28 Aprile – Beato Lucchese da Poggibonsi, terziario Francescano ( 1181-1251)


Martirologio Romano: Presso Poggibonsi in Toscana, beato Lucchese, che, dapprima avido di lucro e poi convertito vestì l’abito del Terz’Ordine dei Penitenti di San Francesco, vendette i suoi beni e li distribuì ai poveri, servendo in povertà e umiltà Dio e il prossimo secondo lo spirito del Vangelo. 
Beatificato da Innocenzo XII il 27 marzo 1697, Gregorio XVI ne confermò il culto il 23 agosto 1883.

Il beato Lucchese nacque nel 1181 circa a Gaggiano, un villaggio nei pressi di Cedda, antico borgo con bella chiesa romanica a circa quattro Km dall'attuale Poggibonsi, in Toscana. Ivi una tradizione, documentata almeno dal sec. XV, mostra gli avanzi della sua casa e nell'attiguo Poggio di Montignano viene identificato il suo podere, laddove sono presenti ruderi di un fabbricato, detto il Casalone di San Lucchese. In giovane età sposò una ragazza di nome Bona o Buonadonna figlia di tale Bencivenni di Buono da cui ebbe sicuramente dei figli. Proveniente da una famiglia di contadini preferì dedicarsi al commercio unitamente all'attività di cambiavalute, mestiere allora redditizio per chi come lui si trovava ad abitare in una zona così centrale della Toscana dove confluivano facilmente monete pisane, fiorentine e senesi. Ben presto tuttavia passò a fare il grossista di grano, alimentari e foraggi facendosi incettatore e speculatore senza scrupoli . In quegli stessi anni Lucchese partecipò attivamente anche alla vita politica della sua città dove , sempre secondo la tradizione , fu capo della locale fazione Guelfa , attirandosi purtroppo l'inimicizia di potenti avversari; si ipotizza gli Squarcialupi di Monternano, signori della zona. Per questo tra il tra il 1200 e il 1210, dovette abbandonare la natia Gaggiano, trovando rifugio nel vicino borgo sorto presso il Castello di Poggio Bonizio, ( attuale Poggibonsi ) dove si dedicò totalmente e non sempre onestamente agli interessi materiali, nel tentativo forse di superare la sua origine contadina ed avvicinarsi così alle classi più elevate. Morti i figli per cause imprecisabili, messo al bando per motivi politici Lucchese viene raggiunto dalla mano di Dio. Nell’anno 1211 o 1212, al passaggio di S. Francesco per Poggibonsi Lucchese chiede a lui l'abito del Terz'Ordine e l'ottiene insieme alla moglie, e ad altri fedeli del paese e dei dintorni, abbandona gli affari e da interessato diventa generoso, distribuisce ai poveri denaro e merci, vende infine ogni cosa "assensu coniugis " (con il consenso della moglie) e si riserva solo l'acquisto d'un campo o orto di un ettaro, da cui trarre il modesto vitto quotidiano con la coltivazione degli ortaggi. E’ il 1227. Qui Lucchese lavorava il piccolo podere con le sue mani per trarre il necessario per sé, per la moglie e i bisognosi specialmente infermi che assisteva nel vicino ospedale di S. Maria Maddalena.
Soccorreva per quanto possibile, tutti gli infermi e i bisognosi che trovava e spesso andava persino a cercarli spingendosi a questo scopo fino alla lontana Maremma.
Dedito alla penitenza e all’orazione, si accostava frequentemente ai sacramenti e spandeva in paese e nei dintorni il profumo della sua santità, confermata, anche in vita, dal dono dei miracoli.
Era assiduo nell'ascoltare e meditare la Parola di Dio, nell'essere presente alla Liturgia e a tutte le celebrazioni fraterne e comunitarie, integro nei costumi, dedito ad ogni sorta di penitenze, nel silenzio, nel distacco dalle cose e dal mondo, nell'umiltà, nella pazienza e nella sopportazione delle croci e delle miserie temporali.
Così trascorse il resto della sua esistenza amando Dio, i poveri e i malati e spargendo ovunque il profumo soave di Cristo per mezzo della sua bontà e della sua misericordia.
Quando la moglie si ammalò gravemente egli la soccorse con la massima carità e secondo l’unanime tradizione una volta morta , la raggiunse in cielo spirando qualche minuto dopo di lei. Mancavano tre giorni alla fine del mese di Aprile, l'anno del Signore 1251.
Riguardo alla data di morte tradizionalmente fissata al 28/4/1260, a seguito della recente acquisizione di un importantissimo documento presso l’Archivio di Stato di Siena, si ritiene debba essere anticipata almeno al 1251[1] .
Antonio Fasolo, ofs

Preghiera a San Lucchese.


O inclito confessore di Cristo S. Lucchese, protettore speciale di Poggibonsi, gloria della Valdelsa e primo fra i seguaci di San Francesco d’Assisi nel suo Terz’Ordine, noi ti preghiamo a concederci la grazia di potere imitare le tue grandi virtù, e segnatamente la carità verso il prossimo bisognoso e sconsolato, ricordandoci in ogni tempo e in ogni luogo che il prossimo, massimo se bisognoso e sconsolato, riveste la persona augusta del nostro Signore Gesù Cristo, e quello che si fa ad esso, il Signore lo prende come se fosse fatto a se stesso. Deh ! Fa’ nostro caro avvocato, che noi siamo sempre saldi e costanti nell’esercizio ininterrotto delle opere di carità, sapendo che Dio è carità e chi rimane nella carità rimane in Dio e Dio rimane con lui. E, se Dio rimane con noi, chi ci potrà impedire il cammino del bene? In esso vogliamo persistere irremovibili fino alla morte. Ricoprici tu coi tuoi meriti e con la tua protezione. E così sia.

Link:
http://www.academia.edu/8742132/LUCCHESE_E_BUONADONNA_Il_volto_coniugale_della_Carit%C3%A0


http://www.youblisher.com/p/783500-Lucchese-e-Buonadonna/
___________

[1] Nel 1980 fu rintracciato nell’Archivio di Stato di Siena un documento d’eccezionale interesse. Si trattava di un testamento redatto da un notaio di Poggibonsi e datato 4/12/1251. Il testatore, che si chiamava Forzore di Siribuano ed abitava nell’antico castello di Poggiobonizio, nella contrada di Stoppia, era forse un artigiano che esercitava anche la marcatura ed il prestito ad usura. Coetaneo di Lucchese, col quale forse condivideva un tempo la stessa attività, dovette essere certamente colpito dal suo esempio tanto da essere indotto, quando era ancora in salute e nel pieno delle sue forze, a rivedere la propria vita in conformità dello spirito evangelico. Nel suo testamento, infatti, egli si preoccupa di beneficare largamente i poveri, trascurando moglie, figli e nipoti. Fra le altre cose, disponeva una donazione di cinque soldi da depositare sopra il sepolcro di Lucchese. Di conseguenza, oggi possiamo essere sicuri che i coniugi dovettero essere già morti prima di quella data. Riguardo al giorno ed al mese della loro dipartita, la tradizione ha invece indicato sempre unanimemente il 28 aprile