P. Angelo Paoli, il "Padre Carità" è beato!


Ci uniamo alla festa dei carmelitani della vicina chiesa di San Martino ai Monti - frequentata anche da diversi nostri terziari - per la beatificazione di Padre Angelo Paoli, conosciuto come "Padre Carità". Egli con il nostro San Leonardo da Porto Maurizio è tra gli iniziatori della Via Crucis al Colosseo ... lasciamo al link della Provincia Romana  l'opportunità di conoscere questo nuovo beato carmelitano.



DOMENICA 25 APRILE - ORE 10
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

- sito  CLICCA della beatificazione -










Segnaliamo la biografia della nostra amica
la Prof. Maria Rosaria del Genio

Anno sacerdotale



Questa icona più che altre ci ricorda in fraternità
l'Anno Sacerdotale che stiamo vivendo quest'anno

Su Squilla Francescana stiamo ricordando figure di sacerdoti 
che furono terziari francescani:
dopo S. Giovanni M. Vianney
conosciuto come il curato d'Ars (clicca)

in aprile: don Dolindo Ruotolo di Antonio Fasolo
in maggio: beato Pietro Bonilli, di Marco V. Stocchi
seguiranno altri "ritratti" come in giugno: don Tonino Bello, di Cesare Catarinozzi

don DOLINDO RUOTOLO, terziario francescano

di Antonio Fasolo, ofs

Dolindo Ruotolo nacque a Napoli il 6 ottobre 1882 da Raffaele Ruotolo, ingegnere e matematico, e da Silvia Valle, discendente della nobiltà napoletana e spagnola. La famiglia era numerosa e le entrate alquanto scarse, questo faceva sì che spesso nella sua casa si soffrisse la fame e mancassero persino vestiario e scarpe. Don Dolindo descriveva il padre come una persona molto rigida; Raffaele tra l’altro non mandò i figli a scuola, ma volle insegnargli egli stesso a leggere e scrivere, per cui la loro educazione fu molto sommaria.

«Papà mio – scrive Don Dolindo nella sua autobiografia - aveva per abitudine di imporre ai suoi figli nomi che spesso coniava egli stesso con un significato speciale: ... Il mio nome Dolindo significa dolore; lo formò egli stesso, e mi confidò, quando avevo 14 anni, che me lo aveva imposto con una previsione curiosa. Egli mi diceva: "Io sento che tu devi essere non già un sacerdote comune, ma un apostolo, e sento che non per caso ti ho maltrattato tanto nell'infanzia".
Nel 1896, Dolindo e il fratello Elio vennero messi dai genitori nella Scuola Apostolica dei Preti della Missione. Nel 1899, Dolindo venne ammesso al noviziato. Il 1° giugno 1901, fece i voti religiosi e il 24 giugno 1905 venne ordinato sacerdote. Successivamente venne nominato maestro di canto gregoriano e professore dei chierici della Scuola Apostolica.

La vita da sacerdote Vincenziano fu intessuta da tanti episodi dolorosi. Dal 3 settembre 1907, fu vittima di una serie di errori e incomprensioni che lo portarono al giudizio dell’allora Sant’Uffizio. Venne sospeso dai sacramenti e fu sottoposto anche a perizia psichiatrica, dove risultò sano di mente. Ridatigli i sacramenti, fu inviato di nuovo a Napoli dove fu espulso dalla sua Comunità. Seguirono anni pieni di tormenti di ogni genere. Dovette accettare di essere esorcizzato e, considerato pazzo, fu oggetto di dolorosi attacchi da parte della stampa.Nella sua solitudine cominciò ad avere delle comunicazioni soprannaturali, per cui scriveva quanto gli veniva rivelato, specie da santa Gemma Galgani.
Il 22 dicembre 1909 Gesù gli parlò solennemente dall’Eucarestia. Durante la celebrazione eucaristica percepiva la presenza della Madonna, dei Santi e degli Angeli custodi degli astanti. Si trasferì a Rossano in Calabria e da lì partì la richiesta di revisione, grazie anche all’aiuto di prelati amici, alcuni dei quali anche testimoni dei suoi doni soprannaturali. 

Nel 1910 venne finalmente riabilitato, dopo due anni e mezzo di sospensione, ma le sue tribolazioni non erano finite. Nel dicembre 1911, Don Dolindo venne nuovamente convocato dal Sant’Uffizio a Roma e nel 1921 subirà anche un processo, dove verrà condannato ed esiliato. Venne definitivamente riabilitato nel 1937.

Terziario francescano.

Dopo un primo fallito tentativo di farsi Terziario Francescano , il 6 novembre 1920 riesce a consacrarsi nel Terz’Ordine, nella Chiesa di S. Chiara a Napoli:


“Stamane mi son fatto terziario francescano, nella chiesa di Santa Chiara. Lo desideravo da tanto tempo! Il Superiore ha fatto accendere le candele all'altare di S. Francesco e mi ha voluto ricevere con solennità. Le preghiere dedicavano l'anima alla penitenza. Oh, la mia prima penitenza deve essere quella di curvare la fronte dinanzi a Dio nella povertà, nella umiltà, nell'abnegazione. Ho sentito S. Francesco aveva piacere di accogliermi: oh, non per me! Ma per quello che Gesù vuole operare. Gli ho domandato e gli domando come grazia speciale di essere tutto simile a Gesù mio crocifisso, di amare la povertà, l'umiltà, di compiere fedelmente tutta l'opera di Dio. Sia benedetto il Signore: mi sento in comunione con tutti i tesori spirituali che il Signore ha sempre elargito alla famiglia francescana. Spero che per me cominci una nuova vita di grazie, di forza, di vigore spirituale, di pene, di amarezze, di attività! Mi sono messo completamente nelle mani di Dio“.

Ormai sacerdote diocesano a Napoli, fu l’ideatore dell’ “Opera di Dio”, il cui scopo era principalmente quello di promuovere una rinnovata vita eucaristica.
Intorno a lui si radunavano tanti giovani, tutti di cultura elevata, che in seguito formarono l’Opera “Apostolato Stampa”. L’Opera, attraverso la stampa degli scritti di Don Dolindo, riuscì a far conoscere ovunque il suo insegnamento.
Animato ormai da una spiccata spiritualità francescana, Don Dolindo non amava le delicatezze del cibo e del vestiario, sopportava il freddo e la fame e fu visto camminare nella neve senza calzini ai piedi. Riceveva tutti, per tutti pregava, per tutti soffriva. Si avvicinava ai malati più infetti e li carezzava, li baciava e là dove il ribrezzo avrebbe in altri estinto la compassione in lui suscitava la pietà.

Sacerdote.

Consapevole della grandezza e della responsabilità della sua missione sacerdotale un giorno si esprime così nel suo diario con parole che ricordano gli ammonimenti del santo di Assisi ai fratelli sacerdoti :


“1 settembre 1970 ... O Sacerdote, o caro Sacerdote, pensa alla tua dignità, al carattere impresso in te indelebilmente, nell'Ordinazione, alle tue mani consacrate, mentre, col canto, s'invocava su di te la grazia di Dio, che ti trasformava in creatura sacra in ogni tua attività e va alla mensa divina per vivere di Gesù, e vivendo di Lui donarlo alle anime. Non attaccarti a nessuna cosa della terra, a nessuna creatura che può distrarti da Gesù, e va all'altare con una precisa disposizione di amore: Gesù in te, e tu in Gesù.
Non portare all'altare mescolanze di giudizi e di opinioni mondane, scorie del tuo pensiero o delle tue abitudini di mondo! Non cercare, o Sacerdote, vantaggi materiali a discapito della tua missione soprannaturale. Se tu lo facessi saresti come Giuda, custode della borsa affidata a lui, avido di accrescerla, avaro di quello che serve per la gloria di Dio e per la carità. Il tuo programma di vita sacerdotale non può essere che uno solo: Gesù in te e tu in Gesù. Gesù in te, per donarti a Lui. Tu in Gesù, per donarlo alle anime! Tu non sei più uomo del mondo: come Sacerdote sei agnello di Dio: con Lui crocifisso, anche tu sei vittima di riparazione, di redenzione, di salvezza... Tu non sei del mondo, e se non vuoi essere vinto, devi starne lontano in tutto: nel pensiero, nella vita e nell'abito stesso... Tutto in te deve dimostrare quello che il Sacerdote ebraico aveva scritto in lamina d'oro sulla sua fronte: « Deo dicatum », consacrato a Dio. Per le anime, dovunque le cerchi, devi essere salvezza ma se sei del mondo non sei più sorretto dalla preghiera di Gesù che per il mondo non volle pregare: « Non pro mundo rogo », e sei smarrito, sopraffatto, avvelenato dal veleno che uccide tutti quelli che ne vivono. Sta' ritto, in piedi: la tua visuale è il cielo, la tua speranza è nel cielo, la tua meta è nell'eterna vita. E Maria sia la tua mamma, la tua guida, la tua esultanza di zelo e di amore!”

Padre Ruotolo fu uno scrittore estremamente prolifico, i suoi scritti più importanti vanno dal monumentale “Commento alla Sacra Scrittura”, in 33 volumi, alle tante opere di teologia, ascetica e mistica.
Di lui ci sono rimasti interi volumi di epistolario, scritti autobiografici e di dottrina cristiana. Raccontò la sua vita in una poderosa “Autobiografia” oggi stampata in due volumi, con il titolo “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore”.
Nel 1960 iniziava un altro calvario per padre Dolindo, un ictus gli immobilizzò il lato sinistro, ma non riuscì a fermarlo. Dal suo tavolino continuava a scrivere alle sue “Figlie spirituali”’ sparse un po’ dovunque.
Don Dolindo Ruotolo si spense il 19 novembre 1970 all’età di 88 anni a causa di una broncopolmonite. Poco prima della sua morte, nel generale raccoglimento attorno al suo letto di morte, si era diffuso nell'aria un profumo di gigli, sentito dai presenti e accolto come stigma ultimo della sua santità.
 
Quando pellegrini napoletani andavano da S. Pio da Pietrelcina, egli soleva apostrofarli dicendo: “Perché venite qui, se avete Don Dolindo a Napoli?.. Andate da lui, egli è un santo!”

don Dolindo Ruotolo - Una biografia video




grazie a TVCATTOLICA

.

Il Magnificat del sacerdote

di don Dolindo Ruotolo

Gesù all’anima:

Se consideri la tua dignità sacerdotale, pensa che Dio si è donato a te, pensa che mi rappresenti e, nella profonda umiltà, dal tuo cuore, ripeti con Maria: Dio ha guardato la piccolezza del suo servo, e nel mondo io sono beato.
La tua professione è felicità; la tua dignità è grande; la tua attività è grande potenza, riflesso della potenza divina, effusione della sua santità infinita. E tu, invece di smarrirti nelle tue deficienze esclama con Maria, mamma tua: Ha fatto in me cose grandi Colui che è potente, ed il cui nome è santo.

Sei ministro di amore della misericordia di Dio sulla umana progenie:

se battezzi, vivifichi;
se perdoni, risusciti;
se parli, illumini;
se conforti, pacifichi;
se mi offri, rinnovi nel mondo la misericordia che redime;
se mi doni, nutrisci le anime di me;
se benedici, le fecondi; se le rimproveri, le sani, riequilibrandole nei loro smarrimenti;
se le soccorri, passi beneficando.

Sei luce del mondo e sale della terra, sole che splende nella Chiesa sul candelabro, condimento che attira le anime nella dolcezza delle cose divine ed eterne.

Come puoi lasciarti opprimere dalle insidie di satana, figlio mio caro?
Con Maria gli schiacci il capo; con la tua potenza sacerdotale rappresenti il braccio di Dio che lo disperde; con la tua dignità sei Re, e mi fai regnare perché nella tua umiltà mi rappresenti. Campo fertile di Dio, nutrisci come frumento, rallegri come grappolo di vite, profumi come fiore aperto nella luce di Dio. La tua castità è feconda dei figli di Dio, è compimento delle sue promesse fatte ad Abramo ed alla sua discendenza nei secoli. Sei vivente in me e per me; sei figlio di Maria, sei nello splendore del suo immacolato candore.

Spiega le ali verso il Cielo, drizza il timone verso Maria, ripiglia il tuo volo verso la vetta del Libano, verso la cima del Carmelo. Risali l’Altare, canta con Maria, e con Lei una sola sia l’espressione della tua vita terrena ed il cantico di quella eterna: Magnificat anima mea Dominum.

Ti benedico + Ti benedice Maria +

Atto di abbandono




il testo
 PENSACI TU 
atto di affidamento

"Perché vi confondete agitandovi?. Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà.
Vi dico, in verità, che ogni atto di vero, ricco e completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.
Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi. E' cambiare l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione e rimettersi a me perché io solo operi, dicendo: pensaci Tu.
E' contro l'abbandono la preoccupazione, l'agitazione e il volere pensare alle conseguenze di un fatto.
E' come la confusione che portano i fanciulli, che pretendono che la mamma non pensi alle loro necessità, e vogliono pensarci essi stessi, intralciando con le loro idee e le loro fisime infantili il suo lavoro.
Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia grazia, chiudete gli occhi e lasciatemi lavorare, chiudete gli occhi e pensate al momento presente, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione; riposate in me credendo alla mia bontà e vi giuro che per il mio amore che, dicendomi, con queste disposizioni, pensaci tu, io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco.
E quando debbo portarvi in una vita diversa da quella che vedete voi , io vi addestro, vi porto nelle mie braccia, vi faccio trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, dall'altra riva. Quello che vi sconvolge e vi fa male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.
Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me dicendomi: pensaci tu!, e chiude gli occhi e riposa.
Avete poche grazie quando vi assillate per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me. Voi, nel dolore, pregate perché io operi, ma perché io operi come credete….
Non vi rivolgete a me, ma volete che io mi adatti alle vostre idee, non siete infermi che domandano al medico la cura, ma gliela suggeriscono.
Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: sia santificato il tuo nome, cioè sii glorificato in questa mia necessità, venga il tuo regno, cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo; sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, cioè disponi tu in questa necessità come meglio ti pare, per la vita nostra terrena e corporale.
Se mi dite davvero: sia fatta la tua volontà, che è come dire: pensaci tu, io intervengo con tutta la mia onnipotenza e risolvo le situazioni più chiuse.
Ti accorgi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: sia fatta la tua volontà, pensaci tu! Ti dico che io ci penso e che intervengo come medico e compio anche un miracolo, quando occorre. Vedi che la situazione peggiora? Non ti sconvolgere; chiudi gli occhi e dì: pensaci tu! Ti dico che io ci penso, e che non c'è medicina più potente di un mio intervento d'amore.
Ci penso solo quando chiudete gli occhi.
Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare e vi abbandonate così alle forze umane e peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E' questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficiarvi e come mi addoloro nel vedervi agitati!
Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda alle iniziative umane; confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono a me, e del nessun pensiero di voi. Io spargo tesori di grazia quando voi siete nella piena povertà. Se avete vostre risorse, anche poche, o se le cercate, siete nel campo naturale e seguite quindi un percorso naturale delle cose che è spesso intralciato da satana.
Nessun ragionatore ha fatto miracoli, neppure tra i Santi. Opera divinamente chi si abbandona in Dio.
Quando vedi che le cose si complicano, dì con gli occhi dell'anima, chiusi: Gesù, pensaci tu! Fa così per tutte le tue necessità! Fate così tutti e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli! Ve lo giuro per il mio amore.

Don Dolindo Ruotolo,
terziario francescano

don Dolindo Ruotolo - il Web



SITO UFFICIALE

VI PRESENTO DON DOLINDO RUOTOLO ...
(clicca) - il sito di Maria Mastrini

WikipediA

Santi e Beati

don Dolindo Ruotolo - la Postulazione


Postulazione Generale
Francescani dell'Immacolata

Pio XII e la "Divino afflante Spiritu"

approfondimento
Contro l’esegesi storica si era compattato un movimento spiritualista che scongiurava il magistero di non cedere al metodo scientifico ed esaltava l’ermeneutica dei Padri della chiesa ... di questo movimento faceva parte don Dolindo Ruotolo. Proponiamo una ricostruzione storica di Marco Burini.

Pio XII Papa progressista 

Firmò una clamorosa enciclica 
per autorizzare la lettura scientifica e storica della Bibbia. 
Suo braccio destro Agostino Bea, 
che fu poi un pilastro del Vaticano II e della libertà religiosa.
La leggenda nera su Pio XII è un format di grande successo, dura da decenni e si nutre di rivelazioni e polemiche a getto continuo. L’ultima all’annuncio, qualche settimana fa, della firma di Benedetto XVI sul decreto che riconosce le virtù eroiche di Eugenio Pacelli, passo decisivo in vista della beatificazione. Un eroismo di cui settori importanti del mondo ebraico non trovano traccia nel suo atteggiamento di fronte alla shoah, caratterizzato da un silenzio – o meglio da accenni impliciti ma trepidanti – che tuttora fa discutere. Ebraismo a parte, Pio XII è considerato, specie dalla scuola storica progressista, e non da oggi, un Papa oscurantista. Eppure Pacelli non fu uomo timido né reticente. E all’accusa di oscurantismo si può replicare facilmente. Basta guardarlo nelle immagini d’archivio: ieratico e dotato di grande senso scenico, abile oratore prima alla radio e poi in Tv (fu protagonista pure di un documentario, “Pastor Angelicus”), voce accorata e ferma. La sue braccia spalancate al cielo, in mezzo alla folla del quartiere romano di San Lorenzo bombardato dagli Alleati, sono un fermo immagine del Novecento. Papa regnante per vent’anni nel mezzo del secolo (2 marzo 1939-9 ottobre 1958), ha parlato e scritto moltissimo: solo le encicliche (la forma più alta e impegnativa del magistero pontificio) sono quarantuno; decine le esortazioni apostoliche, i messaggi, le lettere; centinaia i discorsi, le omelie, le udienze. Costringere questa mole di parole e gesti in un cliché (Pio XII Papa antimoderno, e magari un po’ antisemita) è ridicolo.

“Io andrei molto piano a definirlo un papato reazionario, ebbe dei notevoli spunti di modernità che furono il terreno di coltura del Concilio Vaticano II”, ci dice Paolo Prodi, uno dei nostri storici più insigni, autore di opere fondamentali sul papato come istituzione originaria dell’occidente ...

CONTINUA

Antonianum - la Fraternità G. Allegra, 99 studenti frati on line

Attraverso questa pagine potete conoscere il nostro modo di vivere, chi siamo... è così che presenta il proprio "biglietto da visita" un piccolo sito degli studenti dell'Antonianum con cui condividiamo lo stesso tetto: "La fraternità Gabriele Allegra è il collegio Internazionale dei Frati Minori a Roma, che accoglie studenti di tutto il mondo che intendono fare loro specializzazioni nei diversi atenei della città".

QUI
per visitare il sito

Cenni Storici - L'attuale Fraternità mette le sue radici in una realtà che nasce nel secolo XIX, quando l'allora Ministro Generale il Servo di Dio Fr. Bernardino del Vago da Portogruaro ofm, dopo i tempi difficili delle soppressioni, nel 1887 porta a compimento l'iniziativa di rifondare a Roma uno 'Studio Generale' per tutto l'Ordine. Costruita la sede presso il Laterano, il 20 novembre 1890, con la benedizione di Sua Santità Leone XIII, ha avuto inizio la vita e l'attività accademica del Collegium S. Antonii Patavini in Urbe.

Questa realtà francescana ha fatto il suo cammino in continua evoluzione in sintonia con l'itinerario dell'Ordine e gli orientamenti della Chiesa, sia sotto l'aspetto accademico che fraterno.
Dal punto di vista accademico, date significative sono il 1933, quando Papa Pio XI dichiara l'Antonianum, 'Ateneo' e il 1938 quando lo stesso Papa conferisce all'allora 'Athenaeum Antoniaum de Urbe' il titolo di 'Pontificio'. Sarà Sua Santità Giovanni Paolo II, l'11 gennaio 2005 che concederà all'Antonianum, in merito alla tradizione di formazione dell'Ordine, il titolo di Università Pontificia.
Dal 1988, tenendo conto della specifica natura di questa Casa, la Fraternità del Collegio Internazionale Sant'Antonio è stata articolata in due unità, la prima, 'Casa Madre' per i frati chiamati dal Ministro Generale a servizio dell'allora Pontifico Ateneo Antonianum e delle altre attività stabilite dal Governo dell'Ordine, e l'altra, Fraternità del Collegio dei Frati Studenti, 'Casa Filiale' per i frati chiamati a studiare a Roma. Quest'ultima, dopo il Capitolo Generale OFM Assisi 2003, è stata eretta canonicamente come fraternità indipendente dal Ministro Generale OFM, Fr. José Rodríguez Carballo ofm, nel Congresso del Definitorio Generale del 16 luglio 2003, con il nome di Fraternità Francescana Internazionale 'Ven. Fra Gabriele Allegra OFM'.

 .

Aspettando maggio

Il mese di maggio con il fiorire della primavera
è dedicato mese dedicato a Maria.
E’ Maria dopo Cristo il fiore più bello del mondo,
giardino creato da Dio.



PAPAVERI

Occhi di fuoco
che vi erigete tremuli
dal verde prato ondeggiante,
siete il primo segno
dell'estate incipiente.

Ombrello vi fanno aurora
le fronde in fiore.
Le spighe di grano a voi
porgono omaggio,
nel mese più bello dell'anno,
il tiepido maggio

Le vermiglie corolle
si fletton sul fragile stelo
bacian l'esile filo d'erba
poi sorridono ebbre al sole
felici tra terra e cielo
che il vento le culla.

O fiori campestri
vivide gemme del prato,
voi donate armonia
naturale bellezza al creato
siete simbolo di primavera,
eterno ritorno alla vita.


poesia
di Rosita Taddeini


Rendiconto Cassa




Diverse persone sono preoccupate sull’impiego del denaro raccolto per la Fraternità.
Nel segno della “trasparenza”, tre anni fa, uno dei primi atti del Consiglio fu quello di rendere pubblicamente disponibile e affissa in fraternità la tabella di gestione entrate/uscite quadrimestrale. Può essere visionata nella bacheca sopra il telefono. 
Un altra scelta significativa è stata quella di scegliere come deposito per il piccolo conto-risparmio "Banca Etica".

Banca Popolare Etica

è stata scelta dal Consiglio
come deposito del piccolo conto della Fraternità.

La banca
con l’anima dentro


Ha da poco compiuto dieci anni l’esperienza di Banca Etica, un modello di istituto di credito che si pone a metà strada tra la carità e la semplice ricerca del profitto.
Nel pieno di una gravissima crisi economica la finanza responsabile festeggia il successo di un’utopia diventata realtà: una banca che sa coniugare trasparenza, efficienza, sicurezza, partecipazione e sostegno all’economia sociale.
Banca Etica ha festeggiato i suoi primi 10 anni di lavoro insieme ai 30.000 soci e ai tantissimi risparmiatori che la scelgono ogni giorno per aprire un conto corrente o fare un investimento che — grande o piccolo che sia — diventa volano di un’economia sociale e solidale. Questo compleanno è stata l’occasione per raccontare al mondo che la finanza è uno strumento che — se usato con onestà e trasparenza - può servire l’interesse più alto: quello di tutti.
Il momento storico di gravissima recessione in cui Banca Etica festeggia i suoi 10 anni impone di accelerare e rendere concrete le riflessioni sui modelli di sviluppo sostenibili: la crisi economica innescata dagli eccessi di una finanza distorta che ha per- seguito il profitto di pochissimi a danno di tutti gli altri e la sfida ambientale che sembra aver finalmente conquistato le luci della ribalta, chiedono un’accelerazione nella ricerca di nuove soluzioni. Soluzioni che non potranno venire solo dagli Stati ma che chiamano tutti — cittadini, aziende, istituti di credito — a partecipare. Dal 1999 Banca Etica finanzia chi vuole costruire un mondo migliore; investe sull’ambiente, il commercio equo e solidale, la legalità, la cooperazione sociale, la pace, la giustizia.
Nata come un’utopia, oggi è la Banca di tutti i cittadini responsabili: ha una raccolta di risparmio pari a 560 milioni di euro, cui si aggiungono gli oltre 230 milioni di euro di patrimonio affidato alla società di gestione del risparmio.

.

FVS intervista a Leonardo Becchetti


In occasione del decennale il mensile dell'Ofs d'Italia "Francesco Volto socolare" ha colloquiato del presente e del futuro di Banca Etica con Leonardo Becchetti, docente di economia politica alla Facoltà di economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e presidente del Comitato etico della Banca.

Cosa ha rappresentato l’ingresso di Banca Etica nel panorama finanziario italiano?
«Banca Etica ha reso possibile un terzo tipo di Banca: quello di una Banca sociale soggetta alla disciplina del mercato. Solitamente si divide il panorama bancario tra due modelli: le Banche pubbliche, con gravosi oneri per lo Stato, rischio di corruzione, pratiche clientelari ecc., e quelle private, che hanno come unico scopo la massimizzazione del profitto. Banca Etica, invece, si pone al servizio delle persone e il suo scopo è la creazione cli valore economico ma anche sociale e ambientale. Un modello, questo, che supera i difetti degli altri due: da una parte non è travolto da un’avidità che vede nella creazione di utile per gli azionisti l’unico valore, dall’altra è sottoposto disciplina di mercato, perciò non corre il rischio cli tutte quelle commistioni tra pubblico e privato, tra politica ed economia che spesso hanno portato a crisi del sistema bancario pubblico».

In un momento di crisi economica e finanziaria come quello che stiamo vivendo, qual è il messaggio che viene da Banca Etica?
«Se le Banche fossero state tutte così, sicuramente la crisi non ci sarebbe stata. Questo modello di Banca è quello uscito meglio dalla crisi, e proprio lo scorso 4 marzo dodici Banche etiche da diverse parti del mondo, con attività per 13 miliardi di euro, hanno date vita a un’alleanza globale con l’obiettivo di lavorare insieme per perseguire una sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo e combattere la crisi finanziaria».

Non è quindi un’esperienza solo italiana...
«Assolutamente no. Un epigono fondamentale è la Grameen Bank di Yunus, ma dietro ad essa — nota per il Nobel dato al suo fondatore — ve ne sono tante altre che si pongono i medesimi obiettivi, che non si sono lanciate in avventure speculative, che non hanno abbandonato il credito alla piccola e media impresa e l’attenzione ai clienti. Questa è la rete di un sistema bancario sano sul quale costruire l’economia del futuro. Si dice che queste siano «Banche alternative», ma in realtà ritengo che sia semplicemente il modo corretto di fare Banca. Semmai alternativi sono proprio quegli istituti di credito che si sono lanciati in attività puramente finanziarie, smarrendo la natura fondamentale della Banca».

Una caratteristica specifica di Banca Etica è quella di partire dal basso, dando un ruolo importante ai soci in tutte le fasi, dalla concessione dei prestiti alle decisioni strategiche.
«La vera ricchezza della Banca è la rete di relazioni che ha sul territorio. Essa è nata proprio da questa rete all’interno della società civile, che in Italia per fortuna è molto ricca e organizzata. Ci sono circa 30 mila soci individua]i, e se consideriamo anche i membri delle associazioni che ne fanno parte arriviamo a circa 3 milioni e mezzo di persone coinvolte. Il consenso sociale, dunque, è molto forte, come pure l’organizzazione «a rete» della Banca. Vi sono gruppi d’intervento territoriale in ogni provincia d’Italia, e questo permette anche di fare credito con più sicurezza.».

Dopo dieci anni, qual è oggi la realtà di Banca Etica?
«Ha avuto una crescita straordinaria, raggiungendo oggi una raccolta diretta e indiretta di quasi 800 milioni di euro. In più, direi che Banca Etica è un attore fondamentale della cultura economica di oggi, connotata da un riduzionismo che vede con sospetto tutto ciò che sta fra l’impresa che massimizza gli utili e la carità. In realtà oggi questo sistema dicotomico è assolutamente fallito, non può funzionare perché distrugge valori, fiducia, responsabilità. Banca Etica e tutte le imprese sociali di mercato, invece, producono ricchezza, valore economico, ma creano anche valori, quei valori cli cui la stessa economia ha bisogno per poter sopravvivere».
Giorgio Verga, Ofs
da “Francesco Volto Secolare”
Mensile dell’OFS
.

Il sogno di Banca Etica







Intervista a Fabio Salviato, 51 anni, presi­dente di Banca Etica – l’istitu­to di credito popolare nato dieci anni fa sulla spinta di alcune tra le anime più rappre­sentative del non profit italiano in occasione della presentazione del suo libro "Ho sognato una Banca", editore Feltrinelli. 




.

info:
clicca


Ce.Mi.Ofs Informa - n. 3




clicca

Il numero di aprile di Squilla Francescana (nelle sue ultime quattro pagine) ha proposto alla lettuta dei fratelli e consorelle dell'Ordine il numero 3 del bollettino CE.MI.OFS INFORMA. Questo numero è dedicato in special modo alla "missionarietà" e i suoi testi sono tutti presenti nel blog (collegamento) del Centro Missionario.

Ven. Gabriele Allegra, ofm


Un breve ricordo del Venerabile P. Gabriele Allegra, il frate minore che fu l'artefice dell'edizione in lingua cinese della Bibbia e studiò all’Antonianum non poteva mancare in quest'ultimo numero di "Squilla Francescana" di Aprile che ha dedicato molte pagine alle Missioni. 
In questo numero si è pubblicato per intero il terzo numero di "Ce.Mi.Ofs Informa", notiziario del Centro Missionario Ofs del Lazio. 
Ha ospitato, inoltre, un articolo sul Beato Giovanni da Montecorvino, il primo vescovo per la Cina,  a firma di Cesare Catarinozzi (vedi Post seguente), in occasione dell'VIII Centenario della sua ordinazione episcopale, di cui si è celebrata in questo autunno, alla Pontificia Università Antonianum, la ricorrenza.
 







In Basilica un quadro ricorda il Ven. Fra Gabriele Allegra
alla venerazione e al ricordo dei fedeli


 Un Apostolo per l'Oriente

 Fra Gabriele Maria Allegra (San Giovanni la Punta, 16 dicembre 1907 – Hong Kong, 16 gennaio 1976) è stato un biblista di grande risonanza. A 11 anni entra tra i frati minori. Completati gli studi, si reca a Roma per prepararsi alla vita missionaria in Cina. Qui traduce in cinese la Bibbia. Dedicò gran parte della sua esistenza all'attività di diffusore dei principi cristiani nell'Estremo oriente. Fondò a Pechino nel 1945 uno studio biblico annesso alla locale Università cattolica che poi fu costretto a chiudere nel 1948 con l'avanzata dell'esercito di Mao.Si trasferì allora definitivamente ad Hong Kong nel 1950.Qui continuò la traduzione delle parti restanti della Bibbia. Tradusse anche i documenti pontifici di Leone XIII e Paolo VI. Si spense ad Hong Kong il 26 gennaio 1976. E’ in corso la causa di beatificazione.

Billiografia web

 Frati Minori di Sicilia  clicca
 
(clicca)


UFFICIO DELLA CURIA GENERALE OFM (clicca)

 Nel ricordo dei suoi concittadini
COMUNE DI SAN GIOVANNI LA PUNTA (CT)
(clicca)
 
WikipediA   clicca

Beato GIOVANNI DA MONTECORVINO



UN FRANCESCANO ALLA CORTE DEL GRAN KHAN
di Cesare Catarinozzi




Giovanni da Montecorvino (Montecorvino Rovella, 1246 – Pechino, 1328) è stato un missionario e arcivescovo cattolico italiano, frate minore francescano e fondatore della missione cattolica in Cina. È venerato come beato, ma è acclamato come santo dai cattolici della Cina, nonostante il suo processo di canonizzazione non sia stato ancora concluso. Cesare Catarinozzi ne ha scritto un breve ritratto per Squilla Francescana e per il blog Ce.Mi.Ofs Informa. 


 In occasione dell’annuale festa della Pontificia Università “Antonianum” e del Gran Cancelliere, si è tenuta la giornata di studio sul fondatore della missione cattolica in Cina. La figura di fra Giovanni da Montecorvino e una panoramica delle missioni in Cina è stata tracciata dal Ministro generale OFM José Carballo. L'intervento è stato ripreso dal Blog del Ce.Mi.OFS Lazio.

Ce.Mi.Ofs Informa 




Una riflessione sul profondo significato del perdono

di Roger Etchegaray

Il bacio della misericordia
alla giustizia 

Un bacio della misericordia alla giustizia. È quello che ha dato Giovanni Paolo II incontrando in carcere il suo aggressore, il 27 dicembre 1983. Il bacio del perdono nella stanza di una prigione. Nella prefazione al libro di Pierre Descouvemont, Dieu de justice ou de miséricorde? (Paris, Éditions de l'Emmanuel, 2009, pagine 217, euro 16), uscito in questi giorni, il vice decano del Collegio cardinalizio invita il lettore a una meditazione sul perdono mostrando come giustizia e misericordia non siano in contrapposizione e come esse, anzi, in Dio si concilino. 

Traduzione della prefazione scritta dal porporato.

Ogni prefazione stabilisce o sottolinea un legame con l'autore dell'opera e con il suo pensiero. Ho scritto decine di prefazioni sempre "su ordinazione", raramente spinto da un amico, ancor meno da un condiscepolo, ormai raro al tramonto della mia vita. Pierre Descouvemont, sacerdote della diocesi di Cambrai, è uno di questi. Nel seminario francese di Roma, dove lo conobbi sessant'anni fa, respirava la gioia semplice dei figli di Dio e divenne un fine conoscitore dell'animo della piccola Teresa di Lisieux.
Questo libro sulla giustizia e sulla misericordia di Dio affronta i due aspetti che meglio definiscono Dio nella sua tenzone con l'uomo. Nulla di più serio. Nulla di più rassicurante. Nulla di più quotidiano. Biblisti, teologi, tutti i peccatori ne sono i testimoni attoniti.
"Giustizia e misericordia si baceranno" (cfr. Salmi, 85, 11). Giovanni Paolo II non si è accontentato, sulla scia del salmista, di cantarlo nella sua enciclica di fresca bellezza (Dives in misericordia, 30 novembre 1980). Il 27 dicembre 1983 lo ha vissuto attraverso il bacio del perdono dato al suo aggressore nel profondo di una prigione. Una sola immagine della televisione, muta, fugace e sfocata, è bastata a scuotere milioni di coscienze in tutto il mondo. Molto più di quanto potrebbe fare l'ammirevole quadro di Rembrandt, che rappresenta il figliol prodigo ai piedi dell'anziano padre, che padre Gourgues, domenicano, ha osato chiamare "Padre prodigo" ... di misericordia.
Come può l'uomo moderno, tanto desideroso di giustizia, sopportare il bruciore di un bacio dato dalla misericordia? Lungi dall'opporsi alla giustizia, la misericordia la postula e la esige. Ma va oltre. La misericordia di Dio discende più in basso della miseria dell'uomo. L'uomo rivendica e rifiuta nello stesso tempo di essere giudicato. La nostra coscienza esige un giudizio che ricompensi il bene e punisca il male. Un giudizio che del resto avrà luogo al momento della nostra morte e al quale il Signore ci chiede con insistenza di prepararci.
Ma, allo stesso tempo, noi rifiutiamo di lasciarci pesare anche sulle bilance più giuste, poiché siamo convinti che la nostra verità sia interiore e possa essere afferrata solo dagli occhi dell'amore. Giovanni Paolo II arriva a dire che l'amore provoca una "rifusione" della giustizia. Un mondo da cui si eliminasse il perdono potrebbe forse essere giusto, ma di una giustizia fredda, in nome della quale ognuno rivendicherebbe i propri diritti, portando all'oppressione dei più deboli da parte dei più forti. Dal peccato dell'uomo, l'amore di Dio si è rivestito dell'abito della misericordia. Nulla a che vedere con la pietà condiscendente, né con la debolezza complice, né con il calcolo interessato. Come quest'opera mostra bene.
E la misericordia produce il suo frutto quando l'uomo, amato fino al perdono, diviene a sua volta misericordioso. Solo allora la terra diventa respirabile, abitabile... Persino in una prigione.

(©L'Osservatore Romano - 2 ottobre 2009)

indice

servi di Dio

Giuseppina Berettoni -fraternità S. Antonio - Roma

Arnaldo Canepa - fraternità dell'Immacolata - Roma


beati

Beata Angela da Foligno

Beato Giovanni XXIII  - Roncalli

Beata Ludovica Albertoni - protetrice dell'Ofs di Roma

Beato Raimondo Lullo -


santi

Santa Elisabetta d'Ungheria - protettrice dell'Ofs

San Luigi IX - protettore dell'Ofs

San Giovanni M. Vianney - il curato d'Ars




Fondatori di famiglie religiose del Terz'Ordine francescano

B. Pietro Bonilli -

San Sigismondo Felice Felinski -





Avviso


Attenzione! L'incontro mensile con P. Antonio Baù di catechesi con l'arte
è stato rinviato a venerdì 14 maggio

Via Crucis in chiostro con la b. Camilla Battista da Varano


Tempo di grazia per l’Ordine serafico, una sua figlia Camilla Battista è posta sotto il riflettore della Chiesa come santa, ad illuminare i nostri passi di santificazione.

Figlia di Giulio Cesare Varano, signore di Camerino, fin da piccola fece foto di meditare la Passione di Cristo, e visse da adolescente la vita mondana di corte, infine, si risolse per la vita religiosa diventando clarissa. Il dolore bussò nella sua vita quando la sua famiglia fu trucidata da Cesare Borgia interessato ai territori del padre. Fu esule che faticosamente trovò rifugio. Infine, cambiate le condizioni politiche, tornò nella sua Camerino.
La sua travagliata vicenda fu sostenuta però dalla contemplazione assidua della passione di Cristo cui si applicò fin dalla fanciullezza e che, nel momento della prova, divenne via per l’azione della Grazia e rielaborazione del sordo dolore subito e tramite di riscatto dell’anima sua: «Mi hai risuscitata in Te, vera vita che dai la vita a ogni vivente».
Di questo incontro mistico con nostro Signore sono giunti diversi scritti da cui è stata tratto  dalle Clarisse di Camerino il testo di una Via Crucis che è stata proposta per la Giornata di preparazione alla Pasqua e ritiro di Zona dell'Ofs alle 3 del pomeriggio della Domenica delle Palme e della Passione del Signore.
Il libretto preparato da Marco V. Stocchi per l'occasione era illustrato dalle immagini realizzate da un nostro illustre terziario, il pittore Mario Barberis.

per Camilla Battista Varano


Un giorno, appena mi ero posta in orazione, subito mi fu detto:Va’ e scrivi quei dolori mentali della Passione che sai … emana il balsamo dei miei dolori mentali ed effondilo in altri”. Io mi scusai e dissi “Signore mio, non so neppure come cominciare, perché non voglio dire in nessun modo che queste cose sono mie”. Mi fu detto: “Comincia così: Vi fu un anima molto desiderosa di pascersi, ecc”. E mi furono dettate due pagine. io subito mi levai e obbedii a tale comando. Tanto mi abbondavano le parole, 
che mai mi dovetti pensare quello che volevo dire”.


Così Camilla Battista, nel pieno dei suoi 31 anni, scrive a fra Domenico da Leonessa, 
suo confessore che l’aveva invitata a scrivere la storia della sua Vita spirituale che fu iniziata – ma il frate ancora non lo sapeva! – quando aveva Camilla 8-10 anni nell’ascoltar proprio una sua predica del Venerdì Santo  … “alla fine della vostra santa predicazione feste una cordiale esortazione al populo per inducere le anime loro al pianto e alla memoria della Passione de Cristo, pregando ognuno che almeno el venardì se recordasse de questa Passione e buttare una lacrimuccia sola … la quale santa parola cuì efficacemente nel mio tenero e puerile core, fo impressa in tale e siffatta forma che mai ne uscì dal core e dalla memoria. Si che, essedo fatta un poco più grandetta,, recordandome de questa santa parola, feci voto a Dio ogni venerdì volere buttare almeno una lacrema per amore della Passione di Cristo”.

segnalazione bibliografica


 Beata Camilla Battista da Varano
Scritti sulla passione del Signore

ediz. in ital. corrente
a cura di P. Trovato,
San Paolo, Milano 2003
120 pagine - euro 7,00

Frutti di rivelazioni dirette del Signore o dell'azione illuminante della grazia concessa nella preghiera, i tre scritti tracciano il cammino di perfezione di un'anima che si apre alla rivelazione mistica con la continua e quotidiana ricerca di Dio.
Partendo dalla meditazione dei dolori fisici di Cristo, rievocati attraverso la lettura della tradizionale Via crucis, la Beata matura un approfondimento sempre più intimo della passione che la conduce all'immersione piena e totale nel cuore sofferente di Gesù, portandola a rivivere le pene dei suoi dolori morali.
Rileggere queste opere significa riscoprire la ricchezza e la profondità di un percorso spirituale unico, ma anche nutrirsi di quei semplici ed essenziali insegnamenti che aiutano il fedele a trovare una via personale e autentica del dialogo con Dio.

dal sito Teologia Spirituale
CLICCA evai



Ostensione 2010




LA SACRA SINDONE
composta da Rosita Taddeini


Perché cercate?
Perché chiedete?
Perché indagate?
Che cosa temete?

Non è un inganno,
né artefatto:
Ormai tutti sanno,
che è un sacrosanto fatto.
I secoli, il tempo
non distruggono l'Eternità.
Io sono e sarò sempre
perché Io sono la Verità.

E' mio il sangue sulla tela,
ho firmato con la Mia Carne
l'orrore, che il cuore gela
di quella tragedia pia.

Troppi sono i segni del dolore?
Un uomo non può essere così flagellato?
Sì che la Sua effige ancor oggi fa terrore
ed il dubbio ogni dì sollevato?

Esaminate gocce di sangue,
volevate trovare forse fresche lacrime
che bagnino ancora le vostre mani?

Per riparare il crimine
sempre vivo dell'umanità
Io ho sofferto tutto questo male
per Voi, di mia piena volontà.

I miei occhi sono solcati
le mie membra scavate
ma Io vi ho salvati
perché le mie mani furono inchiodate.
Sangue ed acqua uscì dal mio Cuore,
con il mio grido di morte
la terra fu squarciata:
così da Dio a voi, scorse il fiume d'Amore
e l'offesa fu lavata e purificata.

Questo velo più non toccate!
Credete nella Carità Infinita,
piangete e tanto amate
Dio per Me, vi ha donato la vita.

Non pensate al tempo, alla sede
Io venni, vissi, morii e son risorto
Siate uomini di vera Fede
se pur lasciai l'impronta
del mio corpo Morto.

Mio è il Volto
il mistero è risolto
Io sono il Signore,
l’agnello di Dio
Io sono l’Amore
Io sono il Figlio di Dio”.