OCCORRE PASSARE ATTRAVERSO
 “L’OFFICINA” DELLA LAVANDA DEI PIEDI
- CIOE’ IL SERVIZIO NELLA FRATERNITA’ –
OME AUTENTICA PROVA DELL’ESSERE COSTRUTTORI DI PACE, MUOVENDOCI SUI BINARI DELL’UMILTA’ E DELLA MINORITA’

PROGETTO FORMATIVO NAZIONALE 2007-2010

SCELTE CONSAPEVOLI / IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

botteghe terzo mondo


Altromercato

commercio equo e solidale ED emancipazione  della donna  /  il progetto jute works/lavori di juta

Il mercato equo e solidale, in altre parole dove vi è controllo di garanzia nei vari passaggi della filiera che va dal produttore al consumatore, visti in termini di giustizia re-distributiva, solidarietà verso la parte più debole della catena, e promozione di uno sviluppo sostenibile in termini d’impatto ambientale.

Nelle scelte comunitarie della nostra fraternità si dovrebbe imparare a percorrere la via del consumo critico: acquistare solo prodotti che non siano frutto d’iniqui affari. Un problema che nasce alla fine del Medio Evo, dai tempi di San Francesco quando da un’economia di sussistenza e di baratto si passa - con l’età dei comuni - all’economia mercantile, si torna alla produzione di moneta per gli scambi e si arriva – dall’usura - alle prime banche e al formarsi di un primo sistema finanziario. La stessa Sant’Elisabetta d’Ungheria si accertava se quanto dava in elemosina non provenisse da inique vessazioni riguardo al suo popolo! Ottocento anni fa !! Anche noi, nel nostro piccolo e senza ansie - per quanto ci è possibile in un mondo complesso come oggi - siamo chiamati ad eguale rettitudine interiore? E senso di responsabilità ?

L’esperienza che si racconta qui di seguito, non ha nulla d’originale: il lavoro da svolgere, a cottimo e in casa, conto terzi - anche in Italia è stato ed è per molte donne motivo d’altro guadagno per l’economia della casa, soprattutto nei piccoli centri periferici. Qui la convenienza è declinata con la promozione del lavoratore, vista nella organizzazione – qui si parla di cooperative di lavoratori – e nelle misure di tutela della salute e promozione socio-culturale, con particolare attenzione alla emancipazione delle donne.

Il CORR - Christian Organization for Relief and Rehabilitation - the Jute Works commercializza una vasta gamma di prodotti: borse, portafogli, porta-documenti in juta, canna e cotone; sottopiatti in juta; giocattoli e bambole in juta e cotone; braccialetti e collane in juta e gusci di noce di cocco; cesti ...

La lavorazione viene curata da donne che, lavorando a casa 4 -5 ore al giorno, contribuiscono così all’economia domestica. Le tecniche di lavorazione sono quasi tutte tradizionali, perché normalmente usate dalle donne per costruire oggetti presenti nelle loro case (ad es. le sika). Lo stile, è adattato al gusto occidentale per renderne possibile l’esportazione. 
Le artigiane sono organizzate a livello locale in gruppi cooperativi autogestiti. Ricevute le ordinazioni, provvedono esse stesse - eliminando così gli intermediari - a procurarsi in loco la materia prima necessaria - juta, bambù, foglie, canne, noci di cocco, argilla - per la produzione dei diversi articoli. In tutto il Bangladesh ci sono 214 cooperative (7.000 donne) che fanno riferimento a Jute Works, l’organizzazione centrale - con sede nella capitale Dhaka.
 
Jute Works venne costituita nel 1973 - dopo la fine della guerra di liberazione combattuta contro il Pakistan - per contribuire all’emancipazione delle donne nelle zone rurali. Le donne in Bangladesh non possono lavorare in luoghi pubblici, costrette a rimanere a casa e occupare un ruolo subalterno nella famiglia. Tramite questi piccoli lavori artigianali si contribuisce a valorizzare il ruolo della donna, incominciandole a darle considerazione nell’ambito dell’economia familiare. Fino al 1981 anno in cui venne registrata come associazione autonoma, Corr - the Jute Works operava come progetto di sviluppo della Caritas Bangladesh. Jute Works, oltre a visitare regolarmente i gruppi di donne e a fornire loro formazione e aggiornamento nel campo della produzione artigianale, riceve gli ordini dai clienti e provvede ad una giusta ripartizione del lavoro fra i diversi gruppi di base.

Si cerca di assicurare un salario dignitoso e a risparmiare una parte dei guadagni: sono stati creati dei fondi di assistenza, le artigiane ottengono prestiti per investirli in altre attività, quali piccoli allevamenti o coltivazioni, e due fondi di previdenza sociale tramite i quali il profitto realizzato annualmente dall’organizzazione viene riassegnato alle singole artigiane che possono scegliere se utilizzarlo subito oppure conservarlo fino al momento in cui lasceranno la cooperativa. L’associazione è impegnata in opere di promozione sociale: coi proventi delle esportazioni.

Il settore educativo pubblica “Bangala Newsletter” che informa sulle attività di Jute Works e su quelle dei gruppi fratelli. In ambito igienico-sanitario, sono stati scavati 48 pozzi che riforniscono di acqua potabile 28 gruppi e sono stati installati sistemi di latrine più igienici.
In occasione di calamità naturali, molto frequenti in Bangladesh, si fornisce assistenza materiale ed economica alle artigiane delle zone più colpite. Le inondazioni ricorrenti sono dovute al disastroso stato dell’ambiente in un Paese dall’equilibrio ecologico così delicato come il Bangladesh. 
A questo proposito si è avviato un programma di riforestazione, affidando a più di 3.000 famiglie la cura di 10 pianticelle di alberi da frutta ciascuna. L’opera più importante dal punto di vista sociale è quella della coscientizzazione delle donne, che sono per la maggior parte analfabete; tramite piccole attività redditizie come quella artigianale, acquisiscono una più alta stima di se stesse, un ruolo di maggior rispetto nella società e vengono a contatto col mondo esterno, aiutando insieme la situazione economica della famiglia specialmente nei momenti più difficili.                                       

INCONTRI DI FORMAZIONE di NOVEMBRE/DICEMBRE: “POPULORUM PROGRESSIO” COME ESPRESSIONE DELLA DIGNITA’ DELL’UOMO  con Volontari nel mondo-FOCSIV


La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra ricchi e poveri e un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo e sostenibile.

                   Benedetto XVI 
                   23 settembre 2007