto d'onore, lui fra la Madonna e S. Pietro, e il suo grande figlio S. Antonio di Padova, fra S. Giovanni Battista e l'Evangelista. Qua e là sulle vecchie lapidi ricompare il suo nome benedetto, e il ricordo degli avvenimenti preclari della sua visita a questo colle santificato e veneratissimo nei secoli, come nella iscrizione di Papa Nicolao, Francisci proles primus de sorte Minoruìn: il primo dei cinque Papi francescani.




Stasera è il ricordo della sua Regola, che ci attrasse quassù.
Si direbbe che la figura di Papa Innocenzo III di incomparabile memoria, qui riposante nel suo nobile e magnifico mausoleo, si sia come svegliata dal suo riposo per riconfermarci la realtà del suo sogno, il prodigio della Provvidenza celeste: per cui quella Regola, approvata non senza esitazione in un primo tempo, e poi per divina ispirazione riconosciuta come richiamo di Gesù al suo insegnamento più alto, venne ornata la prima volta da apostolico sigillo.
Può destare qualche ammirazione il fatto della moltiplicazione delle famiglie religiose, che sotto lo stesso nome del Poverello di Assisi presentano variazioni così numerose, e talora impressionanti, di abito, di vita monastica, di forme di apostolato.
Ma per chi sa scrutare le intimità del sentimento, del cuore, del pensiero umano; per chi, avendo veduto molta parte dell'Orbe, si rende conto di antiche e di recenti esperienze, e sa precisare e distinguere fra ciò che è principio sacro e Vangelo eterno, e ciò che è mutevolezza di climi, di temperamenti, di contingenze locali: cresce piuttosto lo stupore per questa fedeltà ai punti fondamentali della Regola Francescana antica, questo fervore di ritorno alla sua purezza primitiva.
La legge della natura che colorisce le aurore, fa divampare il meriggio, rende più mite e soave il vespero, solo teme il sopravvenire della notte; questa legge si applica tutta intera all'ordine dello spirito umano, individuale e collettivo, e prepara giornate novelle. Dunque è solo da temersi la notte quando prolunga le sue ombre, e diventa impervia ad ogni nuovo chiarore.
La grande, immensa, variopinta Famiglia Francescana è come una nave meravigliosa che solca l'Oceano.
Essa dispone di tre àncore potentissime alla difesa del suo naviglio. Queste valgono ad assicurarle conquiste vaste e sicure, al di là di ogni tempesta, al di sopra di ogni avversità di cielo, di terra e di mare.
La sostanza del Francescanesimo è in queste virtù di difesa e di conquista.

Tre parole dicono tutto e riassumono la grande Regola, che Papa Innocenzo approvò: «Paupertas; oboedientia; caritas».
I due illustratori più attendibili e più devoti, Tommaso da Celano e Santo Bonaventura, per quel che ci hanno riferito di S. Francesco e degli inizi dell'opera sua, hanno offerto al mondo il manuale più perfetto di vita religiosa, eletta e santa, e la forma veramente magistrale per ottenere dallo sforzo collettivo di tutti i figli di S. Francesco successi consolantissimi di rinnovamento religioso e sociale.

Oh ! la santa povertà ! Quale ricchezza, come consiglio, come voto ! 

Ciò va detto della povertà effettiva. Ciò va ripetuto per la povertà di spirito.
Le quattro grandi Famiglie Francescane dei Frati Minori, simpliciter detti, dei Frati Conventuali, dei Frati Cappuccini, del Terzo Ordine Regolare, dispongono di una grande letteratura, antica e modernissima, circa il concetto, le forme e l'esercizio della povertà.

Più interessante però delle disquisizioni dottrinali è la illustrazione dei vantaggi e delle gioie serene della povertà. Essa realizza alla perfezione ciò che dice così bene l'autore della Imitazione di Cristo: «Dimitte omnia, et invenies omnia » ... Lascia tutto e troverai tutto.

Non diversamente cantava il buon Jacopone da Todi nelle sue rime:
« Dolce amor di povertade
Quanto ti degiamo amare:
Povertade poverella,
Umiltade è tua sorella ». 

Con quel che segue, in deliziosa espressione di concetti e di frasi. Può accadere, è vero, che nell'esercizio di questa virtù fondamentale del Francescanesimo, per il fatto della stessa povertà sovrabbondino le ricchezze, anche le ricchezze materiali: e penetri nello spirito, in virtù del « paupertas in divitiis abundavit », un sentimento di dominazione universale, anche nel mondo fisico, che per la indiscrezione può divenire pericoloso, sino a ingenerare confusione nell'ordine delle idee e della pratica quotidiana.
Occorre dunque senso di discrezione e di misura.

Non dimentichiamo la pagina dei «Fioretti», dove Frate Angelo, trovandosi con Santo Francesco nel suo ritorno dall'Oriente in un'isoletta deserta e deliziosa della laguna Veneta, invitò gli uccelli, sopravvenuti a festeggiarlo, ad unire il loro canto alla recita del breviario. Risposero gli uccelli col loro cinguettio: ma così gioioso e clamoroso, che Frate Francesco, dapprima così lieto della loro festosa compagnia, dovette pregarli di arrestare quel canto, che troppo disturbava la sua orazione.

Di grande significazione della santa Regola, approvata da Papa Innocenzo, oltre la povertà è l'obbedienza: al Vescovo: e particolarmente al Vescovo di Roma. «Subditi et subiecti pedibus Sanctae Romanae Ecclesiae», secondo l'espressione di S. Francesco.

La storia della Chiesa, studiata senza animosità, dà la documentazione più esauriente di quanto, nella obbedienza pura e semplice alla Santa Chiesa, c'è di successo nella vita degli Ordini religiosi, e quanto di svantaggio e di desolazione accada loro di lamentare e di piangere, seguendo, soli o collettivamente, le vie della insubordinazione e della indisciplina.
Osservammo nella Nostra età giovanile un'antica pittura, distesa su tutta una parete di una splendida chiesa del secolo XIV. Il dipinto si chiama albero di S. Bonaventura: con frati che salgono con semplicità sui rami robusti : altri ardimentosi e impetuosi, che precipitano miseramente. Spesso l'inganno succede alla ambizione segreta e alla spavalderia.
L'autore della «Imitazione di Cristo» procede imperterrito: «Sovente si domanda che cosa un uomo ha compiuto: ma non si ha cura di cercare con quale spirito di obbedienza abbia proceduto nel suo sforzo. Si preferisce cercare se sia potente, ricco, bello, abile, scrittore sapiente, cantore piacevole, oratore vivace, lavoratore instancabile, ma non si chiede se abbia spirito di obbedienza, di povertà; se sia dolce, pio, interiore. La natura inganna sovente: lo spirito obbediente canta sempre vittoria».
Che dire del terzo attributo caratteristico e fondamentale di ogni buon fratello in S. Francesco?
Lo spirito di cattolicità e di apostolato, quale S. Francesco lo presentò ai suoi contemporanei, lo lasciò in eredità preziosissima ai suoi frati, dopo di averlo sancito come un precetto nella Santa Regola, che «dominus Innocentius Papa, vir gloriosus, doctrina quoque fluentissimus, sermone clarissimus, zelo iustitiae fervens», dopo matura riflessione approvò e benedisse?
S. Bonaventura nella sua «Legenda maior et Legenda minor», consacra pagine commoventi alla preparazione di questa regola di apostolato missionario su vasta scala, che doveva segnare la trama del lavoro conquistatore di anime innumeri, quale si sarebbe svolto nel corso di oltre sette secoli, per la diffusa conoscenza, per il trionfo del nome, dell'amore, del regno tutto spirituale di Gesù Crocifisso, Salvatore del mondo.
Le doviziose biblioteche, dove in ricchi volumi, antichi e nuovi, sono raccolte le gesta spesso tinte di sangue dei Missionari Francescani, non vogliono essere onorate come allori, su cui gli eredi di tanta gloria si riposano; ma come incoraggiamenti, fatti più vivi in questa ricorrenza di celebrazioni centenarie, ad «aemulari charismata meliora ».
É una gloria questa delle Famiglie Francescane, che va condotta, come lodevolmente accade di constatare, in nobile e santa gara, con tutte le altre forze spirituali di apostolato missionario, che proseguono in distinti drappelli oggi più vivaci che mai, verso i compiti divenuti in parecchie parti del mondo oltremodo aspri e contrastati.
La voce di S. Francesco, sempre soave e potente, in accordo armonioso con gli altri insigni padri dell'apostolato, che in cielo sono speciali protettori di Congregazioni missionarie da essi fondate, sia invito affascinante per tutti ad una concentrazione di invincibili energie, dai vari punti della terra, dove si lavora, si soffre, e spiritualmente si combatte contro lo spirito delle tenebre; affinché la grande tribolazione che percuote in questi anni la Santa Chiesa si calmi, e torni in benedizione per gli stessi oppressori della libertà e della verità.
Ed ora sciogliamo, diletti figli e figlie delle Famiglie Francescane, e quanti altri appartengono alle innumerevoli associazioni di carità e di apostolato che si ispirano a questo ideale, sciogliamo in santa fraternità l'inno del ringraziamento per i 750 anni di operosa vitalità della «Regola Sancti Francisci»; ed aggiungiamo la fervida preghiera: «ad multos annos, ad pacem et salutem animarum nostrarum, ad gloriam et: benedictionem totius Ecclesiae Sanctae Dei».
Diletti figli! LasciateCi aggiungere una speciale parola del cuore a quanti qui presenti appartengono all'esercito pacifico dei Terziari Lai cali di San Francesco. Ego sum Ioseph, frater vester. Con tenerezza amiamo dirvelo. Lo siamo da quando giovanetto quattordicenne appena, il 1 marzo 1896, vi fummo ascritti regolarmente, per il ministero del Canonico Luigi Isacchi, Nostro Padre Spirituale, quale Direttore che egli era nel Seminario di Bergamo: ed amiamo benedire il Signore per questa grazia che Ci accordò con felice sincronia coll'atto di iniziarCi, giusto in quell'anno, e in quei mesi, alla vita ecclesiastica con la Sacra Tonsura.
Oh ? la gioia serena ed innocente di quella coincidenza: Terziario Francescano e chierico avviato al sacerdozio; preso dunque per gli stessi funicoli della semplicità, ancora inconscia e felice, che Ci doveva accompagnare sino all'altare benedetto: che Ci doveva poi dare tutto nella vita.
Gli occhi Nostri per altro, sino dall'infanzia, furono familiari alla visione più semplice del conventino regolare dei Frati Minori di Baccanello, che nella distesa campagna Lombarda, dove eravamo nati e cresciuti, era la prima costruzione tutta religiosa che incontravamo: chiesa, modesto romitorio, campanile, e, intorno intorno, umili fratelli che si spandevano fra i campi e i modesti casolari per la cerca, diffondendo quell'aria di semplicità tutta ingenua, che rendeva così simpatico San Francesco e i figli suoi.

Ci sia concesso di dire che dopo un lungo curriculum per le vie del mondo, e avendo accostato tante nobilissime produzioni di quello spirito presso uomini dotti, illustri e santi, che onorarono gli Ordini Francescani e la Chiesa di Cristo nel nome del Padre Serafico di Assisi, niente fu mai così dolce e delizioso alla Nostra anima, come il tornare a Baccanello, a quella innocenza, a quella mitezza, a quella santa poesia della vita cristiana, maturata nel sacerdozio, e nel servizio della Santa Chiesa e delle anime.
É fra quei ricordi che l'umile Terziario Francescano, divenuto Papa nella successione di Innocenzo III, di Nicolò IV, e giù sino a Papa Leone XIII, e senza nulla perdere della primitiva semplicità, anzi gustandone più che mai la dolcezza, è fra quei ricordi — diciamo — che la scorsa domenica in San Pietro gustava una ebbrezza spirituale ineffabile nell'esaltare il nuovo Santo della Chiesa del Signore: San Carlo da Sezze, modestissimo fratello laico dei Frati Minori, a cui la grazia, la purezza, la semplicità, la ispirazione maturarono una corona così fulgida di doni celesti quaggiù e di gloria sovrumana ad incanto nostro, a nostro esempio, a nostra protezione. t al conventino ancora agreste, ma tanto caro di Baccanello, ad evocazione di rimembranze dolcissime di tutta la Nostra vita, che vogliamo inviare quale dono Papale il reliquiario prezioso, che l'Ordine Serafico si è compiaciuto di offrirCi a ricordo perenne del glorioso avvenimento.

Come il grande Patriarca Francesco, così il suo ultimo frate minore glorificato, San Carlo da Sezze, pauper et humilis, coelum dives ingreditur, nymnis coelestibus honoratur, alleluia, alleluia.

Diletti fratelli in San Francesco, a Noi, a voi e a tutti ripetiamo il grande ammonimento che di là ci viene: questa è la grande Regula che celebriamo : questa è la via che conduce alla vita, alla benedizione, alla gloria. Alleluia, alleluia.

Giovanni XXIII




Pellegrinaggio



Cari fratelli e sorelle, siamo prossimi alla partenza per il pellegrinaggio del 26-27 Maggio2012 sul Sacro Monte Della Verna. Utilizziamo i giorni che precedono tale Evento come momento di preghiera e meditazione. Cerchiamo di focalizzare la Nostra attenzione al cammino che ci porta a Gesù come Francescani.
Vi ricordo Che Domenica  27 Maggio è Pentecoste . Apriamo i nostri cuori allo Spirito Santo: che discenda su di noi e sui nostri cari.


Il punto d’incontro per la partenza è Piazza Re di Roma angolo via Asta.
Per raggiungere Piazza Re di Roma basta prendere la metro A e scendere alla fermata omonima.

L’appuntamento è per le 7,00 e la partenza è prevista per le 7,30. Mi raccomando la puntualità. Per qualsiasi informazione potete contattarmi al numero 3495828900.

Alessandro Natalucci, ofs

COME SE FOSSE IL SOLE ...


di Antonio Fasolo, ofs


“Dio che aveva reso mirabilmente risplendente, in vita, quest'uomo ammirabile, ricchissimo per la povertà, sublime per l'umiltà, vigoroso per la mortificazione, prudente per la semplicità e cospicuo per l'onestà d'ogni suo comportamento, lo rese incomparabilmente più risplendente dopo la morte.
L'uomo beato era migrato dal mondo; ma quella sua anima santa, entrando nella casa dell'eternità e nella gloria del cielo, per bere in pienezza alla fonte della vita, aveva lasciato ben chiari nel corpo alcuni segni della gloria futura: quella carne santissima che, crocifissa insieme con i suoi vizi, già si era trasformata in nuova creatura, mostrava agli occhi di tutti, per un privilegio singolare, L'effige della Passione di Cristo e, mediante un miracolo mai visto, anticipava l'immagine della resurrezione” (FF.1246).


 
Quando si parla de La Verna il pensiero corre subito all’intimo tormento di S. Francesco e a quel prodigioso miracolo che impresse sulla sua carne, sul finire dell'estate del 1224, le stimmate di Cristo, conformandolo definitivamente a Lui.
Visitare la Verna è dunque affacciarsi a questo mistero, chiedere di esporsi a questa luce.

Alla Verna Francesco chiede di conoscere Cristo in un modo nuovo, non più vedendo, toccando, ascoltando... bensì provando; “ch'io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale eri acceso nel sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori” (FF 1919).
Per questa conoscenza non basta la mente, il cuore, l'anima..., ci vuole tutta la persona: anche il corpo. 

Questa fisionomia, che lega il luogo (detto usualmente “Golgota francescano”) alla passione mistica del Santo, prevale in genere su ogni altro tipo di lettura.
Tuttavia, il mistero che ha segnato in modo singolare l'esperienza di Francesco deve essere interpretato, per motivi di completezza, alla luce della totalità dell’evento pasquale messianico che egli ha riprodotto nella sua carne, e che in Cristo trova compimento nella resurrezione. Le ferite, infatti, segni della morte, per la potente forza dell’amore diventano segni invincibili di vita.

Anche Francesco d’Assisi ha posto la Pasqua come fondamento di tutta la sua esperienza in Cristo, dagli inizi della conversione fino alla morte, nudo sulla nuda terra.

Questo capovolgimento è ben rappresentato dall’episodio della lavanda dei piedi, dove il Signore della vita («Io sono la via, la verità e la vita»; Gv 14,6) si è fatto servo, perché da Signore e Maestro ha lavato i piedi ai suoi discepoli (cfr. Gv 13,1-20).
Per frate Francesco l’atteggiamento cristiano del servo è quello che lui chiama “minorità” (cfr., ad es., Rnb V,15.19), e infatti spesso in quei testi nei quali egli parla di minorità o di frati minori, ci sono dei riferimenti alla lavanda dei piedi o al brano del Vangelo di Matteo.
Allora, anche la conversione pasquale secondo Francesco, pienamente fondata su Cristo, è un capovolgimento della gerarchia dei valori, da “maggiore” secondo il mondo, a “minore” secondo il Vangelo: «Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei Frati Minori» (1Cel I, XV, 17-18).

Altro aspetto da mettere in evidenza per ciò che riguarda la “Pasqua francescana”, è il passaggio dalla morte alla vita.
Guardando il corpo di frate Francesco morto stimmatizzato, nudo sulla nuda terra dobbiamo chiederci: dov’è o Cristo la tua Resurrezione?
Forse una risposta la troviamo nel racconto della stimmatizzazione che ne fanno i Fioretti «In questa apparizione mirabile, tutto il monte della Verna parea che ardesse di fiamma splendissima, la quale risplendeva e illuminava tutti i monti e le valli d'intorno, come se fosse sopra la terra il sole; onde i pastori che vegliavano in quelle contrade, veggendo il monte infiammato e tanta luce d'intorno, si ebbero grandissima paura, secondo ch'eglino poi narrarono ai frati, affermando che quella fiamma era durata sopra il monte della Verna per spazio di un'ora e più» (Della terza considerazione delle sacre sante istimate FF. 1920).

Dal momento in cui aveva ricevuto le stimmate, due anni prima di morire, Francesco non fa altro che pensare alla sua morte, cioè all’incontro integrale con Dio. Per lui era cominciato come un nuovo itinerario di intimità col suo Signore. Ecco perché per Francesco la morte si chiamava “sorella”, perché era ed è colei che ci conduce fraternamente all’incontro definitivo con Dio. Le stimmate sono il segno del Cristo crocifisso, ma anche del Risorto!



il crocefisso di san Damiano
centro ideale della Fraternità
 
E l’immagine del Cristo crocifisso, che Francesco ha sempre prediletto è quella del Crocifisso Risorto (di San Damiano), perché meglio rappresenta la condizione del cristiano, che ogni giorno è chiamato a vivere la sua morte e resurrezione per opera di Dio.

La Pasqua era per il Poverello, anche il passaggio da questo mondo al Padre, cioè un esodo, l’Esodo. San Bonaventura argomenta questo aspetto dell’Alter Christus forse, meglio di chiunque altro: «Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in un romitorio molto lontano dall’abitato e non c’era possibilità di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l’elemosina, come pellegrino e povero, ai suoi stessi frati.
Come l’ebbe ricevuta, li ammaestrò con santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore, cioè il passaggio da questo mondo al Padre…» (LM VII, 9).

La Pasqua era per il frate d’Assisi, il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla penitenza, dalla superficialità alla contemplazione.

Una contemplazione che è rendimento di grazie a Dio per quanto ha operato in lui attraverso questo Mistero così grande, una contemplazione che si trasforma in lode: «… ti rendiamo grazie perché […] per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti liberare e redimere» (Rnb XXI).



Nell'Italia centrale del XII secolo nacque la tradizione delle croci dipinte, destinate ad essere appese nell'arco trionfale delle chiese o al di sopra dell'iconostasi, ovvero la zona che separava la navata adibita ai laici dal presbiterio adibito ai religiosi: come a San Damiano.
Lo scorso anno il P. Antonio Baù ce lo ha illustrato in tutti i suoi particolari da esperto in icone e autore di icone lui stesso.





missioni francescane
UN ROSARIO PER L’AFRICA

P. Josè Nzu Nzu ha telefonato dalla Repubblica Democratica del Congo per dare a tutta la fraternità i suoi saluti, auguri per la Santa Pasqua e ogni benedizione. Ci ricorda sempre nelle sue preghiere.
Attualmente è stato assegnato ad una nuova parrocchia in una zona forestale molto isolata e, quindi, può mettersi in contatto con noi quando si reca in un centro più grande. fornito di collegamenti. Tornerà in Italia il prossimo autunno.
Come lo scorso anno in fraternità di raccogolgono rosari da dare a fr. Josè per la missione.
Un po’ tutti ce ne ritroviamo più di uno del personale, o regalatoci, o come ricordo di visite a santuari … etc. – insieme ad altri piccoli oggetti – anche in questo la nostra società s’abbonda! 
Finiti in fondo ad un cassetto, tra tante altre cose, anche se care rimangono nel dimenticatoio … possono così tornare a nuova vita, tra le mani dei nostri fratelli e sorelle d’Africa! 

                                                                                                      Marco Stocchi, ofs


REPORT
La raccolta di rosari è stata ben accolta dalla fraternità. Anna Xerra, prossima ad un'operazione (ha disdetto per il pellegrinaggio a La Verna. Preghiamo per lei!) ha fatto un bell'acquisto in un negozio di fiducia presso San Pietro, Francesca Secchi e il Centro Missionario della Basilica che terrà un bachetto in cripta il prossimo 13 giugno (fatevi avanti!), Rosita Taddeini (mi tocca andare a prendere il pacchetto preparato ... pesa troppo!), Antonietta Ippoliti ha fatto un'offerta per la Missione... ed è solo l'inizio!

P. Josè sarà in Italia dal prossimo settembre, e ci raggiungerà in fraternità. Prepariamoci ad accoglierlo! 



Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale (21 ottobre 2012)
“Chiamati a far risplendere la Parola di verità” 
(Lett. ap. Porta fidei, 6)

 ... CONTINUA 

 


GIUSEPPINA BERETTONI VOCE PER UN MAGNIFICAT NELL’ULTIMO LIBRO DI MARIA DI LORENZO






L'imitazione di Maria ha prodotto nel corso dei secoli sempre nuovi orizzonti dentro cui vivere la propria fedeltà al Vangelo. Il volume “Venti voci per un Magnifica” presenta venti itinerari spirituali.

Dal medico missionario Lido Rossi alla “amica degli straccivendoli” suor Emmanuelle del Cairo; dal grande apostolo di Maria padre Luigi Faccenda al cuore sacerdotale di padre Marcel Roussel; dalla straordinaria vita di fede della mistica romana Giuseppina Berettoni a quella operosa di un “imprenditore della carità” come l’ingegnere Uberto Mori, passando per i coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di Teresa di Lisieux, e molti altri.
Quelli presentati sono testimoni di ogni tempo che nella diversità delle proprie esperienze e scelte di vita, anche molto distanti, e tutte personalissime, tracciano insieme una singolare tramatura di voci tesa a realizzare una segreta polifonia per celebrare un unico, straordinario Magnificat a «Colei che, generando la Verità e conservandola nel proprio cuore, l’ha partecipata all’umanità intera per sempre» (Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, n. 108).




poesie di Rosita Taddeini



La rosa


Alta sul verde stelo,
sorretta da un calice spinoso
al primo mattino del prato
sorride.

Squarcia della notte il -velo,
dona incanto armonioso,
a tutto il creato
sorride.

I petali rosa antico
rosso vermiglio
sono labbra ardenti
che sorridono.

Sono occhi splendenti
tra lacrime di fresca rugiada
al primo mattino del prato,
che sorridono.

La rosa è il fiore
che serra tra i petali un'anima
che palpita, insegna la vita,
la gioia infinita di Amare.


poesia di
Rosita Taddeini, ofs


PROBANDATO


17 GIUGNO: AMMISSIONI

Il Consiglio di Fraternità, durante l’ultima riunione, dopo aver sentito il parere dei maestri di formazione Maria Rosaria Cavuoti e Antonio Fasolo, ha indicato la data del 17 giugno per le ammissioni al noviziato.
Sabato 19 maggio, ore 18.30, il Consiglio deciderà in merito alle ammissioni dei probandi.

Pubblichiamo uno scritto della probanda Silvia: 


LA MISERA STANZA DEL MIO CUORE

Il mio cuore, Gesù, è come una stanza ...
Tu mi hai detto: “ preparala per me perché voglio dimorare in essa.”
L’ho guardata e mi sono accorta che era ornata di tappeti preziosi, oggetti che ricordavano il passato, quadri pregiati, mobili sontuosi … ricchezze importanti per me.
Nell’osservarla non mancava nulla era pronta per accogliere un degno Re.
Ma io ho voluto fare ancora meglio, ho tirato via quadri, foto, lampade con luci abbaglianti, tappeti e mobili. Ho strappato via tutto ciò che la riempiva e poi ... l’ho guardata.
Era buia, deserta, solo su una parete era rimasta una Tua immagine.
Chi la osservava rimaneva confuso, era misera misera, non possedeva nulla.
Mi son detta: “ Ecco Gesù è pronta per te, proprio come mi avevi chiesto".
Ti dono questa stanza mio Signore, povera e spoglia perché tu possa dimorare in essa, perché l’unica vera luce che la illumina possa essere tu.
                        Silvia Tassi


P. Daniele Guerra, ofm capp. - assistente O.F.S. è tornato alla casa del Padre

Giovedi 3 maggio fra Daniele Guerra è tornato alla casa del Padre per una brutta malattia. E' stato assistente nazionale e regionale OFS e assistente nazionale Gi.Fra.
Era della provincia dei cappuccini del Lazio: è stato ricordato dal sito nazionale dell' clicca: OFS d'ITALIA.
Personalmente ho avuto modo di conoscerlo durante il pellegrinaggio per il centenario di Sant'Elisabetta in Ungheria. Una prece. 

Marco S. , ofs 

un ricordo di P. Carmine De Filippis, provinciale dei frati cappuccini del Lazio

L'O.F.S. d'Itialia RICORDA DON TONINO BELLO, francescano




don TONINO BELLO


Il 20 aprile 1993 moriva don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.

Un francescano secolare, un profeta dei nostri giorni, un uomo che ha saputo amare e cercare la pace sopra ogni cosa. A lui molti francescani secolari si ispirano nelle scelte concrete della propria vita. 

 su questa bandiera arrivata a Sarajevo in guerra c'è la firma del nostro vice-ministo m. stocchi
era il 1992

I suoi scritti, poesia incarnata, sono strumenti preziosi per ciascun uomo cercatore di senso. I suoi gesti rimangono ancora oggi pietre miliari sulle quali continuare a sognare e a costruire la Chiesa, casa per tutti i popoli.

 

testo dal sito: ofs-d'Italia



13 MAGGIO - BEATA V. DI FATIMA - "Voglio che recitiate il rosario tutti i giorni"


13 MAGGIO
Madonna di Fatima


Il Santo Padre Benedetto XVI, al rientro dal suo pellegrinaggio a Fatima il 19 maggio 2010, ebbe a dire “La Bianca Signora, nell’apparizione del 13 giugno 1917, disse ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta: “Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni”.


Potremmo dire che Fatima e il Rosario siano quasi un sinonimo. E proprio di speranza è carico il messaggio, impegnativo e al tempo stesso consolante, che la Madonna ha lasciato a Fatima.

E’ un messaggio incentrato sulla preghiera, sulla penitenza e sulla conversione che si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia, per invitare l’uomo ad avere fiducia nell’azione di Dio, a coltivare la grande speranza, a fare esperienza della grazia del Signore per innamorarsi di Lui, fonte dell’amore e della pace”.
A dire il vero l’invito della Madonna ai tre pastorelli di recitare quotidianamente il santo Rosario emerge non soltanto nella seconda apparizione cui si riferisce il Santo Padre, ma in tutte le altre apparizioni di Fatima.

Nel 1997 Suor Lucia scrive l’opera “Gli appelli del Messaggio di Fatima”.  Trattasi di un libro che, a giudizio di P. Jesùs Castellano Cervera, presenta il messaggio di Fatima come messaggio essenziale della fede, della morale, della spiritualità cattolica con riferimento costante alla Scrittura (antico e nuovo Testamento).
Nel dodicesimo capitolo, la veggente, soffermandosi sull’appello alla recita quotidiana del Rosario, si pone tra l’altro questo interrogativo: “Perché la Madonna ci ha ordinato di recitare il Rosario tutti i giorni e non ci ha raccomandato di assistere quotidianamente alla Santa Messa?”.
Suor Lucia risponde dicendo che “Dio è Padre e come Padre si adegua alle necessità e possibilità dei suoi figli. Ora se Dio, attraverso la Madonna, ci avesse chiesto di assistere tutti i giorni alla Santa Messa e fare la Comunione, sicuramente molti avrebbero detto con giusto motivo che non era possibile. Alcuni a causa della distanza dalla chiesa più vicina dove si celebra l’Eucarestia; altri perché non glielo consentono le loro occupazioni di stato, di lavoro, le condizioni di salute etc. Invece la preghiera del Rosario è accessibile a tutti, poveri e ricchi, sapienti e ignoranti, grandi e piccoli”.

Dato che tutti noi abbiamo bisogno di pregare, Dio ci chiede, attraverso Maria, un’orazione che è alla nostra portata: la preghiera del Rosario si può recitare sia in comune che in privato, sia in chiesa di fronte al Santissimo, come a casa, in famiglia o da soli, sia per strada quando si viaggia, sia durante una tranquilla passeggiata in campagna.

E’ indubbio che, dopo la partecipazione al sacrificio della Santa Messa, la preghiera del Santo Rosario sia la più gradita a Dio e di maggior profitto per le nostre anime. Se così non fosse la Madonna non l’avrebbe così insistentemente raccomandata ai tre pastorelli “come via e porta di Salvezza”, costituendo altresì “un mezzo poderoso per aiutarci a mantenere la fede, la speranza, la carità”.
 Elvio Pettinella, ofs



Giugno 2011

data da definirsi
RIUNIONE DEL CONSIGLIO

25-26 maggio
PELLEGRINAGGIO A LA VERNA
 


Questo mese non c'è l'Adorazione Eucaristica
del Primo venerdì
e la Formazione permanente del 2do venerdì

2 GIUGNO
Santa Messa del Primo sabato
del Centro Giuseppina Berettoni
ore 16 - cappella Cesi della
Basilica di Santa Maria Maggiore
segue
Riunione del Centro G. Berettoni
 

TREDICINA di SANT'ANTONIO
S. Messa delle ore 18,30
 

13 GIUGNO
FESTA DI SANT'ANTONIO
 

I fratelli e le sorelle della Fraternità sono invitati
a mettersi a disposizione di P. Antonio e dei frati della Basilica
per il buon andamento della giornata.

17 GIUGNO
RIUNIONE DI FRATERNITA'
nel pomeriggio

AMMISSIONI AL NOVIZIATO

Rinfresco

TERMINE DELLE ATTIVITA'
PER LA PAUSA ESTIVA

Appuntamenti del Centro G. Berettoni

6 agosto
S. Messa nella cappella delle suore del PIME
in quella che fu la casa dove nacque la Serva di Dio
in via dei Quattro Cantoni - ore 18
info: marco 347/7721328

1 settembre
S. Messa nella cappella Cesi
della Basilica di Santa Maria Maggiore
segue rosario

17 SETTEMBRE - RIPRESA DELLE ATTIVITA'
nel giorno della
Memoria delle stimmate di San Francesco

6 MAGGIO 2012 - II CONVEGNO REGIONALE OFS GI.FRA DEL LAZIO al Seraphicum - Roma - Laurentina





domenica 6 maggio
II CONVEGNO REGIONALE
OFS - GiFra

NOI NEL MONDO
DALL’ACCOGLIENZA … ALL’EVANGELIZZAZIONE

programma;

ore 9 – Registrazione e colazione

ore 10 - Introduzione al Convegno
Saluto di Bruno Tomarelli, Ministro Lazio OFS  Saluto di Giada Tiberio, Delegata regionale Gi.Fra

ore 10,45 – Tavola rotonda sul tema:
“NOI NEL MONDO DALL’ACCOGLIENZA
… ALL’EVANGELIZZAZIONE”

partecipano:

Giovanbattista Sgritta,
docente Univ.La Sapienza RM
Don Antonio Mazzi, fodazione EXODUS
Andrea Monda, scrittore
Attilio Galimberti, ofs – collabora con FRANCISCANS INTERNATIONAL e CIOFS.
Alfonso Filippone,
presidente nazionale Gi.Fra

coordina: Elisa Calessi, giornalista

ore 12,30 – Celebrazione S. Messa

Tempo di riflessioone digiuno
offerta libera del corrispettivo del pasto

ore 14,30 – “LA DURA LETIZIA”
meditazioni visive francescane
con musiche di Cristian Carrara

Giovanni Scifoni, narratore
Massimo Ottoni, animazioni su sabbia
Michelangelo Carbonara, pianoforte

ore 16 – Conclusione


presso il SERAPHICUM
via del Seraphicum

metro EUR - LAURENTINA


contattare il Ministro Guido Fiorani
per partecipare insieme alla giornata